Vaso di Pandora

Benessere psichico, dopo un anno dall’infezione da Covid restano disturbi di memoria e concentrazione

Disturbi di memoria, problemi a trovare concentrazione e nebbia mentale. Sono solo alcuni dei sintomi che persistono per mesi dopo aver contratto l’infezione da Covid-19. È quanto emerso da uno studio pubblicato su Journal of Neurology.

La ricerca, coordinata dall’Università degli Studi di Milano e condotta in collaborazione con il Centro Aldo Ravelli della Statale, con l’Asst Santi Paolo e Carlo e l’Irccs Auxologico, è stata effettuata in particolare su sette pazienti. I risultati emersi aprono nuovi scenari sui danni post Covid-19 che potrebbero influire, anche a distanza di un anno, sulla psiche.

Nel dettaglio, i pazienti esaminati, anche dopo 365 giorni dalle dimissioni dall’ospedale, presentavano ancora disturbi cognitivi rilevati da test neuropsicologici specifici. Dai referti effettuati in seguito a esami con metodica di tomografia a emissione di positroni, è emerso che tre pazienti avevano un ridotto funzionamento delle aree temporali, del tronco encefalico e delle aree prefrontali. In uno dei pazienti, inoltre, è stato rilevato un disturbo cognitivo più grave.

I ricercatori sono così giunti alla conclusione che a un anno dal Covid possono esserci importanti alterazioni funzionali delle aree cerebrali temporali, frontali e del tronco encefalo, oltre a disturbi cognitivi capaci di influire sulla psiche andando a causare problematiche che, a lungo andare, se non prese in tempo, potrebbero creare squilibri al benessere psichico. “Questo studio offre un ventaglio di ipotesi interpretative del danno post-Covid e pone le basi per una valutazione diversificata del paziente nel lungo termine” – ha spiegato Vincenzo Silani, docente di Neurologia della Statale e direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’Irccs Auxologico – i processi neurodegenerativi potrebbero anche innestarsi post-infezione in casi selezionati secondo diverse vie patogenetiche e questa, ovviamente, è la domanda principale che ci poniamo: possiamo attenderci nel futuro patologie neurodegenerative?” – ha concluso.

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