Sono un medico di campagna.
Da trentuno anni giro con la mia auto, ogni giorno, tra l’Appennino Ligure e le colline del basso Piemonte, per esercitare la professione nelle comunità terapeutiche psichiatriche.
Da ragazzo ho lavorato in campagna, ora, nel tempo libero, mi dedico a un orto, ho una dozzina di galline, tre pecore, una vigna e una trentina di alberi d’ulivo. Amo stare nella natura, lavorare all’aria aperta mi aiuta a stare bene.
Da qualche mese sulle riviste di medicina arrivano notizie preoccupanti sulla Candida Auris, un fungo che ha imparato a resistere ai comuni antimicotici, ha colonizzato alcuni reparti dei nostri ospedali, è pericolosa soprattutto per le persone anziane e per i pazienti fragili, le infezioni sistemiche hanno una mortalità che sfiora il 50 %. Credo sia il primo fungo multi-resistente, l’ultimo arrivato di una lunga serie di microrganismi che hanno imparato a resistere ai farmaci che dovrebbero ucciderli, fra questi lo Staphilococcus Aureus Meticillino Resistente, il Clostridium Difficile, la Klebsiella Pneumoniae, l’Acinetobacter e la Pseudomonas Aeruginosa.
Sta crescendo la consapevolezza che i nostri ospedali siano luoghi pericolosi: per andare in ospedale bisognerebbe stare abbastanza bene, non trovarsi in una condizione di fragilità, perché altrimenti si rischia di essere infettati da uno dei super-microbi sopravvissuti alle battaglie contro i farmaci, che si sono evoluti e hanno sviluppato multi-resistenze.
È un fenomeno preoccupante, forse il principale motivo d’allarme per il futuro della Medicina, da tanto tempo si cerca di comprenderne le ragioni, la più importante delle quali sembra sia l’abuso di antibiotici, che è stato perpetrato negli ultimi cinquant’anni.
Si cercano anche soluzioni, che possono essere riassunte in due gruppi, la ricerca di nuovi antimicrobici capaci di superare le resistenze e l’adozione di procedure di disinfezione e sterilizzazione degli ambienti.
È su questa seconda questione che un medico di campagna s’interroga.
Mi chiedo come mai gli ospedali siano ambienti sempre più pericolosi, nonostante l’adozione di misure di pulizia e igiene ambientale via via più rigorose.
È possibile che si sia sbagliato approccio, deduco questo da alcune osservazioni della natura, dagli studi di biologia e dalla pratica in agricoltura.
In natura gli ecosistemi si basano sull’equilibrio delle forze: un sistema è sano, non quando una forza viene disintegrata, ma quando viene perseguito l’equilibrio tra quella forza e le altre del sistema. Sono tanti gli esempi di ecosistemi che comportano il mantenimento dei microrganismi, piuttosto che la loro eliminazione.
Un esempio è il terreno agricolo: la fertilità e la possibilità di prevenire le malattie degli alberi e degli ortaggi sono legate alla presenza di microrganismi nel terreno, l’humus ne pullula, l’eventualità di avere un terreno fertile e sano è legata alle caratteristiche di umidità e acidità e alla presenza di microelementi che garantiscano il loro sviluppo equilibrato.
Un altro esempio è l’acquario. Chi ha un acquario impara che la garanzia di sopravvivenza e di crescita dei pesci e delle piante acquatiche è legata alla presenza dei microrganismi: quando si acquista un acquario nuovo, i pesci possono essere introdotti solo dopo che questi hanno reso l’acqua idonea, circa dopo trenta o quaranta giorni.
Un altro esempio è il Microbiota umano, l’insieme dei microrganismi che vivono in simbiosi con noi, soprattutto nel nostro intestino, sulle mucose e sulla nostra pelle. Il Microbiota umano è una sorta di organo aggiuntivo che, in una persona adulta, pesa complessivamente circa un chilo. I microrganismi viventi sulla pelle e all’interno del corpo sono fondamentali per il corretto funzionamento del metabolismo, per la regolare funzione del sistema immunitario e per molte altre funzioni, compresa probabilmente la salute mentale. Una normale funzionalità del Microbiota è legata all’equilibrio nel numero e nella localizzazione delle specie in ciascun apparato: la condizione in cui l’equilibrio è mantenuto si definisce Eubiosi, quando l’equilibrio è perduto si parla di Disbiosi.
Non voglio approfondire il tema sulle funzioni complesse dei microrganismi negli ecosistemi, non è di questo che intendo parlare, bensì della fondamentale funzione di occupare spazi che, in loro assenza, sarebbero colonizzati da microrganismi che veicolano malattie.
