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Amore evitante, come gestire l’attaccamento in modo sano

Lo psicologo e psicanalista britannico John Bowlby ha legato il suo nome principalmente alla teoria dell’attaccamento. Essa offre un quadro completo, e piuttosto esaustivo, su come la personalità si formi fin dai primi anni di vita. Gli studi che hanno portato lo specialista a definire i contorni della sua teoria hanno ormai compiuto 60 anni (Bowlby se n’è andato nel 1990) ma restano ancora attuali. Si sono rivelati davvero molto utili nello studio dei traumi infantili e hanno evidenziato connessioni precedentemente sconosciute tra abusi, trascuratezza ed emersione di patologie. Secondo la sua teoria, un legame emotivo sicuro e continuativo tra il bambino e una figura di riferimento favorisce uno sviluppo emotivo sano. Ciò è inevitabile se si desideri consolidare una base per le future relazioni interpersonali. Tra i quattro tipi di attaccamento ve n’è uno insicuro, ribattezzato dell’amore evitante.

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La teoria dell’attaccamento

John Bowlby definiva l’attaccamento come un legame emotivo profondo e duraturo. Esso si sviluppa molto presto tra un bambino e la sua figura di riferimento primaria, solitamente la madre. Questo legame è cruciale per il benessere emotivo e sociale del bambino. Non solo. Influenza il suo integrale sviluppo futuro. Contatto fisico, cura, premura e vicinanza costante offrono al bimbo, o alla bimba, un senso di sicurezza e fiducia nelle relazioni future. L’attaccamento si sviluppa attraverso diverse fasi. Inizialmente è indiscriminato ed espansivo verso la madre e i parenti, poi si evolve in attaccamenti mirati, più specifici.

L’idea chiave da cui muoveva Bowlby era che l’attaccamento fosse un bisogno fondamentale per neonati o bambini. L’assenza o la qualità insoddisfacente delle relazioni nei primissimi anni possono portare a problemi, tanto emotivi quanto comportamentali, sul lungo termine. La teoria ha influenzato l’intera psicologia dell’infanzia successiva, contribuendo a una maggiore comprensione dello sviluppo e del benessere dei più piccoli. Le intuizioni dello psicologo britannico sono fortemente ispirate dagli studi di Sigmund Freud e Donald Woods Winnicott. I due si sono interessati a questi temi prima di Bowlby.

L’attaccamento è una chiave davvero molto importante per la vita di un bambino, capace di creare un legame emotivo sicuro e continuativo, sul modello del quale si possono plasmare tutti i rapporti successivi che si andranno a creare nel corso della crescita.

Amore evitante: un attaccamento gestito in maniera più fredda del normale può portare il bambino ad affidarsi meno agli altri, una volta cresciuto

Concetti chiave

L’impianto teorico della teoria dell’attaccamento ruota attorno a tre concetti chiave.

  • La sicurezza del rifugio rappresentato dalla figura di attaccamento. Il bambino regola le proprie emozioni in relazione di quelle della sua ancora. Essa si pone come una guida chiamata a fortificare il piccolo, creando un senso di sicurezza per lui fondamentale, senza il quale non potrebbe imparare a conoscere il mondo in maniera corretta. Quando il bimbo ha bisogno di conforto, lo trova in questa figura.
  • Il caregiver, ovvero la già citata figura di attaccamento. Fornisce sicurezza, conforto e supporto emotivo. Il legame tra questi due è fondamentale e su questa esperienza il bambino baserà l’intera storia relazionale della sua vita.
  • La prossimità. Strettamente legato ai due già visti, questo concetto sottolinea tutta l’importanza che abbia, per la sicurezza e il benessere emotivo del bimbo, la vicinanza fisica alla persona di attaccamento. Nei primi anni di vita si prova un vero e proprio desiderio innato di convivenza e condivisione tra queste due figure, che è inconscio e va soddisfatto, per il benessere futuro del piccolo.

La gestione dell’amore evitante

L’attaccamento influisce fortemente sulla maturazione emotiva e l’approccio relazionale che il bambino terrà durante la sua vita da giovane prima e adulto poi. Il processo dura per l’interezza dei primi due anni di vita, e a volte si allunga anche oltre, per qualche mese. In questo arco di tempo, il legame emotivo si fa sempre più forte e il bambino, oltre a legare con la sua figura di attaccamento, impara a esplorare l’ambiente circostante e si dota di modelli operativi interni, che sfrutterà per stringere relazioni negli anni successivi.

I tipi di attaccamento possibili tra madre, o persona di riferimento, e bambino, sono quattro. Il primo è stato ribattezzato sicuro, il secondo ansioso-ambivalente, il terzo insicuro-evitante e il quarto disorganizzato. In questo focus, esploriamo da vicino il terzo tipo.

L’amore evitante nella teoria dell’attaccamento

I bambini caratterizzati da questo tipo di attaccamento evitano il caregiver e non cercano consolazione, né supporto, da lei o da lui. Sono abituati a gestire le proprie emozioni in autonomia e a evitare la dipendenza. Leggendo queste caratteristiche può apparire come un ottimo modo di maturare, e per certi versi lo è, in quanto può dare origine a personalità forti e indipendenti. D’altra parte, però, può anche far crescere individui non capaci di rapportarsi con gli altri, timidi, solitari e impauriti.

Alla base dell’attaccamento evitante troviamo esperienze in cui i bisogni emotivi del bambino non sono adeguatamente considerati e soddisfatti. Durante l’infanzia, fase fondamentale dello sviluppo, se le figure di riferimento non rispondono in modo coerente e adeguato alle richieste di affetto del piccolo, questo può sviluppare una sensazione di sfiducia e imparare a evitare di dipendere dagli altri. In questo modo, però, può anche rinunciare completamente a rapportarsi a loro in maniera orizzontale e proficua, restando introverso, solitario o, nella peggiore delle ipotesi, isolato e incapace di uscire dal suo guscio.

La fase di attaccamento è fondamentale e va gestita in serenità, preoccupandosi di curare al meglio il bambino che si sta formando e sta, letteralmente, imparando a conoscere il mondo. L’amore evitante non è una pecca di per sé, nella vita di una persona, ma può diventarlo. Esso influirà infatti considerevolmente sul modo di relazionarsi futuro del bambino. Se questi avrà un carattere forte, non riscontrerà alcun problema. Se dovesse però soffrire la sua difficoltà ad aprirsi agli altri, potrebbe incontrare complicazioni nello stringere relazioni significative.

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