Vaso di Pandora

Cibo ed emozioni, il collegamento tra nutrizione e sentimenti

L’essere umano ha bisogno di nutrirsi per restare in forze. Non sempre, però, l’unico scopo del cibo è quello di placare la fame. Talvolta, infatti, si ricorre a esso per alleviare lo stress emotivo. Non è raro essere spinti dall’emozione, e non dall’appetito, nella ricerca di alimenti con i quali sfamarci. Vi è infatti un rapporto stretto tra cibo ed emozioni, tanto che gli specialisti hanno introdotto i concetti di fame emotiva e fame nervosa, che sono sinonimi. Quando si cede a queste tentazioni, per così dire, e si nutrono i sentimenti piuttosto che il corpo, si può perdere il controllo sulla propria alimentazione. Ciò significa acquistare peso e finire nella morsa della frustrazione e dei sensi di colpa.

Leggi anche: “Ortoressia e vigoressia: comprendere i disturbi alimentari

Fame fisica e fame emotiva

Pur non provando stimoli di fame o bisogno fisico di nutrirci, talvolta possiamo aver voglia di riempirci lo stomaco, anche in orari atipici quando non proprio strani. In questi casi, potremmo avere a che fare con la cosiddetta fame emotiva, che non ha nulla a che vedere con l’esigenza biologica di consumare nutrienti per trarne energia. In questi frangenti, infatti, si prova la necessità di distrarsi e far tacere emozioni sgradevoli. Se stiamo attraversando un brutto momento, e non riusciamo a trovare adeguate valvole di sfogo, il cervello può spingerci verso il cibo. Tipicamente, ci viene voglia di consumare qualcosa di buono, che gradiamo molto. La necessità emotiva di stare meglio si traduce nel desiderio di mangiare il nostro piatto preferito.

I problemi personali, lavorativi, relazionali o di qualunque altro tipo generano un bisogno di conforto. Non possiamo farci nulla. Siamo persone e i nostri stati emotivi si regolano in questa maniera. L’impulso a mangiare all’infuori dei pasti consueti risponde a questa precisa necessità. Un buon piatto del nostro cibo preferito ha la capacità di risollevarci e allontanare il malessere. Almeno temporaneamente. Sull’istante, la sensazione di appagamento e benessere sarà enormemente gratificante. Ciò non risolverà però naturalmente il problema. I sentimenti che hanno generato lo stato d’animo iniziale, infatti, saranno ancora presenti. Non li avremo compresi né risolti per cui, inevitabilmente, finiranno per riaffiorare.

La fame nervosa genera un ciclo vizioso e malsano, un rapporto tra cibo ed emozioni che ci fornirà una falsa soluzione, un piccolo rubinetto con cui regolare un’impetuosa cascata. Diversamente dalla fame fisica, sentore atto ad avvisarci che le nostre riserve di energia iniziano a essere poco fornite e occorre procedere al refill, quella emotiva si autoalimenta, spingendoci a mangiare anche se siamo perfettamente sazi.

Cibo ed emozioni: un hamburger succulento
Cibo ed emozioni: la fame nervosa, o emotiva, ci spinge a mangiare in maniera malsana, anche quando non siamo affamati, per placare le emozioni negative.

Le differenze tra i due tipi di fame

La fame fisica è una sensazione che abbiamo provato tutti e ci è ben chiara: borbottii e fitte allo stomaco (i cosiddetti borborigmi intestinali) ci segnalano la necessità di mettere qualcosa nello stomaco. Con la fame emotiva non avviene nulla di tutto ciò. Il desiderio parte dalla testa e lì rimane, senza trasferirsi a nessuno degli organi parte dell’apparato digerente. L’organismo è capace di autoregolamentarsi sugli orari dei pasti. Se educato a mangiare tre volte al giorno (colazione, pranzo e cena), difficilmente ci stimolerà a nutrirci in altre fasce orarie. La fame nervosa non agisce in questo modo. Scatterà indipendentemente dalla distanza temporale con l’ultimo pasto. La necessità di sopperire a essa, inoltre, sarà immediata, non graduale come avviene invece con la fame fisica.

C’è poi la questione del gusto. Una relazione deviata tra cibo ed emozioni può farci ingurgitare grandi quantità di cibo spazzatura – il più goloso – in un intervallo di tempo brevissimo, e senza neppure consentirci di gustarcelo. Quando mangiamo per nutrire il corpo, invece, percepiamo bene il gusto di quel che stiamo masticando e accettiamo tranquillamente di nutrirci con alimenti più sani, sebbene meno saporiti. Ingurgitando junk food per placare il nervosismo ci si sente in colpa, durante e dopo l’atto, e non si riesce a interrompere l’abbuffata neppure quando si sia ragionevolmente sazi. Nessuna di queste due circostanze si avvera quando ci si nutre per placare uno stimolo fisico.

Rapporto tra cibo ed emozioni: come riconoscere chi è emotivamente affamato?

Per chi si stesse chiedendo se esista un modo per verificare il rischio di attacchi di fame nervosa, possiamo elencare alcuni campanelli di allarme che sono veri e propri sentori di questa condizione:

  • mangiare per provare felicità. Spia molto importante. Non si tratta dell’apprezzare il cibo in generale, che ci accomuna un pò tutti, bensì dell’avere bisogno di nutrirsi per sentirsi felici, anche all’infuori degli orari preposti ai pasti;
  • combattere lo stress con il cibo. Se siamo preda di ansia e stress perché abbiamo molte incombenze, o magari si avvicinano scadenze che ci preoccupano, facciamo attenzione a non consolarci con l’alimentazione. Potremmo finire assorbiti nella spirale della fame emotiva;
  • rispondere agli stati d’animo negativi aprendo il frigo. Situazione simile a quella evidenziata al primo punto. Se siamo tristi, infastiditi, delusi, arrabbiati, soli, annoiati o vuoti, possiamo cadere nelle sabbie mobili della fame nervosa e iniziare a mangiare come se fossimo in trance;
  • perdere il controllo. Quando non riusciamo a gestire il desiderio di mangiare e continuiamo a ingozzarci anche se siamo sazi il segnale è chiaro. Stiamo esagerando e il rapporto tra cibo ed emozioni è fuori dal nostro arbitrio;
  • sgranocchiare continuamente. Anche se non abbiamo fame, non possiamo fare a mano di sgranocchiare gustosi snack;
  • impossibilità di perdere peso. Pur avendo preso coscienza del problema e aver visto il nostro fisico soffrire per questo rapporto malsano con il cibo, non riusciamo a mangiare meno e dimagrire;
  • fascinazione continua verso il cibo. Pensiamo al cibo anche quando non stiamo mangiando e ci sentiamo al settimo cielo quando siamo seduti al tavolo.

Leggi anche: “Alimentazione emotiva: cos’è e come riconoscerla

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