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Sindrome di Wendy, ossessione preoccupante

La sindrome di Wendy, nota anche con il suo altro nome – meno calzante – di sindrome della crocerossina, è una condizione di perfezionismo altruista, spesso logorante per chi ne sia vittima. La dinamica che la contraddistingue è molto particolare e anche le sue implicazioni sulla vita relazionale necessitano di una certa attenzione. Pur essendo focalizzata su un aspetto positivo come quello dell’altruismo, la condizione nasconde un lato oscuro.

Vediamo, nei prossimi paragrafi, a cosa ci riferiamo quando parliamo di sindrome di Wendy.

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La sindrome di Wendy o della crocerossina

Questa particolare condizione si contraddistingue per la forte necessità di soddisfare sempre richieste e bisogni altrui. Chi ne soffre trascura le proprie necessità poiché deve mantenersi sempre e comunque disponibile per gli altri. Ciò significa essere pronto ad aiutarli e confortarli, risolvendo i loro problemi prima dei suoi. Com’è intuibile, il nome si deve alla celebre fiaba di Peter Pan. Nella vicenda Wendy, nonostante non abbia più di 10 anni, si caratterizza per il suo fin troppo spiccato senso di responsabilità e per la sua tendenza a prendersi sempre cura di tutti, in maniera instancabile e costante. Le sue condizioni di vita l’hanno infatti resa un’adulta precoce, affidandole l’incarico di aiutare e confortare i bambini residenti sull’isola che non c’è, a partire dal suo contraltare, l’eternamente immaturo Peter.

Dalla fiaba alla realtà

Difficilmente James Matthew Barrie, lo scrittore scozzese creatore del fantastico universo di Peter Pan, si sarebbe mai aspettato che l’eroina partorita dalla sua fulgida mente potesse dar nome a un disturbo psicologico. Eppure oggi questa condizione colpisce numerose donne. Esse cadono spesso vittima di questa eccessiva dedizione verso il prossimo. Anche una considerevole percentuale di uomini, comunque, ne soffre. Occorre fare attenzione a questa sindrome, in quanto chi si proietta in maniera troppo protettiva e accudente verso l’altro trascura e sacrifica i propri bisogni, intaccando la sua salute mentale.

Prendersi troppo cura del prossimo comporta uno stravolgimento di ruoli. Se esasperiamo la nostra cura nei confronti delle altre persone assumiamo un ruolo da genitore, che non sempre il nostro partner o la nostra partner gradiscono. Lo stesso vale naturalmente all’interno di un gruppo di amici o colleghi. Ci si mostra sempre attenti e disponibili perché si è convinti che sia il modo giusto di porsi. Si presume che sia l’unica maniera affinché il benessere dell’altro possa materializzarsi. Va da sé che questa dinamica è molto disfunzionale. La vittima della sindrome di Wendy è spesso impaurita. Avrà infatti timore di perdere il proprio oggetto d’amore se non gli dedica, o le dedica, tutta l’attenzione possibile.

Sindrome di Wendy: quando accudire diventa soffocare
La sindrome di Wendy esaspera l’attenzione verso il prossimo e rende l’altruismo soverchiante

La genesi della sindrome di Wendy

Alla radice di questa condizione troviamo solitamente dei livelli di autostima piuttosto bassi. Chi pensa di non essere all’altezza delle persone che ha accanto potrebbe sviluppare pensieri disfunzionali che lo portino a prendersi eccessivamente cura di loro perché ritiene che lo ameranno – o la ameranno – se sarà in grado di accudirli a dovere. Naturalmente, un simile do ut des ha senso soltanto per chi abbia difficoltà relazionali.

In generale, non esistono obiettivi prediletti per questo delirio emozionale, sebbene normalmente i più coinvolti siano i partner delle vittime della sindrome di Wendy. L’attenzione eccessiva, però, può riguardare anche genitori, figli, fratelli, amici o colleghi. La conditio sine qua non, l’elemento essenziale perché si inneschi, per così dire, la sindrome della crocerossina è l’esistenza di qualcuno da curare. Ciò comporta un’attrazione molto potente da parte delle Wendy per chi abbia bisogno di attenzione e cura, dunque per persone poco autonome o con evidenti difficoltà ad abbandonare la propria famiglia. La condizione della crocerossina può essere una maschera dietro la quale nascondere un disturbo da personalità dipendente, contraddistinto dal terrore di restare soli.

Caratteristiche della crocerossina

I sintomi della sindrome di Wendy possono essere svariati e non sempre si riscontrano i medesimi. In questo specchietto abbiamo voluto elencare i più rilevanti:

  • Paura dell’abbandono e del rifiuto da parte degli altri;
  • timore di restare soli;
  • stimolo, vissuto come vera e propria necessità, a sacrificarsi per amore del prossimo;
  • bassa autostima e volontà di aumentarla. Per riuscire nell’intento ci si inganna, autoconvincendosi di essere indispensabili per qualcuno e aumentando in questa maniera la propria percezione di importanza;
  • tendenza a trascurare oppure ignorare i propri bisogni e desideri, spesso dimenticandosene proprio, per concentrare tutte le energie sul sostegno al prossimo;
  • ricerca di gratificazione nel semplice rendersi utile, senza bisogno di alcuna ricompensa;
  • grande generosità;
  • tendenza a lasciarsi manipolare;
  • sensazione di inutilità o basso valore ogni volta che non ci siano bisogni altrui da soddisfare;
  • incapacità di entrare in profondo ascolto delle proprie esigenze.

Molte di queste caratteristiche sembrano positive. La particolarità della sindrome di Wendy è però che esse sono sempre eccessive, innaturali e sintomi di un disagio che può essere anche molto profondo e celare una dipendenza emotiva troppo forte verso il Peter Pan della relazione, ovvero colui, o colei, di cui ci si prende cura in maniera troppo smaccata.

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