“Catfishing” è un termine gergale che indica l’atto di creare profili social falsi e utilizzarli per interagire, chattare e intrattenere relazioni con altri utenti – spesso addirittura sentimentali.
Le persone che si celano dietro questi profili sono chiamate “catfish”, che in italiano si traduce letteralmente come “pesce gatto”.
Il catfishing è una vera e propria truffa e presenta anche aspetti psicopatologici e societari da non sottovalutare. La sua diffusione è sempre maggiore ed è importante stare attenti quando interagiamo via social media e utilizzarli in maniera consapevole.
Social media e catfishing
Il catfishing è un fenomeno che riguarda le dinamiche dei social media.
Il termine si è diffuso in particolare dopo la pubblicazione, nel 2010, del docufilm Catfish di Nev Schulman nei panni di regista e protagonista. Schulman, vittima di catfishing, racconta qui la sua esperienza personale: una donna lo ha ingannato e adescato via social, celandosi dietro l’identità fasulla di un’altra donna e trascinandolo in una deleteria relazione virtuale.
Il tema ha suscitato l’attenzione mediatica, dando il via alla nascita di serie televisive o reality, che hanno contribuito alla diffusione sempre maggiore del termine.
Recentemente, in Italia, il caso “Mark Caltagirone”, nome del presunto fidanzato della showgirl Pamela Prati, rivelatosi poi un’identità virtuale e mai esistita, ha riacceso l’attenzione generale sul tema, con interviste, programmi dedicati, libri pubblicati e molto altro…
Numerosi sono i casi di catfishing emersi a discapito di personaggi noti o imprenditori di successo: la maggior parte delle volte la relazione sentimentale, instaurata con l’inganno, ha la finalità principale di estorcere soldi o beni materiali alla vittima.
Chi si cela dietro un profilo falso, in molti casi, crea tali profili ad hoc, per raggirare persone singole – o categorie di persone, a seconda dei casi – e intrattenere con loro rapporti con finalità di interesse personale di vario genere.
Il fenomeno del catfishing nasce ed esiste in relazione ai social network e all’impatto socioculturale e psicologico della loro diffusione, e delle nuove possibilità di comunicazione e interazione.

La psicologia del catfishing
Tra i principali disagi psicologici che spingono una persona a creare una falsa identità sul web per interagire con altre persone si riscontra solitamente una condizione di autostima molto bassa o la paura di non essere accettati.
D’altro lato, bassa autostima e timore del rifiuto sono gli stessi meccanismi che spingono la vittima e fidarsi e ignorare i campanelli di allarme, pur di godere del benessere illusorio che quella relazione sembra promettergli.
Fattori scatenanti possono essere anche l’insoddisfazione per la propria vita o identità, la noia, la frustrazione, l’incapacità di cambiare la propria situazione o di imparare a conoscere e accettare sé stessi.
In linea di massima, infatti, l’identità reale del catfish è molto diversa dall’utente fittizio descritto: il profilo social e la persona che la gestisce non coincidono quasi mai nel genere e/o nell’età.
Di conseguenza, le connotazioni fisiche ed estetiche dell’utente digitale sono, nella maggior parte dei casi, completamenti discordanti rispetto a quelle di chi agisce dietro lo schermo.
Non è raro che il catfish crei identità digitali con uno stile di vita, status sociale, inquadramento culturale o professionale, significativamente distante dalla sua realtà.
In situazioni di difficoltà emotiva o di disagio psicologico, la possibilità di creare una figura immaginaria che ci permette di interagire con gli altri, offrendoci la sensazione di avere il completo totale della situazione, appare allettante e gratificante.
I catifsh, infatti, sono in molti casi persone afflitte da una forte insoddisfazione o da condizioni sfavorevoli e invalidanti. Le motivazioni possono essere identitarie, fisionomiche, socio-culturali, fino a situazioni psicopatologiche gravi.
Difendersi dal catfishing e utilizzare i social network con consapevolezza
Il catfish, per esistere e agire, implica la presenza di una vittima che, per ragioni di svariata origine, è disposta a ignorare i campanelli d’allarme e a fidarsi di una relazione costruita su basi puramente virtuali.
La vittima di catfishing, infatti, sottovaluta o ignora volutamente le incongruenze e le vaghezze che utilizza il suo interlocutore per mantenere il rapporto virtuale. I catfish fanno leva sulle insicurezze e le debolezze delle loro vittime, compensando mancanze e richieste con complimenti, adulazioni e attenzioni. In alcuni casi, si innescano dannose dinamiche di dipendenza affettiva.
Il catfishing comporta conseguenze economiche, ma anche psicologicamente dannose per chi lo subisce ed è importante imparare come prevenire il rischio di imbattersi in tentativi di truffi o raggiri via social network.

Verificare l’identità dei contatti con cui interagiamo via social media è fondamentale per utilizzarli in maniera consapevole. Soprattutto in mancanza di contatti in comune con un profilo sconosciuto, è importante assicurarsi su chi sia il nostro interlocutore prima di aprirci e fornire informazioni sulla nostra vita private. Si può ad esempio cercare di capire se il profilo interagisce attivamente con altri utenti, controllando le foto in cui è taggato o commenti e condivisioni. Utile può essere contestualizzare le fotografie: se non compaiono mai altri utenti reali nelle foto, se queste non sono facilmente collocabili del tempo e nello spazio, è probabile che si tratti di un profilo falso. Spesso questi profili pubblicano esclusivamente ritratti, foto in cui appare solo il presunto proprietario del profilo, prive di un contesto e tutte relative al tempo presente: sarà raro trovare ricordi del passato, foto di infanzia, di momenti in famiglia o con gli amici.
Sono moltissimi i modi per verificare la veridicità di un profilo, ma altrettanti sono i rischi di cadere nella trappola del catfish. L’unica regola valida, considerate le molteplici forme con cui si configura il carfishing, è quello di ricordarsi sempre che i social media sono strumenti finalizzati ad ampliare e diversificare le nostre possibilità di interazione che non possono e non devono sostituirsi mai all’esperienza della vita reale e vanno per questo utilizzati con consapevolezza e sguardo critico.