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Crisi isteriche dei bambini: I terribili due anni

  • Marco, 2 anni, è a tavola e vuole mangiare la pasta da solo ma continua a farla cadere. Frustrato, inizia a urlare e lancia il piatto sul pavimento. Una delle classiche crisi isteriche dei bambini
  • Giulia 2 anni è arrabbiata perché suo fratello non le permette di giocare con il suo gioco preferito. Inizia a piangere e a lanciare altri giocattoli per terra.
  • Francesco 3 anni vuole che la mamma gli compri il gioco che ha proprio di fronte a lui nella corsia del supermercato. Al no della mamma, Francesco urla e si sdraia sul pavimento in lacrime.

Questi sono solo alcuni degli esempi di situazioni comuni nelle quali si manifestano crisi isteriche dei bambini. Possono avvenire ovunque: a casa, in ambienti aperti, chiusi, isolati o affollati. Talvolta sembrano essere quasi imprevedibili, come fulmini a ciel sereno, mentre altre volte l’innesco è facilmente identificabile. Quel che è certo è che possono essere fonte di stress, fatica e potenziale conflittualità.

Le difficoltà di gestione della rabbia

La rabbia infatti, sia la nostra sia quella degli altri, è una delle emozioni più difficili da gestire e può farci trovare del tutto impreparati. Se si tratta poi di rabbia tipica dei bambini di in età prescolare la faccenda si complica ulteriormente perché, non solo è possibile che colga noi adulti impreparati, ma quel che è certo è il fatto che il nostro interlocutore lo sarà più di noi.

Già, perché la rabbia nei bambini di 3 anni è una parte naturale del loro sviluppo emotivo. A questa età, i bambini stanno imparando ad affrontare le sfide del mondo talvolta apparentemente banali ma sicuramente nuove e totalizzanti, ad affermare la loro indipendenza e quindi a sperimentare sentimenti intensi e a volte travolgenti.

Sebbene spesso venga connotata negativamente, la rabbia svolge un ruolo cruciale per la vita di ogni persona e rappresenta un’emozione fondamentale. È un “campanello di allarme” che segnala la possibile presenza di un pericolo o di un ostacolo che si interpone al raggiungimento di determinati obiettivi. La letteratura di riferimento la definisce “filogeneticamente determinata”, ossia un’emozione con base innata che permette alla persona di adattarsi e di sopravvivere all’ambiente; Donald Winnicott afferma che la crescita è di per sé un atto aggressivo. 

Cosa succede durante le crisi isteriche dei bambini?

Non essendo i bambini ancora in grado di autoregolare completamente le proprie emozioni (self-regulation), questo li porta ad avere delle vere e proprie crisi di rabbia, spesso erroneamente definite come “capricci”. Definirli tali è non solo riduttivo ma improprio perché connota negativamente un comportamento che in realtà è fisiologico e che rappresenta la manifestazione comportamentale del tentativo di autoregolazione.

Generalmente l’emozione principale che porta il bambino a comportarsi così è la frustrazione che può scaturire da innumerevoli situazione quotidiane. In queste situazioni il bambino è governato da ciò che sente ed essendo emotivamente immaturo, non è in grado di verbalizzarle così le esprime attraverso comportamenti o azioni. Ecco perché la fascia di età tra i 2 e 4 anni viene comunemente definita “terrible two”, ossia un’età pericolosamente simile, in termini di ribellione, al periodo adolescenziale.

Queste crisi di rabbia sono quindi parte inevitabile dello sviluppo del bambino.

Il ruolo degli adulti durante le crisi isteriche dei bambini

Gli adulti di riferimento svolgono un ruolo fondamentale nell’aiutarli ad acquisire la capacità di autoregolazione emotiva: è attraverso di essi, infatti, che i bambini sperimentano le proprie emozioni (compresa la rabbia). È quindi evidente come la possibilità di acquisire competenze in campo emotivo nei bambini sia strettamente connessa alle emozioni che il genitore sperimenta proprio mentre affronta questi complessi momenti. Le emozioni di un adulto di fronte alla rabbia di un bambino possono essere varie e complesse: frustrazione, ansia, impazienza, senso di colpa, empatia, confusione, stanchezza, protezione, rabbia… Quello che è certo è che ciò che il genitore prova influenza il modo in cui risponde alla rabbia del bambino. La reazione dei genitori alla rabbia del bambino infatti, può influenzare significativamente come il bambino impara a gestire le proprie emozioni in futuro.

Comprenderne le cause, riconoscere le emozioni coinvolte e adottare strategie di gestione può aiutare sia i bambini che i genitori ad attraversare questa fase in modo maggiormente sereno.

La crescita e l’apprendimento

Questi momenti se affrontati in modo costruttivo possono essere vissuti come occasioni di crescita e apprendimento: possono, infatti, contribuire allo sviluppo emotivo, cognitivo e sociale,  offrire la possibilità di sperimentare e riconoscere emozioni intense, identificandole e nominandole, aiutare a sviluppare strategie di problem solving e permettere ai bambini di sperimentare le regole sociali e i limiti.

Credo che riuscire a vedere le opportunità che questi momenti offrono al bambino, all’adulto ma anche alla relazione stessa sia un punto di vista cruciale per poterle rendere occasione di crescita.

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