Passeggiando col mio amico Boé ci piace esplorare i dintorni di Varazze, in particolare le belle frazioni collinari e la passeggiata Europa che collega lungo la via della vecchia ferrovia, Varazze con Cogoleto.
Siamo soliti osservare la natura e riflettere, scambiandoci opinioni.
Oggi siamo andati a Castagnabuona a trovare un vecchio amico di gioventù.
Quattro chilometri in leggera salita, premiati da una splendida vista sul mare e da un intenso profumo di fiori di campo; naturalmente ne gode di più Boé, col nasone che si ritrova…
Durante il percorso costellato di ville e case di campagna ci imbattiamo in cani da guardia che svolgono il loro compito con assordanti, ripetuti e insensati latrati.
Assordanti per il numero di decibel, ripetuti perché insistenti e simili uno all’altro con lievi modifiche di tono, dal più aggressivo al più bonario; insensati perché né io né tanto meno Boé li assecondiamo o li provochiamo: evidentemente ci tengono a farsi sentire e vedere.
Una cagnara, appunto.
Giunti quasi alla fine della salita ed un poco accaldati, ci siamo guardati e abbiamo avuto la sensazione di aver già visto una scena abbastanza simile; dopo un poco l’illuminazione: certo è così, la osserviamo quando a casa accendiamo la televisione e, saltando da un programma all’altro, ci imbattiamo nei Virologi che urlano le loro opinioni sul COVID 19.
Siamo meno stanchi, il sole risplende, la natura risente della primavera imminente e il nostro amico ci ha preparato dei ravioli di borragine…
evidentemente,sia i cani che i virologi, ci tengono a far capire che il loro territorio è pressochè inviolabile.
Quando mi prendo cura degli animali, magari quando non stanno bene ed in campagna succede spesso, mi rendo conto di quanto questi siano indifesi e dipendano da te, per le cure, per la guarigione. Quanta pena vedendoli star male, indifesi e inermi, qualche volta si ribellano alle cure ma la maggior parte delle volte poi si rassegnano (?) o sentono di star meglio e si rilassano, si fidano. Ecco torna sempre questa parola, la fiducia.
In questa cagnara la fiducia vacilla, le voci si confondono, sono contraddittorie, quale sarà quella autorevole?
“Non posso darle un consiglio. Segua il suo istinto animale!”
Questo il consiglio del mio medico rispetto al fare o meno il vaccino.
Fare i conti con la dimensione “umana” degli animali e con la nostra dimensione “animale” è complicato, perchè possono intervenire dinamiche che in questo caso sono di effetto opposto. Con la proiezione, potremmo arbitrariamente attribuire loro vissuti, sentimenti, stati d’animo simili ai nostri; e al contrario, un meccanismo scissionale ci porta a enfatizzare le differenze fra noi e loro, per marcare e sottolineare la nostra presunta unicità, il nostro privilegiato ed esclusivo rapporto con Dio. Classico esponente di questo atteggiamento Cartesio, che riteneva gli animali nulla più che macchine inanimate.
Già, l’anima: molti di noi ritengono che la mente con i suoi tanti aspetti non sia un oggetto, un “qualcosa” dotato di una sua autonomia che le consente di sopravvivere al corpo, bensì una attività particolarmente sofisticata di questo, e pertanto destinata a estinguersi con esso. E’ l’inconcepibilità della nostra morte, del pensare che dopo di noi tutto continuerà come prima come se noi non ci fossimo mai stati, che ci fa credere alla metempsicosi, ai fantasmi, ai vari Paradisi e perfino all’inferno: tutto è preferibile al “non essere”.
Ma chi all’anima crede, non si vede perchè debba negarne l’esistenza anche negli animali.
Certo non sappiamo se questi hanno una coscienza, cioè una consapevolezza autoriflessiva dei propri vissuti; ammetterlo è altrettanto arbitrario del negarlo. Sicuramente non hanno un linguaggio strutturato come il nostro: le loro grammatiche ci appaiono più elementari.
Ma è altrettanto certo che sono dotati di empatia, di capacità di rispondere agli stati d’animo degli altri – inclusi noi umani – e di condividerli; e perfino di una solidarietà, anche non strettamente intraspecifica, che ha molto a che fare con quella che definiamo etica. Le ricerche sul comportamento – prevalentemente ma non esclusivamente dei primati – hanno fatto osservare: l’aiuto apparentemente disinteressato a membri del gruppo in difficoltà; l’appoggio reciproco nell’allevamento e custodia dei figli; il sacrificare un po’ della propria sicurezza individuale per avvertire il gruppo di un pericolo mortale (quando anzichè una marmotta lo fa un uomo, giungiamo a parlare di eroismo).
Tutto ciò non è affatto in contraddizione con il darwinismo, perchè questo parla di competizione e selezione non fra individui ma fra specie; e questa si rafforza, certo, con la selezione dei soggetti più forti ma anche e forse più con la collaborazione intraspecifica: proprio il successo della specie umana è una chiara dimostrazione di ciò.
Ma al di là di queste chiacchiere, è bello goderci i nostri animali in una condivisione affettiva che non può che aggiungerci qualcosa