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Che differenza c’è tra autismo e spettro autistico?

Fino a pochi decenni fa, la diagnosi di autismo veniva accolta come una condanna non solo da parte dei genitori, ma dell’intera società. 

Col passare del tempo, la scienza, insieme alla psicologia e alla psichiatria ha fatto passi da giganti, l’autismo non è più un tabù e neppure una patologia, le sfumature di questa condizione sono molte ed è importante conoscerle, a partire dai vocaboli basilari, come ad esempio la differenza tra autismo e spettro autistico.

Autismo e spettro autistico sono sinonimi?

La parola autismo fece la sua comparsa per la prima volta nella storia della medicina, all’inizio del secolo scorso, fu Eugen Blueler ad utilizzarla per identificare alcuni sintomi che associò alla schizofrenia, ma pochi decenni dopo, lo psichiatra Leo Kanner dimostrò attraverso i suoi studi che si trattava di un disturbo sociale ed emotivo che nulla aveva a che vedere con la schizofrenia, ciò salvò molti bambini dalla reclusione forzata in istituti di cura e aprì la strada ad una ricerca oculata.

Nel corso degli anni, l’autismo è stato incluso in una serie disturbi pervasivi dello sviluppo, quali Sindrome di Asperger (Disturbo disintegrativo dell’infanzia o Disturbo pervasivo dello sviluppo non altrimenti specificato (PDD – NOS) che costituiscono lo spettro autistico o ASD, acronimo inglese di “Autism Spectrum Disorder”.

Autismo e spettro autistico perciò non sono sinonimi, ma sono tra loro interconnessi. 

L’autismo è un disturbo invalidante che compromette a vari livelli la capacità di interagire e comunicare di un individuo, mentre lo spettro autistico è l’insieme dei disturbi che include anche l’autismo.

Le persone autistiche fanno parte dello spettro autistico.

Leggi anche: AUT-look: uno sguardo sull’autismo

Autistici si nasce o si diventa?

I segnali di autismo si presentano sin dai primi mesi di vita e diventano più evidenti nell’età compresa tra i 2 e i 4 anni.

Quindi l’autismo o lo spettro autistico non sono disturbi causati da agenti esterni, ma condizioni che esistono sin dalla nascita.

Le persone autistiche non sono affette da autismo, non esiste una cura proprio perché non si tratta di una malattia.

Il Ministero della Salute ha stimato che In Italia, 1 bambino su 77, di età compresa tra i 7 e 9 anni presenta un disturbo dello spettro autistico, con una prevalenza maggiore nei maschi.

A oggi non è possibile asserire con certezza assoluta che ci sia una base genetica e quindi ereditaria all’origine dell’autismo, ma è stato dimostrato con inconfutabile evidenza scientifica che non vi è correlazione tra vaccini e autismo o condizioni riferibili allo spettro autistico.

Quali sono i sintomi dell’autismo?

I sintomi sono vari, come anche i segnali che possono destare l’attenzione di medici o genitori e spingerli a fare indagini più approfondite perché ci si trova di fronte ad un ritardo nelle aree dello sviluppo cognitivo che in molti casi sono evidenti.

In linea generale si possono indicare:

  • Difficoltà nel comunicare e nell’interagire con gli altri;
  • Difficoltà nel comprendere il pensiero altrui e ad esprimere il proprio;
  • Assenza di mimica facciale;
  • Ipersensibilizzazione ai rumori e ai suoni; 
  • Ipersensibilizzazione ad alcuni materiali o cibi;
  • Movimenti del corpo ripetitivi e stereotipati;
  • Resistenza al cambiamento delle abitudini acquisite nel tempo;
  • Risposte non pertinenti a domande o discorsi;
  • Attaccamento morboso soprattutto agli oggetti;
  • Rigidità muscolare;
  • Difficoltà nel mantenere l’equilibrio;
  • Interessi assorbenti;
  • Comportamenti aggressivi o pericolosi per sé stessi o per gli altri;
  • Iperattività o abulia.

Il “Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM)”, strumento fondamentale nella diagnosi e nella cura, indica con accuratezza quali sono i sintomi principali dello spettro autistico e quindi anche dell’autismo ed è in costante aggiornamento.

In molti casi, i primi a rendersi conto che qualcosa non va, sono proprio i genitori, che ad esempio notano nel bambino uno sguardo assente e una scarsa propensione al coinvolgimento nelle attività proposte o verso giochi che prevedono interazioni con altri bambini, ad esempio il campanello d’allarme scatta perché il bambino non risponde quando viene chiamato, ha difficoltà nel modulare il tono di voce, ripete alcune frasi in modo ossessivo, tende ad isolarsi.

L’autismo e lo spettro autistico coinvolgono tutti allo stesso modo?

Si tratta di disturbi dalle molte sfaccettature, alcune persone vivono in una condizione estremamente debilitante, altre invece conducono una vita soddisfacente, possono avere spiccate attitudini soprattutto a livello artistico, matematico o musicale e riescono ad superare i momenti di down con il supporto di specialisti, ma anche della famiglia e della società che è sempre più informata e pronta a non stigmatizzare, questo anche grazie ad una massiccia campagna di sensibilizzazione avviata nel corso degli anni, che ha portato alla nascita di siti specifici, manifestazioni e all’istituzione della “Giornata Mondiale della Consapevolezza sull’Autismo” che si celebra ogni anno il 2 aprile e promuove la ricerca e la diagnosi contrastando la discriminazione e l’isolamento.

Anche i social media svolgono una funzione divulgativa, molti ragazzi e genitori di ragazzi autistici hanno aperto pagine dedicate in cui raccontano la loro vita e condividono le loro esperienze spiegando ai follower come affrontano i meltdowon e gli shutdown, ovvero le risposte di protezione involontarie e fisiologiche del corpo in condizioni di sovraccarico sensoriale o spiegano quanto sia importante lo stimming, cioè l’insieme di movimenti ripetitivi come vocalizzazioni, o gesti quali ad esempio battere le mani, incrociare le dita, battere i piedi, saltellare.

Attualmente esiste una vera e propria comunità autistica.

Quale specialista diagnostica l’autismo?

La diagnosi di autismo è complessa perché la sintomatologia può variare da persona a persona, alcuni casi presentano caratteristiche più invalidanti di altre e possono evolversi nel tempo.

Una cosa tuttavia è certa: la diagnosi precoce è fondamentale per poter intervenire in maniera efficace attraverso terapie sempre più innovative. 

Le prime sentinelle sono i genitori e soprattutto i pediatri, ma la diagnosi viene emessa dal neuropsichiatra infantile.

In genere prima di arrivare ad una diagnosi definitiva, vengono consultati anche logopedisti, psicologi, terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva ed educatori.

Potrebbe essere necessario del tempo per avere risposte, ma una volta accertata la diagnosi, sarà possibile accedere a tutti servizi dedicati, verrà fornito l’adeguato supporto al paziente e alla famiglia e si procederà con l’individuazione di una terapia adeguata.

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