La ludopatia, o dipendenza da gioco, è una condizione di dipendenza patologica.
È possibile uscirne da soli? E se sì, come? La ludopatia, nell’era contemporanea, rappresenta un problema sociale, oltre che psicologico.
Indica quell’incapacità persistente di gestire e resistere all’impulso di dedicarsi ad attività e comportamenti legati al gioco, tale da generare una forma di dipendenza intensa.
I comportamenti derivanti dalla ludopatia si intensificano gradualmente, come per tutte le dipendenze, incidendo sul funzionamento dell’individuo affetto in tutte le aree della sua vita: dal lavoro, alla famiglia, alle relazioni sociali, alla stabilità emotiva ed economica.
Ludopatia, come uscirne da soli
Il termine ludopatia indica un disagio psicologico che ha vissuto una diffusione sempre maggiore negli ultimi decenni.
Il fenomeno non è altro che la conseguenza prevedibile dell’offerta sempre più variegata e facilitata ai canali di accessi al gioco d’azzardo, grazie allo sviluppo tecnologico-digitale.
La gradualità con cui si instaura la dipendenza da gioco d’azzardo, sommata alla tolleranza sociale nei confronti di tale comportamento, comportano una sottovalutazione del problema sia in chi ne soffre che in chi lo circonda.
Chi si ritrova in una condizione patologica di ludopatia tenta quindi, nella maggior parte dei casi, di capire come uscirne da solo, anche a causa del senso di vergogna insito alla condizione stessa.
Ma si può effettivamente uscire da soli da una dipendenza patologica comportamentale?
La ludopatia è una condizione di dipendenza patologica
La ludopatia è ufficialmente inserita oggi nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DMS 5) nel capitolo sui disturbi da uso di sostanze e disturbi di addiction.
Si tratta di un problema clinicamente significativo.
Quando la dipendenza da gioco da azzardo diventa patologica, l’auto-cura può rivelarsi inefficace e trascinare il problema nel lungo periodo, compromettendo pericolosamente il benessere mentale della persona.
In fasi avanzate, la ludopatia merita attenzione e considerazione specialistica: tale condizione, al pari delle dipendenze da sostanze, comporta fenomeni quali il craving, crisi di astinenza, forte disagio sociale.
Chiedere aiuto ad amici e familiari non è sintomo di debolezza: è il primo passo per avviarsi verso la guarigione e intraprendere il percorso di cura più idoneo al caso specifico.
Ludopatia e gioco d’azzardo
Nella nostra esperienza sociale e culturale, la ludopatia è strettamente correlata al gioco d’azzardo.
Ma il gioco d’azzardo è, per definizione, incontrollabile: chi gioca d’azzardo non può determinare gli esiti del gioco.
La dipendenza da questa tipologia di gioco deriva, paradossalmente, proprio dalla sua incontrollabilità e da quell’inconscia spinta a ricercare nell’ignoto la gratificazione che deriva dalla vittoria.
Gli studi di ricerca su persone con dipendenza da gioco d’azzardo patologica hanno riscontrato un’alterazione del rilascio di dopamina, quel neurotrasmettitore che genera senso di felicità, gioia e ricompensa.
La grossa quantità di dopamina che rilascia il cervello di un soggetto ludopatico in momenti di gioco, lo spinge a ricercare costantemente questa sensazione, innescando un circolo vizioso di rincorsa alla ceca della vittoria.
L’incontrollabilità del gioco d’azzardo è uno specchio dell’impulsività che caratterizza la ludopatia: il soggetto dipendente dal gioco sente la necessità di giocare subito sia in caso di vittoria che di perdita.
Le scariche di dopamina sono quindi spesso seguite da stati di irrequietezza, ira e irritabilità.
Il tunnel della dipendenza porta con sé disturbi di ansia o depressione, in molti casi già presenti agli esordi della dipendenza e causa scatenante dell’approccio al gioco d’azzardo. Per questo motivo è importante intraprendere un percorso di cura specialistico e approfondire le cause della dipendenza e le appropriate strategie terapeutiche.
