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Animal hoarding: cos’è la sindrome di Noè?

L’espressiona animal hoarding si può tradurre in italiano con accumulo di animali. Il fenomeno non è molto noto nel nostro Paese, ma ciò non significa che non ci riguardi. Non è conosciuto non perché non sia diffuso, bensì perché è sommerso e non fa notizia. Si tratta di una patologia piuttosto difficile da riconoscere, dal momento che molto spesso non la si identifica come tale, poiché si considera erroneamente soltanto una forma di amore eccessivo verso gli animali. Questo affetto però è malato e dietro esso si cela una grande sofferenza, tanto per l’essere umano quanto per i suoi amici pelosi. La sindrome di Noè, altro modo di definire questo legame troppo forte per essere sano, è un disturbo psicologico a tutti gli effetti. Quando qualcuno ci racconta di condividere la sua vita con numerosi gatti, diversi cani e svariati criceti, potrebbe non essere soltanto un tipo piuttosto eccentrico.

L’animal hoarding è un subdolo disturbo

La stessa opinione pubblica fatica a delineare l’animal hoarding per quello che è davvero: un serio disturbo psicologico. Quando casi particolarmente eclatanti, riguardanti persone afflitte dalla condizione, raggiungono l’attenzione dei media, chi li segue finisce per schierarsi in una di due squadre. La prima ritiene l’accumulatore di animali un benefattore incompreso, poiché accoglie sotto il suo tetto numerose creature che, altrimenti, condurrebbero una vita da reclusi in canile o da abbandonati lungo le strade. La seconda, quella diametralmente opposta, lo considera un aguzzino incapace di concedere ad altre creature viventi la loro libertà. Forse soltanto chi sia ferrato in psicologia riesce a definire l’accumulatore nei termini dovuti. Abbiamo a che fare con una persona che ha necessità di attenzione da parte di uno specialista.

Per affrontare come si deve l’animal hoarding è necessario un intervento multidisciplinare, che preveda un’integrazione di terapie. Il disturbo richiede che tutti gli operatori coinvolti nella sua risoluzione siano ben formati. Tecnici dei servizi di igiene; operatori di canili e rifugi per animali; assistenti sociali; psicologi e psichiatri. Tutti questi professionisti sono coinvolti e chiamati ad agire in sincronia.

Tanto l’accumulatore quanto gli animali sono accomunati da una condizione di disagio. Il primo non si accorge che sta trattando le creature che deve amare come scatole vuote nelle quale riporre il tanto affetto che possiede, senza però amare davvero nessuno. I secondi si rendono conto di essere troppi, in uno spazio insufficiente, e di fungere da serbatoi e cassetti vuoti per qualcuno che, in realtà, non è in grado di amare in maniera sana. L’animal hoarding è una patologia a tutti gli effetti. Non si deve aver timore di definirla tale. Colui che accumula non è in grado di portare avanti un esame di coscienza e rendersi conto di quanto stia facendo. È inconsapevole del suo problema e, anche se lo si mette di fronte a esso, preferirà distorcere la realtà, anche fino al delirio, piuttosto che ammettere di avere un problema da gestire.

Animal hoarding: tre cani
L’animal hoarding è ragione di sofferenza tanto per il padrone quanto per gli animali

Quando possiamo parlare di animal hoarding

Tipicamente, un accumulatore di animali accoglie tante creature nella propria abitazione. Esistono casi di persone che lo facciano esternamente, magari in strutture specializzate per la cura dei nostri amici pelosi, ma sono abbastanza rari. L’hoarder vuole i suoi animali sempre vicini a sé. In genere, si tratta di cani e gatti, sebbene talvolta si incontrino anche compagni meno convenzionali, per così definirli. La quantità di creature prese in affido è probabilmente il sintomo più evidente dell’animal hoarding, ma non è certo l’unico. Altro aspetto fondamentale è la manifesta incapacità di curare tutti gli animali di cui si disponga. Dato l’elevato numero di capi, infatti, sarà ben difficile nutrirli adeguatamente, dedicar loro uno spazio adeguato, assicurare una tempestiva assistenza veterinaria e rispettare le caratteristiche etologiche della specie.

Se qualcuno si stesse domandando quale numero di animali sia possibile accudire prima di essere considerati accumulatori, sappia che non c’è una risposta. Nella letteratura disciplinare, i casi variano. Talvolta gli animali sono una decina abbondante, in altre occasioni diverse centinaia. Per distinguere la patologia, ci si può servire dei seguenti 5 indicatori.

Criteri di definizione

  • Quando il numero di animali posseduti supera la capacità del padrone di prendersene cura, si verifica una situazione di animal hoarding;
  • l’hoarder non si considera soltanto un amante degli animali, bensì un loro salvatore (equiparabile a Noè sulla sua arca, da cui il nome di sindrome di Noè);
  • anche soltanto pensare di doversi separare dai propri amici pelosi, magari per un solo giorno, provoca angoscia e disperazione;
  • gli animali sono accuditi in uno spazio chiaramente insufficiente a fronte del loro numero, ove non è possibile prendersene cura a dovere. L’accumulatore non se ne interessa più di tanto, privilegiando il fatto di disporre di un luogo colmo delle creature che ama dove poter riversare il suo interminabile affetto. Nelle situazioni più estreme, gli animali possono addirittura morire di stenti;
  • L’abitazione appare in condizioni igieniche precarie e, via via, sempre più deteriorate. Aumenta il rischio di zoonosi che fanno spillover dall’animale all’uomo nonché di infestazioni da insetti e parasiti che vivono in simbiosi con il pelo dei nostri amici. In aggiunta, si potranno sviluppare patologie dovute alle esalazioni di ammoniaca contenuta nell’urina e nelle feci. Anche la struttura potrebbe soffrire di danneggiamenti dovuti all’azione degli animali e farsi più debole e soggetta a incendi e cedimenti. Non parliamo poi del rapporto con i vicini, il quale potrebbe frammentarsi a causa di rumori molesti, cattivi odori, o semplice preoccupazione – da parte loro – verso il benessere degli animali.

Leggi anche: “Perché è sbagliato compiacere gli altri e come smettere di farlo

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