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Come fare coming out: la psicologia ci viene in aiuto

L’espressione coming out, letteralmente uscire allo scoperto, è utilizzata per indicare le persone omosessuali o bisessuali che vogliono manifestare a persone terze la loro identità sessuale. La scelta di fare coming out e soprattutto come fare coming out avviene dopo una lunga riflessione presa in maniera consapevole e ponderata con la finalità di vivere la propria identità sessuale in maniera serena.

Il coming out si differenzia dall’outing perché, in questo secondo caso, un soggetto, senza chiedere consensi e permessi, svela l’orientamento sessuale di un altro soggetto; quindi, manca la volontà di autodeterminarsi e il percorso mentale che porta alla comunicazione della propria identità sessuale.

Accettazione della nostra sessualità

Fare coming out non sempre è semplice, a volte può diventare uno stress sia per paura di essere giudicati in malo modo che per paura di essere derisi, ma talvolta è un evento necessario per vivere con serenità e alla luce del sole una sessualità definita da alcuni “diversa” ma che nei fatti è assolutamente normale

Fortunatamente la psicologia in questi contesti ci viene in aiuto e può aiutare tutti coloro che ne sentono la necessità. Anche la società si sta adeguando nell’accettazione, infatti negli ultimi decenni si sono fatti grossi passi in avanti, basti pensare che la comunità scientifica, a partire dagli anni ’70, non ha più considerato l’omosessualità o la bisessualità come una malattia, infatti è stata eliminata dal Manuale Diagnostico delle Malattie Mentali (DSM). 

Anche se rispetto al passato ci sono stati grossi passi in avanti, anche in termini di diritti, a volte l’omosessualità può apparire ancora un tabù e questo contribuisce al voler nascondere a tutti i costi la propria identità sessuale, anche a noi stessi, per cui gli esperti suggeriscono di effettuare due passaggi fondamentali per ottenere l’amata libertà:

  • Accettare la propria sessualità e conseguentemente sentirsi liberi ed essere sereni con noi stessi. Tuttavia, non sempre accettare la propria identità sessuale è facile, anzi, talvolta è causa di forte stress perché la nostra società, soprattutto a causa di certi politici estremisti, considerano l’omosessualità qualcosa di e di non “normale” privilegiando di fatto l’eterosessualità, anche se come già detto, si sta sviluppando sempre più cultura e rispetto verso l’accettazione della identità sessuale di tutti. A tal proposito vale la pena ricordare come nell’antica Grecia e nell’antica Roma l’omosessualità non faceva alcuna notizia perché era definita “normale” ed era vissuta alla luce del sole.
  • Esternare la propria identità sessuale anche ad altre persone, questo passaggio sarà difficile la prima volta ma, una volta che si supera la fase di vergogna, sarà molto più facile e al contempo sarà anche una costante. Infatti, ogni volta che si conoscerà una nuova persona bisogna valutare se rivelare o meno la propria identità personale. Questa fase presuppone che si abbia accettato la propria omosessualità o bisessualità e si è pronti a dichiararsi a terze persone.

Fare coming out, quindi, è un percorso graduale, iniziare a comunicarlo a persone che non hanno stereotipi o pregiudizi può giovare ad avere un dialogo costruttivo e piacevole. Non sempre parlare con i propri familiari rappresenta la scelta ottimale, quindi bisogna valutare bene le circostanze e gli eventuali pregiudizi cercando di intavolare una conversazione congrua.

Come uno psicologo può aiutarci nel percorso che porta al coming out?

Gli psicologi possono essere di supporto sia nei confronti di chi fa coming out, supportando il percorso di accettazione di se stessi e agevolando la normale interazione con altre persone, la propria sicurezza psicologica e il proprio benessere psicofisico. Un professionista può anche aiutare nella scelta di come comunicare la propria omosessualità o bisessualità e quindi su come fare coming out e soprattutto con chi iniziare, ma può essere di supporto anche con i genitori

Per ciò che riguarda i genitori, anche loro necessitano di supporto, infatti, la prima fase, dopo aver ricevuto la notizia dell’omosessualità o la bisessualità del figlio o figlia, viene chiamata “fase del lutto” perché la cultura della nostra società prevede che i figli quando crescono formino una famiglia, si sposano e hanno dei figli, una rivelazione del genere può essere molto impattante anche se i genitori sono privi di tabù e preconcetti. Ma non solo, bisogna anche considerare che non sempre i genitori hanno una formazione idonea a prendere coscienza dell’orientamento sessuale del proprio figlio o figlia, spesso hanno il timore che possa essere etichettato/a come una persona “diversa”. In casi come questi potrebbe capitare che i genitori addirittura si interroghino se l’omosessualità o bisessualità sia stata provocata proprio da loro e dal loro modo di vivere e, nel caso di interferenze esterne negative, può incrementare la loro sofferenza.

Suggerimenti su come accettare il coming out

Quando una persona decide di fare coming out, necessita di avere alcune certezze come ad esempio comprensione e vicinanza al fine di avere sempre meno vergogna della propria identità sessuale. Incide in maniera positiva sapere che, agli occhi della persona che ha ricevuto la notizia della propria omosessualità o bisessualità, nulla è cambiato, si è sempre la stessa persona, infatti evitare le etichettature come gay, lesbica, etero, trans e via dicendo è una delle prerogative degli psicologi per migliorare la sensibilità, educare all’empatia e progredire nello sviluppo sociale e culturale della società sempre più aperta al mondo LGBT

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