Come sappiamo, con autismo si indica un disturbo neurologico complesso, che riguarda prevalentemente le modalità con cui una persona interagisce e percepisce il mondo circostante e influisce sul comportamento e la comunicazione.
Con autismo regressivo si definisce una variante particolare e piuttosto rara dell’autismo, con sintomatologie, cause e implicazioni specifiche.
Riconoscere i diversi modi in cui l’autismo si manifesta è necessario per comprendere questo disturbo e intraprendere le strategie di cura e di gestione più appropriate in base ai casi individuali.
Cos’è l’autismo regressivo?
L’autismo regressivo viene definito anche come “autismo ad esordio tardivo” o “autismo acquisito”.
Si tratta di è una forma particolare di autismo: in questi casi il bambino sviluppa normalmente alcune abilità sociali e linguistiche nei primi anni di vita, per perderle poi in una fase successiva della sua vita, durante la quale inizieranno a palesarsi i segnali dell’autismo.
In altre parole, il bambino che presenta il disturbo dell’autismo regressivo, andrà letteralmente a regredire nelle sue capacità sociali e linguistiche, dopo un periodo di sviluppo normale e privo di segnali relativi all’autismo.
I sintomi principali dell’autismo regressivo
I sintomi dell’autismo regressivo possono variare da persona a persona, ma alcuni di questi sono piuttosto comuni a tutte le persone affette da questo disturbo.
Tra questi vi sono:
- Perdita delle abilità linguistiche: in casi di autismo regressivo, il bambino può smettere di parlare o ridurre significativamente l’uso e la capacità di espressioni del linguaggio verbale, anche se lo usava precedentemente in modo appropriato.
- Declino delle capacità sociali: i bambini che presentano autismo regressivo si caratterizzano per la graduale perdita di interesse verso l’interazione sociale. Questi, ad esempio, tenderanno a evitare lo sguardo diretto, non risponderanno sempre quando interpellati o mostreranno sempre meno interesse per i giochi interattivi.
- Comportamenti ripetitivi e stereotipati: anche se nei primi anni di vita nulla ha lasciato sospettare la presenza del disturbo autistico, in caso di autismo regressivo il bambino inizierà a presentare comportamenti ripetitivi o stereotipati sempre più frequenti, come agitare o battere le mani, dondolare e non riuscire a star fermi o fissare oggetti.
- Instabilità nell’umore e regressione comportamentale: l’autismo regressivo comporta numerosi cambiamenti nel comportamento del bambino, che tenderà a manifestare frequenti episodi di irritabilità, sbalzi di umore, ansia diffusa e regressione nei comportamenti finalizzati all’auto-cura più basilare, come badare alla propria igiene, nutrirsi, e molto altro. Particolarmente frequente è la comparsa di problemi di sonno, come difficoltà nell’addormentarsi o risvegli notturni frequenti, e di alimentazione, solitamente attraverso una selettività alimentare che prima non era presente.
Le cause dell’autismo regressivo
Le cause esatte dell’autismo regressivo non sono completamente comprese, ma si pensa che una combinazione di fattori genetici, neurologici e ambientali possa contribuire allo sviluppo del disturbo.
Recenti studi di ricerca hanno individuato alcuni fattori comuni che sembrano collegati all’insorgenza di questo disturbo.
La predisposizione genetica è uno di questi: esiste infatti una componente genetica nell’autismo, che potrebbe essere la causa anche dello sviluppo della forma regressiva del disturbo.
In altri casi si registrano invece anomalie neurologiche o disfunzioni legate al cervello che possono incidere sullo sviluppo del disturbo e contribuire alla regressione delle abilità acquisite nei primi anni di vita.
Inoltre, è particolarmente interessante sottolineare che sono state individuate delle corrispondenze tra l’insorgere dell’autismo regressivo e l’incidenza di alcuni fattori ambientali che si sono verificati nei primi anni di vita del bambino o durante la gravidanza. Tra queste vi sono, ad esempio, l’esposizione a sostanze tossiche, l’inquinamento ambientale o infezioni particolarmente aggressive.
Implicazioni e gestione dell’autismo regressivo
L’autismo regressivo può essere particolarmente difficile da affrontare per i genitori e i caregiver, anche più dell’autismo in generale.
Assistere alla perdita di abilità del bambino, di cui aveva padronanza in precedenza, può essere uno shock molto doloroso e difficile da accettare.
Tuttavia, è proprio l’accettazione e la consapevolezza del problema da parte delle persone che circondano il bambino, il primo passo da compiere per poter agire nel suo interesse a garantirgli una vita soddisfacente. In molti casi infatti è necessario che anche la famiglia intraprenda un percorso terapeutico psicologico, finalizzato ad aiutarli nell’accettazione del problema e a supportarli durante le prima fasi delicati dell’insorgenza del disturbo
Chi soffre di autismo regressivo necessita l’intervento e il supporto professionale di medici, terapisti e educatori specializzati nel trattamento dell’autismo.
La terapia comportamentale, come l’analisi comportamentale applicata (ABA), può essere particolarmente utile nel migliorare le abilità sociali, linguistiche e di auto-regolazione del bambino.
Parallelamente, è consigliabile affiancare terapie che si focalizzano sul linguaggio e sulla comunicazione, finalizzate a sviluppare o migliorare le abilità linguistiche e di comunicazione del bambino.
In casi di autismo regressivo è molto utile ricorrere all’educazione individualizzata e la didattica personalizzata o a programmi di supporto specifici che possano contribuire a soddisfare le esigenze uniche del bambino e promuoverne lo sviluppo e la crescita.