Vaso di Pandora

Della storia del tonno che finì nel presepe

In uno scritto si racconta che tanto tempo fa due uomini su una barca in mezzo al mare calmo, aspettavano l’arrivo del tonno, regnava il silenzio.

Caldo, molto caldo, leggera foschia all’orizzonte tutto sembrava immobile. Lunga l’attesa, ma, finalmente un urlo liberatorio: “Il tonno!!! Prendi il raffio!!!” esclamò uno.

“Cos’è  il raffio?” rispose in modo sommesso l’altro, ma il tonno  spaventato dalle voci concitate e dalla sorte che gli  sarebbe dovuta accadere scappò. Non se ne seppe più nulla di quel tonno.

Si attendeva il suo ritorno insperato. L’attesa fu lunga, ma si racconta che una notte alcuni pastori lo videro aggirarsi per un presepe. “E’ vero!” dissero alcuni. “È proprio un tonno!” dissero altri, pronti per cucinarlo. “Ma cosa ci fa un tonno in un presepe?” dissero altri ancora.  

Anche questa volta, però, il tonno che aveva capito la triste sorte che si stava per avvicinare, sparì improvvisamente. Del tonno non se ne seppe più nulla. Anche i pastori poco dopo lasciarono il presepe, che andò in fumo al posto del tonno.

Insomma si chiederanno i lettori, ma chi ha scritto questo curioso racconto? Beh non si sa, si racconta solo di una storia raccontata da un telefono con numero sconosciuto, che ora però non risponde,  ma si dice che uno dei due uomini della barca sia tornato in mezzo al mare a cercare il tonno.

Post fazione semiseria alla storia del tonno nel presepe di Monica Carnovale

Tutto iniziò in un piccolo paese, dove un gruppo di arditi aveva deciso di seguire un visionario alla ricerca del tonno gigante. L’impresa era oltremodo difficile e pochi fino ad allora l’avevano tentata con risultati assai scarsi. Qualche bonitto, ma poca roba rimaneva all’amo.

Il visionario era molto convincente e coinvolse il gruppo di scalcinati insegnando loro l’arte del vedere oltre l’orizzonte, là dove il confine tra il mare ed il cielo si perde.

Alcuni erano bravi ed impararono presto, altri sono ancora lì che cercano quella linea che oramai non troveranno più.

Le battute di pesca erano momenti strani Momenti di unione ed euforia, Momenti di terrore se si intravvedeva qualcosa sotto la barca ma non si era pronti con la canna.

Il tonno gigante era più furbo della truppa. Il visionario aveva una truppa ubbidiente ma ancora poco esperta. Si lasciava spesso sfuggire quel ribollire improvviso del mare che trasforma la calma in vita. Di fatto la truppa era specializzata in costruzione di presepi, perché i più erano pastori. Non erano pescatori e sulla terraferma erano assai più svegli. Tanto fecero però che con la loro caparbietà riuscirono a condurre il mitico tonno gigante dentro quel presepe. Non per cucinarlo, ma per nasconderlo. Purtroppo non erano affatto bravi a nascondere e fecero un tale pasticcio che la paglia delle capanne andò in fumo.

Io però so che il tonno è ritornato in mare. Di fatto il piccolo paese era vicino alla costa e impiegò poco tempo a riguadagnarsi l’acqua. Attraversò un fiume con un po’ di fatica perché gli sembrava un ambiente triste e stretto, sapendo però che lo avrebbe riportato a casa.

Qualcuno lo ha visto, qualcuno che sa leggere il libro della natura lo incontra spesso. Quel gruppo di scalcinati ancora si incontra. Non si esclude che abbiano fatto un patto con il tonno. L’età mitiga la caccia, Giovanni però dice che la barca è tornata in mare con la canna. Io credo abbia ragione. Il visionario è sempre stato imprevedibile.