Le fasi della ludopatia
La ludopatia si manifesta, semplificando, in due fasi fondamentali: la prima ricreativa e la seconda di dipendenza patologica.
Inizialmente, il soggetto si avvicina al gioco d’azzardo per curiosità, per “azzardare” la ricerca di sensazioni eccitanti e distrarsi positivamente. Riconoscere però nel benessere illusorio del momento di gioco una via di uscita da pensieri spiacevoli o da una condizione insoddisfacente può essere una spinta alla dipendenza ludopatica. Soprattutto, cercare sensazioni positive in qualcosa di incontrollabile può essere la risposta a una condizione di insoddisfazione, di ansia, di depressione o di altri disagi psichici e comportamentali.
La ludopatia insorge infatti spesso come conseguenza di malesseri psicologici preesistenti, latenti o trascurati.
Nella fase di dipendenza, si è rilevato come molti giocatori associno il gioco a significati più ampi: le esperienze di vincita o di perdita al gioco diventano metafore esistenziali o della realizzazione dell’individuo. La ricerca spasmodica della vittoria attraverso il gioco compulsivo generano vergogna e senso di colpa.
Il soggetto affetto da ludopatia diventa via via consapevole del suo problema, ne soffre l’impatto negativo sulla propria esistenza. A lungo andare entra quindi in uno stato di lotta contro i suoi stessi impulsi, ma lo sforzo per sopprimerli e resistere genera una frustrazione tale da spingerlo a ricercare sollievo nel gioco stesso.
È in questa fase che la ludopatia diventa una patologia pericolosa, catapultando il soggetto in un tunnel che sembra non avere una via d’uscita.
Uscire dal tunnel della dipendenza da gioco
La propensione di una persona alla dipendenza da gioco si può riconoscere già nella sua fase ricreativa.
Il gioco d’azzardo può infatti, già dai primi approcci, rivelarsi particolarmente attraente e il desiderio di soddisfazione che ne deriva diventa così un pensiero sempre più frequente. Riconoscere il problema prima della sua degenerazione patologica può aiutare il soggetto a uscirne anche da solo. Il percorso di distacco dal gioco sarà difficile e motivazione e consapevolezza sono fondamentali.
Per contrastare l’impulso a giocare, in stadi non patologici, si possono mettere in pratica esercizi di autoregolazione, come posticipare il momento da dedicare al gioco a un momento successivo rispetto all’insorgere del desiderio. È importante, ad esempio, tenersi lontani da situazioni, luoghi e persone legate al gioco d’azzardo e disinstallare eventuali App di gioco dai propri dispositivi digitali.
Può essere di aiuto dedicarsi ad attività alternative, sviluppando nuovi hobby e interessi.
Fondamentale è poi interrogarsi sulle cause scatenanti, riconoscere l’importanza di ascoltarsi e conoscersi e agire per salvaguardare il proprio benessere mentale.
La terapia psicologica per sconfiggere la ludopatia
Come per tutte le dipendenze, il trattamento maggiormente consigliato per guarire dalla ludopatia è quello psicologico o psicoterapeutico.
È consigliato intraprendere un percorso di terapia psicologica già dalle prime avvisaglie o timori di sviluppo della patologia, così da scongiurare lo sviluppo patologico e curare il disagio psicologico all’origine.
Laddove richiesto, il percorso psicoterapeutico può necessitare l’affiancamento di trattamenti farmacologici.
In caso di ludopatia, cercare di capire come uscirne da soli è sconsigliabile: il percorso è difficile, lungo e, soprattutto, può essere indice di condizioni personali sfavorevoli e riconoscibili grazie all’aiuto di un sostegno psicologico e di una guida professionale.
Ciò che bisogna ripetersi è che il luogo comune dello “smetto quando voglio” non è altro che il primo vero sintomo dello sviluppo di una condizione di dipendenza pericolosa che non merita di prendersi il controllo la nostra vita.