È proprio quello che sta accadendo nei nostri ospedali: l’impiego e l’abuso di farmaci antimicrobici e l’adozione di procedure aggressive di disinfezione e di sterilizzazione ambientale hanno fatto sì che si distruggesse la popolazione endemica, favorendo in questo modo l’eventualità che i microrganismi multi-resistenti colonizzassero gli spazi e generassero una sorta di Disbiosi ambientale, simile concettualmente alla Disbiosi intestinale iatrogena, provocata dalla terapia con antibiotici.
Da molto tempo abbiamo imparato a riconoscere le Disbiosi intestinali in corso di terapia antibiotica, è prassi consolidata che, insieme agli antibiotici che uccidono i batteri, si prescrivano simultaneamente Probiotici a base di Fermenti Lattici, nella speranza che questi contrastino la colonizzazione dell’intestino da parte dei microbi che hanno sviluppato resistenze.
Ciò che sta accadendo nei nostri ospedali è una Disbiosi ambientale.
Probabilmente abbiamo sbagliato approccio, dovremmo piuttosto recuperare l’Eubiosi degli ambienti di cura, attraverso azioni che ripristinino un equilibrio tra i componenti dell’ecosistema. In definitiva, invece che sterminarli, dovremmo favorire la presenza di microrganismi docili, che occupino spazi che, diversamente, verrebbero colonizzati da altri multi-resistenti, che veicolano malattie.
Chi lavora in campagna conosce come si tiene pulito un ovile o una gabbia per i conigli: si toglie il letame, si sparge la calce con la cazzuola, si ripristina la lettiera con strame asciutto, fatto di paglia, foglie secche o aghi di pino. Un ovile pulito è un ambiente certamente non sterile, eppure sano, probabilmente meno pericoloso di un reparto ospedaliero.
Nei reparti ospedalieri vieterei i disinfettanti, mi limiterei all’impiego dei detergenti, i pavimenti dovrebbero essere di ceramica porosa non maiolicata, oppure di cotto, come i canolicchi che supportano le colture batteriche degli acquari, abolirei il linoleum e gli altri pavimenti di plastica, favorirei lo sviluppo di una popolazione endemica, attraverso lo spargimento periodico di humus sui pavimenti, strofinato meccanicamente con apposite scope.
Inoltre, nei corridoi e nelle camere favorirei la presenza di acquari, di terrari aperti e di una lettiera domestica per l’allevamento dei lombrichi per la produzione dell’humus e la bonifica dell’humus già utilizzato.
I terrari, gli acquari, la lettiera per l’allevamento dei lombrichi sarebbero Probiotici, favorirebbero la colonizzazione dell’ambiente ospedaliero da parte di microrganismi innocui, proprio come i Fermenti Lattici che utilizziamo per ripristinare la flora batterica dell’intestino dei pazienti sottoposti a lunghi cicli di terapia antibiotica.
Inoltre, essendo ciascuno di essi un microsistema particolarmente sensibile, rappresenterebbero elementi per testare l’Eubiosi, la salute dell’ambiente, l’equilibrio tra gli elementi che lo compongono. Un acquario dove l’acqua intorpidisce e i pesci muoiono è un acquario malato, occorre curarlo, ritrovare l’equilibrio del sistema, ripristinare l’Eubiosi. Un terrario dove il muschio marcisce e le piante appassiscono, è un terrario malato, un altro sensibile test per intercettare precocemente un disequilibrio del sistema. I lombrichi sono sensibili alla temperatura, all’acidità e all’umidità del terreno, la quantità e la qualità dell’humus che producono è un indice particolarmente fedele dell’equilibrio ambientale.
Chi legge questo articolo non creda che non sia consapevole dell’inutilità di quanto ho scritto. Nessun reparto ospedaliero avrà mai lombrichi, pesci e muschi, i pavimenti saranno di plastica liscia, piuttosto che di ceramica porosa, l’humus non verrà sparso, Gluteraldeide e Ipocloriti saranno impiegati sempre più copiosamente.
Ho tuttavia esposto un punto di vista diverso, eversivo, ho voluto argomentare per renderlo almeno plausibile. La tesi è che quanto più ci allontaniamo dall’ordine naturale delle cose, tanto più è necessario domandarsi se la strada tracciata sia quella giusta.
Dario, pensiero acuto, mi trovi allineato. Il mio passato da allevatore me ne conferisce titolo. Così come, parallelamente, l’igienizzazione estrema pare essere all’origine di molte forme asmatiche nei bambini…
La conoscenza umana d’altronde non progredisce fino a quando qualcuno mette in discussione l’ordine costituito.
Mi è piaciuto Dario, per altro nell’agricoltura succede lo stesso. I pesticidi al posto di un sistema naturale.
Ho in mente le risaie, gli uccelli, gli insetti, gli alberi da frutta intorno ….