Deficit dell’attenzione e dell’iperattività, comunemente conosciute come ADHD: la diagnosi è possibile anche in età adulta? È la domanda che si pongono moltissime persone, soprattutto chi ne ha i sintomi pur senza aver ricevuto una diagnosi dettagliata che solitamente viene eseguita intorno ai 6-10 anni per essere presa in carico tempestivamente andando a intervenire sui comportamenti e permettendo così un “vivere sereno”.
Il comportamento per chi soffre di ADHD è spesso contraddistinto da atteggiamenti spesso incompresi e giudicati fuori luogo. Spicca, nello specifico, l’impulsività difficile da gestire, ma anche una carenza di attenzione che non permette di fare proprie le informazioni contribuendo a rendere ulteriormente difficile la fase di organizzazione e di gestione delle stesse. Fattori che, molto spesso, non aiutano i bimbi a scuola, ma neanche gli adulti alle prese con il lavoro.
Chi soffre di ADHD, spesso e volentieri, ha pensieri confusi ed è frettoloso nel gestire e nel fare le cose, compresa l’esposizione che molte volte risulta veloce, sfuggevole e poco chiara. Riconoscere i sintomi nell’età infantile permette di potersene fare carico, riducendo i sintomi e contribuendo a vivere meglio la propria vita, socialità compresa. Molti adulti che ne soffrono, a cui non è stata mai diagnosticata, vengono invece etichettati come disorganizzati o poco attenti, quando invece, inconsapevolmente, soffrono di un disturbo che, proprio per via del modo in cui vengono etichettati, non permette di vivere serenamente.
La diagnosi però è possibile a qualsiasi età, qualora si pensasse di soffrire di questo disturbo il consiglio è infatti quello di rivolgersi ai professionisti che si occuperanno di effettuare le corrette valutazioni per poter comprendere se si soffre o meno del disturbo. In questo modo sarà possibile intervenire andando a limare o a modificare alcuni atteggiamenti tramite l’ausilio di esercizi specifici, ma anche medicinali che permetteranno di ritrovare l’equilibrio perduto.