Vaso di Pandora

Arte e Cura… con Tatto

Presto uscirà su Il Vaso di Pandora cartaceo la Monografia tratta dal Webinar del 26 febbraio del 2021 scorso “Perché Arte e Cura”.  Rivedendo e riflettendo  nel mettere assieme i vari Contributi ho avuto occasione di imparare molto ,da questi, e dalle letture intorno al tema così in anteprima desidero trasmettere qualche nota che ho pensato come premessa  al discorso sviluppato a più voci con un’ampia rappresentanza di operatori di Redancia.

Comincio condividendovi una specie di “risonanza”, di “traduzione” di una lettura assai pertinente, forse la lettura più stimolante fatta  nel 2021 appena trascorso e  illuminante anche  a proposito della nostra ricerca tra arte , cura e conoscenza.

Si tratta del libro “Toccare” di Federico Capitoni. Il titolo eccentrico e la dimensione esigua, poco più di 100 pagine, non deve trarre in inganno, come ha fatto notare Carlo Sini presentandolo, perché pone questioni su temi di straordinaria importanza.

Importanza che sostanzierei con una domanda  posta dallo stesso autore a un maestro : perché il tatto e il corpo son stati messi così in second’ordine da tanti filosofi e pensatori? E lui, Carlo Sini ha risposto facendo derivare  questa “deriva intellettualistica” dal concetto, dalla scrittura alfabetica, che è analitica.

Attraverso la scrittura infatti Homo Sapiens ha potuto sviluppare un’eccezionale evoluzione potendo conservare e trasmettere concetti per millenni, ma tuttavia è così che l’origine della parola che è nel corpo, nel gesto, viene tradita: quello che scriviamo sono i significati… abbiamo spogliato il corpo distanziandolo, staccandolo dal pensiero, esercitando attraverso la prima grande tecnica (la scrittura) il controllo sul significato delle parole in una sempre più calzante visione utilitaristico-pratica alla quale tuttavia ha REAGITO L’ARTE come attività corporea concreta che ci può ricondurre alla sensibilità comune di tutto il corpo. Così come la fantomatica ricerca del “sesto senso” potrebbe essere riportata entro la comune cornice del tatto che costituirebbe le fondamenta di tutti gli altri sensi, descrivibili come sue specializzazioni articolate nel movimento: infatti è anzitutto il gesto ad essere umano.

È la musica con la sua sinestesia che meglio esemplifica la collaborazione e la cooperazione dei sensi, coinvolgendo tatto e udito, il corpo suona e risuona, l’onda sonora travolge e trasporta…dandoci anche modo di esplorare spazi e luoghi come nelle interessanti ricerche sonore del sassofonista Dimitri Grechi Espinoza ,per esempio all’interno del Battistero di S Giovanni a Pisa.

I sensi spesso ci appaiono integrati come in una danza e il gesto precede il suono, come si vede guardando un’orchestra che sta per partire e parte… e come suggerisce la “danza”che si può svolgere di fronte a un quadro in mostra: l’andare avanti e indietro nello spazio,dell’osservatore, in movimento davanti al quadro riproduce sostanzialmente rincorporandolo il gesto dell’artista al lavoro, come il pittore che si avvicina e si allontana al dipinto mentre lo produce per rivederlo a diverse distanze.

D’altronde, anche lo scienziato deve “provare” e quindi muoversi e sentire intorno al suo oggetto e in qualche maniera anche lui sporcarsi le mani.

Altro esempio di straordinaria pregnanza le antiche tecniche mnemoniche ancorate al tatto, alla mano e quanto attiene alla chironomica.

Dalla necessità di mandare a memoria le tradizioni “testuali” che prima della scrittura erano affidate al ritmo, alla melodia e guidate dalla mano si sviluppa e appare dunque anche la dimensione pedagogica della musica nell’esperienza tattile (tactus musicale) con il tempo che appunto si batte .

Il tatto opportunamente può essere collegato ancora al peso e alla forza con cui si può colpire e, per citare un’altra forma d’arte, scolpire nella splendida elaborazione michelangiolesca del levare dalla pietra per liberare la statua dentro, ma anche nel problema del dosare la forza che dall’autore di “Toccare”viene ricondotto al tema della perdita. Nello scolpire può succedere di togliere troppo perciò o si prova ad aggiustare o si cambia strada. Dunque si fanno i conti con la perdita: che fare con quello che resta? Si puo’ rinunciare a qualcosa o cambiare direzione e modificare l’oggetto… comprendiamo così ,forse anche meglio, distanziandoci, indirettamente e tramite l’esperienza artistica ,che tutti i giorni abbiamo comunque a che fare con ” quello che resta” e che forse si potrebbe utilizzare in modo nuovo…al di là di sterili rimpianti.

Riflettendo sulla dimensione temporale particolarmente caratterizzata dalla generale accelerazione e iperattività della società odierna emerge da più parti preoccupazione riguardo a capacità e competenze umane che si giovano del fermarsi, della pausa, del silenzio, della meditazione, del contemplare così come l’indugiare,il ripercorrere e il ripetere nell’elaborazione dell’esperienza artistica. Appaiono messe a rischio in altre parole le possibilità di conoscenza, l’attenzione e la concentrazione che modulano i processi del pensiero, del movimento e della sensibilità umana nelle sue più specifiche espressioni  di creatività.

Fausto Petrella  In conclusione di un bel lavoro che prende in esame  una riduzionistica valutazione del Bolero di Ravel diceva :” Diffidiamo dunque da pregiudizi organicistici e psicologicistici e interagiamo con l’opera,penetrando in essa con mente e cuore sgombri,ascoltandola ripetutamente,così come si fa con il paziente in analisi,anche per permettere di conoscerlo,di conoscerci. La psicoanalisi aspira ad una forma di conoscenza incompatibile con la fretta,la superficialità e i limiti di un unico ascolto con l’applicazione semplice di uno schema,di un modello,di molti modelli.”

  Forse  possiamo dire che Arte e Cura hanno un comune fondamento che prevede una speciale pazienza nell’attesa che il lavoro si sviluppi. In questo senso l’impegno e la fatica di far vivere la speranza nel curante e nel paziente è ben rappresentato nell’approccio psicoterapeutico relazionale costitutivo della cura.

Per concludere queste note propedeutiche  alla prossima pubblicazione  sul convegno dell’anno scorso ,mi piace ricordare il proseguire del nostro percorso in questo ambito che si sviluppa con i Laboratori  che si stanno svolgendo nella Pinacoteca di Savona di cui accludo la locandina e che coinvolge tutto il gruppo Redancia  dove a vario titolo l’interesse per la dimensione artistica nelle sue varie espressioni rappresenta un valore fondante e identitario degli operatori .

Bibliografia

Federico Capitoni  Toccare Ed. Jaca Book

Fausto Petrella  L’ascolto e l’ostacolo. Psicoanalisi e musica Ed.Jaca Book

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