Commento alla notizia (ANSA) di Pasquale Pisseri
Lascia davvero perplessi l’intervento di Francesco Rizzardi, che fra l’altro farebbe rivoltare nella tomba Lacan: cosa hanno mai a che fare con l’onnipotenza folle il desiderio di esser genitori o il diritto del bambino di avere chi gli voglia bene, superando ostacoli che apparissero ragionevolmente ingiustificati?
Perciò è importante che questo tema sia trattato senza posizioni di principio ideologiche: quella che stigmatizza l’omosessualità, ma anche quella che reclama il diritto di ognuno alla genitorialità: infatti l’interesse del bambino è per definizione prevalente. L’approccio dovrebbe essere scientifico senza preclusioni.
Ora, da un sommario esame della letteratura quale risulta anche da alcune revisioni, non sembra emergano differenze nello sviluppo psicologico di bambini allevati da coppie omosessuali.
Il rapporto affettivo madre – figlio e lo sviluppo in questi dell’orientamento sessuale, di una identità di genere e dei ruoli connessi, quello emotivo- relazionale, quello dell’inserimento sociale non sembrano influenzati , a quanto risulta nella gran maggioranza degli studi, dall’orientamento sessuale dei genitori e dalla monosessualità della coppia.
Particolare peso ha il contributo di Rosenfeld (Non traditional families and childhood progress through school ) che dopo una estesa e approfondita discussione dei dati bibliografici espone i risultati di uno studio tratto da un censimento statunitense del 2000 e raffrontante i dati di oltre 600.000 famiglie eterosessuali con quelli di circa 2000 famiglie omosessuali femminili e 1500 omosessuali maschili: i bambini comunque allevati da una coppia omosessuale non mostrano significativi svantaggi scolastici. Evidenti invece gli svantaggi dei bambini che crescono in orfanotrofio. L’unico limite dello studio pare il riferimento esclusivo al parametro scolastico, di facile rilevamento ma certo non il solo possibile.
Peraltro, questi dati hanno ancor maggior valore perchè estratti da un contesto sociale ancora alquanto stigmatizzante e inducente quella che vien definita “omofobia internalizzata”.
Pur con tutte le cautele dovute al delicatissimo tema, i dati finora disponibili non paiono dunque fornire una base scientifica per la vigente discriminazione. Se questa, in linea di principio, verrà a cessare, sarà comunque importante che, negli accurati accertamenti già in uso in tutte le richieste di adozione, anche l’eventuale omosessualità della coppia sia considerato aspetto da valutare nei suoi riflessi psicologici.
ma guarda lo leggo ora questa riflessione che non posso non condividere. Certo sottolineo che la possibilità di avere dei problemi coi figli riguarda le coppie in genere.. e non il genere l’identità dei genitori. E tante variabili che non possono essere individuate così, così facilmente, così semplicemente, così riduttive.
Comunque fare i genitori non è facile. Ma nemmeno essere figli. Eppure andiamo avanti. Quindi rispetto ed attenzione non giudizi sentenze e pregiudizi. Sull’omosessualità il pregiudizio è grandissimo, ricordo una semplice ricerca fatta nei servizi di salute mentale nel 90 , tutti senza pregiudizi sull’essere omosessuali ma guai a pensare ad un’adozione.
Ero stupita. Ora altrettanto.