Il triangolo di Karpman tratteggia ruoli e caratteristiche all’interno di nuclei familiari disfunzionali. L’obiettivo dell’intero iter descrittivo è quello di risolvere le problematiche intrinseche a famiglie di questo tipo o comunità in relazione, restituendo scopo, serenità e funzionalità al nucleo. Il modello si basa su concetti derivanti dall’analisi transazionale ed è noto anche come triangolo drammatico di Karpman, nella sua denominazione più completa. L’artefatto del triangolo si pone l’obiettivo di evidenziare e mettere in luce le dinamiche disfunzionali all’interno delle relazioni umane. Lo schema è uno strumento di lavoro prezioso per uno psicoterapeuta, dal momento che può fare emergere responsabilità, tensioni e rapporti di potere in contesti tesi e conflittuali.
Definiamo il triangolo drammatico di Karpman
Il triangolo drammatico deve il proprio nome a Stephen Karpman, analista transazionale americano. Fu lui il primo a teorizzare l’esistenza di un unico modello capace di spiegare la quasi totalità delle dinamiche familiare disfunzionali. Secondo lo psicanalista, le persone seguono quasi sempre una sorta di schema, durante le loro interazioni. A suo avviso, ognuno di noi gioca un ruolo quando comunica. È proprio come se fossimo tutti attori, su un palcoscenico, che seguono un preciso copione. Da qui l’utilizzo dell’aggettivo drammatico. Tale copione è rappresentabile con il disegno di un triangolo. Ogni vertice di questa figura colloca un ruolo, poiché le figure che prendono parte alla recita, stanti le loro peculiarità e caratteristiche derivanti dal proprio carattere e dall’ambiente in cui maturano e si sviluppano, sono sempre e comunque tre.
- La vittima (schema caratterizzante: Povero me!). Questo personaggio, se così vogliamo chiamarlo, ottiene sempre attenzione poichè le altre due figure si concentrano incessantemente su lui, o lei naturalmente. Si tratta del vertice che soffre di dipendenza affettiva ed evita l’assunzione di responsabilità, che per chi gioca questa parte è un vero e proprio dramma. I sentimenti che contraddistinguono questo ruolo sono oppressione, accusa, rassegnazione e perdita di speranza. Va tenuto in considerazione che la vittima non è sempre tale; spesso si comporta così per convenienza, in quanto desidera interpretare questa parte. Si dimostra incapace di prendere decisioni, trovare soluzioni o risolvere problemi. Spesso anche i più semplici.
- Il persecutore (schema caratterizzante: È tutta colpa tua!). Ruolo problematico e interpretato da chi voglia fare il gradasso, in quanto si sente superiore a ambedue gli altri ruoli. Il persecutore prende di mira la vittima e la attacca continuamente, bullizzandola nel vero senso della parola. Si atteggia a giudice ed è controllante, critico e oppressivo. Non ha alcun problema a rendersi insopportabile perché preferisce indossare questa maschera e nascondersi dietro a essa piuttosto che affrontare, faccia a faccia, i propri sentimenti e le proprie paure.
- Il salvatore (schema caratterizzante: Ti aiuto io!). Come indica la parola stessa, è sempre pronto a correre in aiuto della vittima. Questo gli permette di mettersi in buona luce e sentirsi nel giusto, moralmente forte e corretto verso chi è in difficoltà. In realtà, proprio come il persecutore, indossa una maschera che gli impedisce di confrontarsi con i suoi veri sentimenti. Il vertice del salvatore è spesso frustrato e si sente in colpa se non si dimostra in grado di salvare gli altri, prestando loro aiuto. Vuole apparire come il buono della situazione ma, in realtà, porta avanti azioni comunque negative. I suoi gesti infatti non cambiano nulla: il persecutore continua ad attaccare e la vittima non riesce mai a uscire dal proprio angolo.
Giochi pericolosi e sovvertimento dei ruoli
Se la dinamica tra questi tre vertici continua a mantenere in un certo equilibrio la relazione disfunzionale, un possibile sovvertimento dei ruoli può causare l’esplosione di tutte le problematiche precedentemente sopite. La comunicazione è infatti un gioco che può scaldarsi e divenire pericoloso nel momento in cui uno dei tre ruoli descritti viene eliminato dall’equazione. A questo punto, il precario equilibrio del triangolo si sfalderà come un castello di carte e il rapporto si distorcerà in maniera molto più evidente di quanto già non fosse. L’eventualità non è così rara. Nel caso in cui il gioco pericoloso non si affronta o riconosce la situazione relazionale può passare da disfunzionale a dannosa.
Se il salvatore dovesse stancarsi di proteggere la vittima, potrebbe diventare lui stesso un persecutore e rendere la vita impossibile a chi debba guardarsi dai soprusi di due persone. Anche la vittima stessa può uscire dalla sua situazione. Se superasse il limite, decidendo di non voler più subire, potrebbe trasformarsi in persecutrice, magari a danno del salvatore (o anche dell’aggressore originale). Da parte sua, il persecutore può avere un cambiamento profondo, realizzare che si stia comportando in maniera poco tollerabile e ammorbidirsi, avvicinandosi – anche di molto – alla posizione del salvatore. In questo caso, la situazione finisce spesso per alleggerirsi ma occorre verificare se il vuoto lasciato dall’aggressore non venga presto occupato da uno degli altri due vertici. Qualora avvenisse, la dinamica del triangolo drammatico resterebbe la stessa, indipendentemente dall’avvicendamento degli interpreti.