Nel libro autobiografico Spare, il principe Harry fa riferimento a Kate Middleton come vittima del cosiddetto “baby brain”. Una definizione attribuita in realtà alla moglie Meghan Markle, durante un confronto acceso tra le due duchesse. Ma dietro a questa espressione apparentemente ironica si cela un fenomeno neurologico e psicologico ben più profondo e, soprattutto, reale. Il cervello da gravidanza, infatti, è oggetto di numerosi studi scientifici e non può più essere relegato a semplice folklore.
Un cambiamento reale, non un disturbo
Il “baby brain”, detto anche “mummy brain”, è un termine informale usato per descrivere un insieme di sintomi cognitivi, come dimenticanze, distrazioni, difficoltà di concentrazione e rallentamento mentale, comunemente riferiti dalle donne durante la gravidanza e nel periodo post-partum. Secondo una ricerca condotta dalla Deakin University di Melbourne, pubblicata sul Medical Journal of Australia, circa l’80% delle donne incinte sperimenta un calo, seppur lieve, delle funzioni cognitive.
Tuttavia, parlare di “deficit” può essere fuorviante. Il cervello da gravidanza non si ammala né si danneggia, ma si riorganizza in funzione del nuovo ruolo materno. La scienza ha dimostrato una riduzione della materia grigia nelle aree coinvolte nella memoria e nelle funzioni sociali, un cambiamento temporaneo che risponde a una logica di adattamento evolutivo: la mente della madre si concentra meno sull’esterno e più sul neonato.
Il cervello si adatta alla maternità
Come spiega Alessandra Bellasio, ostetrica e divulgatrice scientifica, “il fatto che il cervello della donna si modifichi temporaneamente da un punto di vista neurologico per accogliere ed assecondare la maternità non corrisponde a una compromissione delle sue competenze. Al contrario, la natura interviene per agevolare la riproduzione.”
Questo significa che:
- Le donne non diventano meno intelligenti, ma ridefiniscono le proprie priorità cognitive.
- L’attenzione e l’energia mentale vengono canalizzate verso la cura del neonato e l’istinto protettivo.
Ciò che viene percepito come “distrazione” o “smemoratezza” è spesso la conseguenza di un’attenzione selettiva, orientata verso stimoli che garantiscono la sopravvivenza e il benessere del bambino.
I tempi del cambiamento
Il declino cognitivo inizia già nel primo trimestre, ma diventa più evidente nell’ultimo. La causa è in parte ormonale (estrogeni, progesterone e ossitocina svolgono un ruolo chiave e in parte neuroplastico). Si tratta quindi di una trasformazione neurologica che incide sulla percezione soggettiva della propria lucidità mentale.
Fortunatamente, secondo gli stessi studi, la modifica non è permanente. Le regioni cerebrali coinvolte tendono a tornare alla normalità entro circa due anni dal parto, suggerendo che il cervello da gravidanza segue un ciclo di adattamento e successivo riequilibrio.
Miti da sfatare
Nonostante la solidità delle evidenze scientifiche, il “baby brain” viene spesso banalizzato, se non ridicolizzato. In un contesto culturale ancora fortemente orientato alla performance e alla produttività, ammettere una temporanea riduzione dell’efficienza cognitiva può diventare motivo di vergogna per molte donne. Ma è fondamentale cambiare prospettiva e riconoscere che:
- Il cervello della madre non si indebolisce, si specializza.
- La temporanea difficoltà di concentrazione è parte di un più ampio processo di trasformazione identitaria.
La maternità è un passaggio complesso, che coinvolge il corpo, la mente e la psiche. Il cervello da gravidanza è solo una delle molteplici espressioni di questo cambiamento.
Un fenomeno da osservare con empatia
Più che di un disturbo, dovremmo parlare di una fase di passaggio. La donna in gravidanza e nel post-partum vive un momento di intensa riorganizzazione interiore. Le sue energie sono impegnate nella creazione e nella cura di una nuova vita, e questo comporta una ridefinizione delle priorità cognitive ed emotive. In altre parole, il cervello si “riscrive” per diventare madre.
Per questo è importante evitare facili ironie o giudizi. Il cosiddetto cervello da gravidanza è parte integrante dell’esperienza della maternità. Comprenderlo e accoglierlo significa avvicinarsi con maggiore rispetto e consapevolezza al mistero della nascita e della trasformazione psicologica che essa comporta.