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Binge eating, perché ci si abbuffa di cibo? Di che si tratta e che percorso intraprendere

Perché ci si abbuffa di cibo? È una domanda a cui in molti vogliono trovare risposta, soprattutto chi soffre di binge eating desorder e non riesce, se non dopo un percorso specifico, a trovare risposta al quesito. Ma andiamo per gradi.

Il Binge eating è in particolare un disturbo da alimentazione incontrollata che rientra all’interno dei disturbi del comportamento alimentare caratterizzato da ricorrenti abbuffate di cibo. Per essere sicuri che si tratti del disturbo vero e proprio gli episodi dovranno verificarsi per almeno tre mesi consecutivi, con una cadenza di “caduta” nel vortice delle abbuffate almeno di due volte a settimana. Riconoscere chi soffre di disturbo non è facile, perché anche qualora si trattasse di persone con notevoli problemi di peso, queste ultime tenderanno a nascondere la problematica o, addirittura a non riconoscerla.

Le origini della patologia hanno diverse origini, il binge eating è infatti legato a diversi fattori. Spiccano, tra le casistiche riscontrate nel corso degli anni, i problemi familiari, ma anche personali, ambientali e sociali. A livello psicologico, invece, il binge eating “colpisce” molto spesso chi ha difficoltà a gestire le proprie emozioni, chi ha bassa autostima, chi ha problemi relazionali e molto altro. Le testimonianze narrano di persone che mangiano fino a stare male per poi provare un grande senso di colpa che però non alleggeriscono i sintomi, al contrario, peggiorano con il tempo, andando ad entrare in un circolo vizioso.

I rischi sono molteplici e influiscono non solo a livello psicologico, ma anche a livello fisico andando a impattare sul cuore, ma anche sui polmoni e rendendo probabili problematiche legate al diabete, ma anche all’ipertensione. Per uscire da questo stato è necessario un approccio che abbracci sia la terapia, sia un nutrizionista che possa contribuire ad intraprendere un percorso di rieducazione alimentare. Il percorso è molto difficile, il consiglio infatti è quello di condividere con i propri cari le problematiche così da non affrontare da soli tutti gli ostacoli che si presenteranno dinanzi a chi ne è affetto che, soprattutto nella prima fase, tenderà a voler tornare sui propri passi per “sentirsi appagato”, nei momenti più difficoltosi.

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