La maternità è una delle più belle esperienze nella vita di una donna, spesso la più bella in assoluto. Una gioia che apre gli occhi, una famiglia che cresce e intraprende un viaggio da percorrere assieme: l’insieme di sensazioni offerto dal termine di una gravidanza è straordinario, tanto che si fa davvero molta fatica a descriverlo attraverso la scrittura. Emozioni di questo tipo devono essere vissute in prima persona. Eppure, talvolta l’euforia e la felicità durano poco. Non tutte le madri sono infatti adatte a vivere la maternità, tanto che possono sentirsi fuori posto, a disagio, quasi come se fossero estranee a loro stesse. In questo caso, si parla di regretting motherhood, utilizzando un termine preso in prestito dalla lingua inglese e traducibile letteralmente con rimpiangere la maternità.
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Regretting motherhood, che cosa significa
Diventare genitori significa cambiare completamente la propria vita, talvolta sconvolgerla completamente. È infatti necessario adattarsi a una quotidianità nuova e precedentemente sconosciuta che comporta indubbiamente gioie, ma anche numerose fatiche e diversi dolori. A volte, può emergere un vissuto di pentimento, dovuto alla nostalgia delle proprie abitudini precedenti. Ciò non significa amare meno i propri figli, che restano adorati, bensì fare difficoltà ad accettare la nuova condizione genitoriale. Quando si diventa madre, o padre, si varca una linea. Inevitabilmente, da una parte resta il prima e su quella in cui ci si ritrova c’è il dopo.
Alla luce di queste considerazioni, si è acceso in tempi recenti un vero e proprio dibattito. Se è giusto rivendicare il diritto di essere genitori e di esserlo anche in forma atipica, come nel caso di coppie separate, arcobaleno, omogenitoriali e così via, allora lo è anche non esserlo e non sentirsi in colpa per questo motivo. E che dire di chi si pente di esserlo diventato, allora?
Sono ancora numerose le famiglie che mettono al mondo un figlio più perché lo sentono come un obbligo o un atto dovuto che perché lo desiderino veramente. È come se si trattasse di una condizione mitizzata. Non esistono risultati scientifici che affermino come le coppie con figli siano più felici di quelle senza. In quest’ottica, può capitare che una neomamma si trovi a ripensare la sua scelta. Regretting motherhood significa proprio questo: farsi prendere da dubbi, incertezze o rimorso relativamente alla decisione di concepire.
Testi di riferimento
Regretting motherhood è il titolo di un libro che si dedica proprio a questo tema. L’autrice è la sociologa israeliana Orna Donath, la quale ha raccolto nel suo volume le dichiarazioni di 23 mamme, intervistate relativamente alla loro esperienza. Il testo mette in risalto tutte le pressioni sociali e culturali che possono contribuire alla scelta della genitorialità. L’atteggiamento che emerge è ambivalente. Tutte le intervenute amano immensamente i loro figli, eppure tutte ripenserebbero la loro scelta, potendo tornare indietro. Prima di questo libro ne era uscito uno simile, intitolato No Kids. Quaranta ragioni per non avere figli e scritto da Corinne Maier, psicanalista francese e madre di due bimbi. Il volume è una demonizzazione delle cosiddette gioie della maternità, estremamente realista su quello che l’esperienza effettivamente comporta.
Aspetti psicologici
Quando i sentimenti di rimpianto o delusione nei confronti della maternità cozzano con l’aspettativa sociale che la genitorialità debba portare solo gioia e soddisfazione si vive quello che è stato ribattezzato come regretting motherhood. Si potrebbe utilizzare la traduzione italiana, pentimento della genitorialità, ma il termine viene ovunque mantenuto nella sua versione originale.
Questo fenomeno è spesso tabù, pur rappresentando una realtà con cui numerose donne devono confrontarsi. I rimpianti materni non devono essere vissuti come un segno di fallimento o inadeguatezza, essi sono infatti piuttosto un’opportunità di esplorare e comprendere a fondo le proprie emozioni e necessità. I cambiamenti nelle dinamiche relazionali, la perdita di autonomia e il peso della nuova responsabilità possono alimentare il pentimento e rimarcare una discrepanza tra aspettative e quotidianità.
Psicologicamente ci si può sentire intrappolati. Le madri, soprattutto, ma anche i padri, potrebbero percepire tutto il peso delle aspettative sociali e culturali legate al loro nuovo status e non capire perché la società richieda loro di mostrarsi sempre felici e realizzati, se in realtà non lo sono affatto. In tale condizione, frustrazione e delusione hanno gioco facile.
Regretting motherhood, come si affronta la situazione?
Quando ci si ritrova in una simile situazione occorre tenere un approccio empatico e comprensivo verso sé stessi. Si parte dall’esplorazione e validazione delle proprie conflittuali emozioni, senza auto-giudizio e vergogna. La comunicazione aiuta molto: deve restare aperta e complice con il partner, così come con i professionisti della salute mentale a cui eventualmente si dovesse scegliere di rivolgersi, per un sostegno. Ritagliamoci uno spazio sicuro e meditiamo sulle nostre sensazioni, condividendole se l’azione ci faccia sentire meglio. Ricerchiamo supporto e sostegno, come quello che ci possono offrire gruppi di discussione o semplicemente forum online. Creare una rete con altre mamme e papà che condividono questa esperienza ci offrirà un ambiente di comprensione e aiuto reciproco.
La consulenza professionale con psicologo o terapeuta specializzato in genitorialità non è un obbligo, può però rappresentare un passo importante nel processo di navigazione attraverso i rimpianti materni e suggerirci il miglior modo di affrontarli. Il professionista sa fornire strumenti e strategie per la gestione delle emozioni. Egli, o ella, esplorerà le dinamiche familiari e spiegherà come sviluppare un senso di equilibrio tra esigenze personali e legate alla maternità.
Quella di chi attraversa una situazione di regretting motherhood è un’esperienza delicata. La condizione richiede gentilezza verso sé stessi e raccomanda supporto adeguato. Affrontare questa situazione in modo empatico e aperto può portare a una maggiore comprensione di noi e alla possibilità di trovare equilibrio e soddisfazione nella genitorialità.
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