Da sempre l’uomo insegue l’idea – sogno, per molti idea – incubo, di ricreare una macchina a sua immagine e somiglianza. Negli ultimi anni abbiamo indubbiamente assistito ad un grande sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale, fino ad arrivare a sistemi ed algoritmi quasi del tutto identici all’uomo nel loro funzionamento (pensiamo alla chat GPT). Nonostante questo, la sensazione è sempre quella di essere QUASI arrivati a creare un sistema che eguagli completamente l’essere umano, ma cos’è che manca alla tecnologia per diventare umana? Probabilmente, la coscienza artificiale. La domanda sorge allora spontanea, sarà mai possibile avere una macchina dotata sia di intelligenza che di coscienza?
Cosa sono la coscienza e l’intelligenza
Prima di analizzare nello specifico il tema della coscienza e dell’intelligenza artificiale come strettamente dipendenti e porsi delle domande sul loro rapporto, occorre definire il concetto di coscienza e di intelligenza.
Per coscienza comunemente si intende la capacità dell’uomo di sentire e valutare le proprie azioni e ciò che gli sta intorno, che vive, in un senso etico ed assolutamente soggettivo. Spesso viene accomunata anche alla capacità di giudizio di tipo morale. Di recente, inoltre, si sono sviluppate diverse teorie nelle neuroscienze secondo le quali la coscienza sarebbe il frutto di un processo fisico, cerebrale.
Per intelligenza, invece, si intende, generalmente, la capacità di apprendimento dell’uomo da un punto di vista quasi meccanico, legato all’esperienza e all’insegnamento. Dal vocabolario Treccani: “Complesso di facoltà psichiche e mentali che consentono all’uomo di pensare, comprendere o spiegare i fatti o le azioni, elaborare modelli astratti della realtà, intendere e farsi intendere dagli altri, giudicare, e lo rendono insieme capace di adattarsi a situazioni nuove e di modificare la situazione stessa quando questa presenta ostacoli all’adattamento; propria dell’uomo, in cui si sviluppa gradualmente a partire dall’infanzia e in cui è accompagnata dalla consapevolezza e dall’autoconsapevolezza, è riconosciuta anche, entro certi limiti (memoria associativa, capacità di reagire a stimoli interni ed esterni, di comunicare in modo anche complesso, ecc.), agli animali, spec. mammiferi (per es., scimmie antropomorfe, cetacei, canidi)”.
Spiegati i concetti di intelligenza e coscienza nel senso umano del termine, appare lampante qual è il tratto significativamente diverso: La coscienza, infatti, è qualcosa di puramente soggettivo, che non può essere insegnato e non trova una spiegazione del tutto scientifica ancora ad oggi.
Molti studiosi, infatti, nel chiedersi se sarà mai possibile elaborare il concetto di coscienza artificiale, non rispondendo alla domanda, hanno semplicemente messo in evidenza come primariamente sarebbe necessario quantomeno comprendere appieno il concetto di coscienza umana, per poterlo applicare ad una macchina.
Cosa si intende per coscienza artificiale ed intelligenza artificiale
L’intelligenza artificiale (comunemente conosciuta come IA O AI) è ad oggi associata, oltre che al campo che studia la possibilità di sviluppare sistemi informatici del tutto simili all’uomo nelle loro capacità di apprendimento e comportamento, alla vera e propria intelligenza delle macchine.
Per fare un esempio pratico, cito l’ormai noto in tutto il mondo sistema di chat bot, chiamato chatGPT, sviluppato da OpenAI che rappresenta ad oggi uno dei più significativi risultati ottenuti dagli sviluppatori dell’intelligenza artificiale.
Questo è infatti un sistema che è stato addestrato a comprendere le richieste dell’utente da addestratori umani e probabilmente verrà utilizzato per addestrare a sua volta altri sistemi informatici e che sta dando dei risultati davvero promettenti. È possibile trovare online alcuni esempi di conversazioni sostenute con OpenAI, per comprendere meglio il livello di “umanizzazione” del sistema informatico.
Ma l’intelligenza artificiale sta trovando applicazione anche nel campo della psicologia, della medicina, della creazione di modelli grafici, delle automobili e chissà in quanti altri campi la sperimentazione è in atto.
Però, nonostante questo galoppante sviluppo, le macchine con questo tipo di intelligenza hanno capacità “QUASI” uguali alle capacità umane quando si parla di risultati, un quasi che trova la sua spiegazione in quella capacità umana che le macchine non sanno simulare e che non si può insegnare: La coscienza.
Test di Turing
Per comprendere appieno la difficoltà e il limite che si riscontra nella sola intelligenza artificiale, può essere utile ricordare il test elaborato dal matematico Alan Turing.
Il test, in maniera molto semplicistica, funziona in questo modo:
- Sono presenti due uomini ed un computer;
- Un uomo, isolato in una stanza, pone delle domande;
- L’altro uomo ed il computer rispondono alle domande telematicamente;
- A fine test l’interrogante deve capire quali sono le risposte umane e quali quelle del computer.
Ad oggi l’interrogante non ha mai avuto grosse difficoltà a distinguere le risposte dell’uomo da quelle del computer, proprio perché in quelle dell’essere umano è presente un quid in più unico.
Cosa ne pensano gli esperti
Sul tema è impossibile arrivare ad una conclusione certa che ci dia una risposta definitiva, le posizioni degli esperti possono, infatti, facilmente dividersi in tre macro posizioni:
- Gli ottimisti, che simpatizzano per l’IA e sono certi che con l’apprendimento e l’addestramento sarà possibile ricreare anche una coscienza di tipo artificiale;
- I pessimisti, che al contrario ritengono la coscienza del tutto estranea ad un processo fisico e come tale assolutamente inconciliabile con il concetto di “artificiale”;
- Gli astenuti, coloro che prima di poter parlare di coscienza artificiale, vorrebbero comprendere meglio il concetto di coscienza umana.
Un elemento comune e chiaro però in questo campo è ormai evidente, verso qualunque direzione si decida di andare, occorrerà andarci tenendo sempre e mente il concetto di etica e morale, perché come più volte è stato sottolineato stiamo osservando lo sviluppo di qualcosa di potenzialmente meraviglioso o potenzialmente distruttivo.