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Assimilazione e accomodamento: come Piaget spiega l’apprendimento

Tra i nomi più importanti della psicologia siede, a diritto, Jean Piaget. Noto principalmente per la sua teoria dell’apprendimento cognitivo infantile, lo psicologo svizzero era anche biologo e filosofo. A lui si deve una scoperta che oggi diamo per assodata ma che qualche decennio fa apparve come rivoluzionaria: i principi della logica, nell’essere umano, iniziano a definirsi prima dell’acquisizione del linguaggio. Essi si generano tramite l’attività motoria e quella sensoriale, che iniziamo a sviluppare prima di padroneggiare la lingua e i suoi vocaboli. Le interazioni socioculturali sono le più importanti, a questo fine. Nella teoria dell’apprendimento di Piaget, assimilazione e accomodamento giocano un ruolo molto importante. In questo focus desideriamo approfondire questi due aspetti, indicando per quale motivo sono tanto rilevanti.

Crescita e sviluppo secondo Jean Piaget

Assimilazione e accomodamento: alunni che ascoltano l'insegnante
L’accomodamento e l’assimilazione, secondo Piaget, caratterizzano le dinamiche di adattamento

Com’è noto, lo sviluppo psichico inizia con la nascita e termina in età adulta. Possiamo paragonarlo alla crescita biologica: come quest’ultima, consiste essenzialmente in un movimento verso l’equilibrio. Se il corpo evolve fino a raggiungere un livello relativamente stabile, caratterizzato dalla fine della crescita e dalla maturità degli organi, anche la vita mentale può essere concepita come un’evoluzione. In fin dei conti, anch’essa muove verso una forma di equilibrio finale: la persona adulta. Dati questi preamboli, il primo compito dell’educatore è la generazione di un interesse verso questa evoluzione. Come amava ripetere il pedagogista:

“L’obiettivo principale dell’educazione a scuola dovrebbe essere la creazione di uomini e donne capaci di fare cose nuove, non soltanto di ripetere quello che hanno fatto le generazioni passate. Dobbiamo sviluppare umani creativi, fantasiosi e scopritori, che possano essere critici, verificare e non accettare tutto quello che viene offerto loro.”

Risulta indispensabile, secondo Piaget e la sua scuola, comprendere la formazione dei meccanismi mentali del bambino. In questa maniera sapremo captarne la natura e il funzionamento da adulto. La sua teorizzazione pedagogica era quella di un dotto e si basava sulla psicologia, sulla logica e sulla biologia. Queste tre dimensioni entrarono nella sua definizione dell’atto di pensare, la quale partiva da pilastri condizionati dalla genetica per costruirsi tramite stimoli socioculturali. I dati che la persona riceve si configurano in questa maniera. Si apprendono in modo attivo, per quanto l’elaborazione delle informazioni possa apparire inconsapevole o passiva.

Assimilazione e accomodamento nella dinamica di adattamento

Secondo la teoria di Piaget, l’apprendimento ha senso solo in situazioni di cambiamento. Se non si cambia, non si impara. Di conseguenza, per poter apprendere occorre sapersi adattare alle novità. La teoria spiega la dinamica di adattamento tramite due processi ben specifici: assimilazione e accomodamento.

L’assimilazione si riferisce al modo in cui un organismo affronta uno stimolo proveniente dall’ambiente circostante. Nello specifico, riguarda l’organizzazione attuale. L’accomodamento, invece, implica una modifica di questa gestione, in risposta alle richieste dell’ambiente circostante. Tramite questi due processi, ristrutturiamo a livello cognitivo il nostro apprendimento, nel corso dello sviluppo (secondo la tecnica della cosiddetta ristrutturazione cognitiva).L’accomodamento, o accomodazione, induce il soggetto a modificare i suoi schemi e le sue strutture mentali, allo scopo di potervi incorporare nuovi oggetti. È possibile riuscirci a partire dalla creazione di un nuovo schema, o dalla modifica di uno esistente. In questo modo, il nuovo stimolo e il suo comportamento naturale, così come quello associato, possono integrarsi.

Assimilazione e accomodamento sono due processi invarianti, i quali avvengono durante lo sviluppo cognitivo. Per Piaget, interagiscono a vicenda in un processo di equilibrazione. Quest’ultimo, a un livello più alto, può essere considerato di natura regolatoria. Dirige infatti la relazione tra i due processi che abbiamo descritto. Dal momento che gli esseri umani hanno bisogno di una certa sicurezza, per vivere tranquilli, creano l’illusione della permanenza. Non è però vero che tutto sia statico e non cambi mai. La realtà è ben diversa. Ogni cosa è in perenne cambiamento, inclusi noi, ma non ne siamo coscienti. Ce ne accorgiamo soltanto quando il cambiamento diventa tanto evidente da non lasciarci rimedio diverso da quello di affrontarlo.

Piaget nello scenario attuale dell’educazione

I contributi di Piaget all’educazione sono considerati di estrema importanza ancora oggi, a quasi 45 anni dalla sua scomparsa. Lo psicologo è il fondatore della psicologia genetica, la quale ha influenzato significativamente la teoria e la pratica educativa generatasi attorno ad essa. Il lavoro del pedagogista consiste nel pensare umano, ovvero adoperando una prospettiva che sia, al contempo, biologica, psicologica e logica. Uno dei grandi contributi di Piaget all’attuale educazione consiste nell’aver gettato le fondamenta dell’idea secondo cui, durante i primi anni di educazione del bambino, l’obiettivo da perseguire è il raggiungimento dello sviluppo cognitivo. Di fatto, si tratta del primo apprendimento. A tale scopo, è indispensabile e complementare quello che la famiglia ha insegnato al bambino e stimolato in lui. Queste informazioni gli consentiranno di apprendere regole e norme che gli consentiranno di assimilare anche in ambiente scolastico.

Un altro contributo di Piaget che si riflette al giorno d’oggi, in alcune scuole, è quello secondo il quale la teoria impartita a lezione non è sufficiente per affermare che l’argomento sia stato appreso. Vi sono appositi metodi di pedagogia per verificare l’effettiva comprensione, come l’applicazione delle conoscenze, la sperimentazione e la dimostrazione

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