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Commenti su "Della storia del tonno che finì nel presepe"

  1. Eccola la scintilla di infinita dolcezza che riconosco sempre nel furore di Giovanni e quel filo esistenziale che ha legato il lavoro alla vita. Non potevano esserci parole più commoventi e lievi, come una malinconia di cristallo e un sorriso contagioso di ostinata allegria.
    Grazie Monica, grazie Gio. Mi avete fatto commuovere

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  2. Penso che seguirò quell’uomo che è tornato in mare e lo aiuterò a ritrovare il tonno. Mi hanno detto che non bisogna avere paura dei visionari che ribollono come il mare in tempesta. Insomma… io un po’ di paura la avevo, anzi tanta paura. Credo che fosse così perché ero piccola. Ora però sono cresciuta e mi sento un po’ più forte. Giusto un po’. Il problema è cosa faremo quando troveremo il tonno. Io non lo voglio cucinare e il presepe è andato in fumo per cui non abbiamo neanche più un posto per nasconderlo. Forse la cosa migliore sarà tenergli un po’ di compagnia e poi lasciarlo lì, nella sua casa. Potremmo raccontargli un po’ di vicende, dal fumo del presepe in poi e sai quante ce ne sono da raccontare!!! Sará importante fargli sapere che siamo ancora qui, gli arditi e qualche altro che si è aggiunto strada facendo. Che nel frattempo siamo diventati madri e padri, mogli e mariti, donne e uomini adulti. Amici tra di loro, alcuni, amici di quelli veri. E poi torneremo a dirgli che quel numero sconosciuto ora risponde. Io lo so. Me lo ha detto un giorno un imprevedibile visionario.

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  3. Anche io mi sono commosso. Avere per amico un visionario è una grande fortuna: c’è sempre da imparare.
    La sua momentanea assenza ha fatto capire a tutti di che razza di presenza si trattasse. Mica facile, impegnativa, ma anche ricca di vita, di entusiasmo, in un mondo altrimenti grigio, incombente….

    Rispondi
  4. Grazie Giovanni, per la tua autencita’ emotiva che si unisce al coraggioso sperare e credere nella forza dei legami . Sei sempre di grande sprono per tutti noi su tanti fronti e da molte prospettive e per aiutarci a per pensare ” tra gioco e realta’” .

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  5. Si racconta anche la storia di una friulana, di mezza collina, che il mare fino a quel momento l’aveva vissuto poco. Men che mai aveva sentito di festeggiamenti per il Tonno. Eppure approdando in terra ligure un uomo un po’ burbero con grandi mani iniziò a erudire la sprovveduta, bastava una pacca sulla spalla come incoraggiamento, bastava un “guarda dritto davanti a te” per togliere la paura di oltrepassare la passerella della barca, bastava un “è successo anche a me” per mantenere la barra dritta. Poco alla volta anche lei diventò pescatrice. Ma il pescato doveva avere il suo giusto tributo, così una pescatrice più avezza decise di insegnare l’arte antica. Con cura e sapienza si lavorava alacremente insieme a tanti compagni di avventure, si creavano barattoli da offrire alle famiglie e agli amici. Il dono era il culmine della festa, il Tonno era contento perché nulla andava perso.
    Poi arrivò la tempesta, una tempesta mai vista prima, giusto il tempo di ritirarsi sotto coperta, non ci fu neanche il tempo di ritirare la rete, ma questa non si ruppe, anzi, con gran sorpresa tra le maglie si potevano scorgere tanti piccoli tesori: amore, conforto, fratellanza, dedizione, amicizie, protezione.
    Tornò la bonaccia, bisognava riparare la barca, non senza fatica ma con nuova saggezza… i pescatori ricominciarono a uscire per mare.

    Madonnina del mare,
    non ti devi scordare di me,
    vado lontano a vogare,
    ma il mio dolce pensiero è per te”
    Canta, il pescatore che va,
    “Madonnina del mare
    con te questo cuore sicuro sarà
    sicuro sarà!”
    Antico Canto Mariano dell’isola di Barbana, Grado

    Rispondi
  6. Meravigliosa esperienza!
    storia di amicizia e professionalità incredibili di due grandi persone.
    Storie del genere vanno trasmesse.
    Sempre grande Giovanni!

    Rispondi
  7. Ogni giorno da quel giorno salgo in barca con il nostro “leone pescatore”. Gli parlo e lo ascolto mentre mi regala una visione del mondo sempre diversa, mai banale. Ma soprattutto lo guardo ammirato pescare nel mare dell’umanità. Tirare su uomini-pesce di ogni tipo e far crescere le qualità di ognuno. Con un morso seguito da un sorriso. Lui mi guarda, mi ascolta, mi spiega e non mi fa sentire un’idiota. Solo e sempre un “vergine ascendente vergine” con qualche qualità che lui solo ha capito da far crescere. Ogni giorno da quel giorno aspetto i suoi morsi e i suoi sorrisi.

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