Vaso di Pandora

Social network, conosciamo i loro effetti psicologici?

Viviamo in un’era prettamente digitale. I social network, come ben sappiamo, sono ormai diventati parte integrante della nostra vita quotidiana. Se l’italiano tipo guarda lo schermo del proprio smartphone 150 volte al giorno, come riporta AGI, lo fa principalmente per visitare piattaforme come Facebook, Instagram, Twitter e TikTok. Queste sono divenute canali privilegiati di comunicazione e condivisione, rivoluzionando – non sempre in meglio – la nostra interazione sociale.

Com’è facilmente immaginabile, l’uso massiccio di queste piattaforme può influenzare significativamente il nostro benessere psicologico. Vediamo in che modo.

Leggi anche: “Misticismo e psicologia: esplorando le connessioni

La popolarità dei social network

Secondo l’attendibile report Digital 2023 di WeAreSocial – basato sui dati del 2022 – 5,16 miliardi di individui sugli 8 che popolano il pianeta sono utenti attivi di internet. Tra questi, 4,76 miliardi utilizzano i social network. Parliamo del 59,4% dell’intera popolazione mondiale. Rispetto all’anno precedente sono aumentati sia i fruitori della rete, 98 milioni in più (aumento dell’1,9%), sia quelli delle piattaforme sociali, 137 milioni in più (aumento del 3%). L’era dei social, dunque, è piuttosto lontana dal concludersi.

Quasi il 96% degli utenti di internet è dotato di smartphone, il dispositivo con cui si accede di più al world wide web. Il tempo trascorso su internet è in media di 6 ore e 37 minuti ogni giorno, il doppio di quello che si passa, nello stesso intervallo di tempo, di fronte alla tv. La popolarità della rete è evidente e buona parte di questo successo statistico è dovuto proprio ai social network. Tra essi, i più utilizzati restano quelli più noti:

  1. Facebook. Pur apparendo saturo, il re dei social network si conferma in testa, con un numero di utenti attivi ogni mese che tocca i due miliardi e 958 milioni;
  2. YouTube. La piattaforma video per eccellenza può vantare 2 miliardi e 514 milioni di utenti attivi al mese;
  3. WhatsApp. Il servizio di messaggistica che ha sepolto gli SMS è utilizzato da 2 miliardi di utenti ogni 30 giorni;
  4. Instagram. Il canale per le foto e i contenuti visivi può contare sugli stessi accessi registrati da WhatsApp;
  5. WeChat. Meno diffuso dei precedenti, viene comunque utilizzato mensilmente da 1 miliardo e 309 milioni di utenti.

Le proposte di interazione sociale che giungono dalla rete sono molto numerose. Ognuno può veramente trovare il social che faccia al caso suo. Ma questo grande parco giochi delle relazioni virtuali, quale effetto ha sulla nostra psiche?

Una ragazza stesa sul letto scrolla sui suoi social network
I social network sono nostri compagni di vita. Usiamoli responsabilmente e non facciamoci usare da loro.

Effetti psicologici su giovani e meno giovani

I social network possono avere un impatto profondo sulla psicologia individuale. Se da un lato la possibilità di connettersi con persone provenienti da tutto il mondo è un’opportunità straordinaria di apertura mentale e crescita, dall’altro l’esposizione costante a una moltitudine di immagini e stili di vita può generare sensazioni di inadeguatezza e insoddisfazione. Come spesso accade, non ha senso criminalizzare lo strumento in sè, occorre utilizzarlo al meglio per evitare che da opportunità diventi minaccia, imprigionandoci all’interno delle sue dinamiche più pericolose.

Tra i giovani, i principali rischi sono legati alla pressione che possono subire vivendo la popolarità di altri utenti. Quando si trovano di fronte a profili che riscuotono grande successo tra i coetanei, mentre magari il loro canale stenta a decollare, possono accusare il colpo. Il desiderio di conformarsi a standard di bellezza o status promossi sui social può portare a problemi di autostima e immagine corporea. Si può pensare di essere inadeguati, non all’altezza, inferiori, e cominciare a rifuggire le interazioni sociali. Ciò può allargare il problema, dando origine al secondo problema legato ai social network: l’uso eccessivo. Queste piattaforme possono infatti trasformarsi in una sorta di dipendenza e comportare isolamento sociale, interferendo con lo sviluppo di abilità di comunicazione faccia a faccia e la normale crescita. L’extrema ratio è l’immaturità, l’incapacità di relazionarsi con gli altri all’interno di una sfera sociale di coetanei, compagni di scuola o di squadra, a causa dell’abuso di tempo trascorso davanti alla piattaforma sociale.

Se i giovani sono più esposti, non pensiamo che gli adulti siano immuni agli effetti psicologici dei social network. L’uso prolungato e non regolamentato può portare anche loro a sentimenti di competizione e invidia. Per non parlare del rischio di una possibile dipendenza digitale. Alcuni possono sperimentare sentimenti di solitudine o isolamento quando non riescano a corrispondere alle aspettative virtuali, proprio come un adolescente.

Come evitare di finire nella rete dei social network e utilizzarli saggiamente

Rapportiamoci ai social network in maniera responsabile, servendoci di consapevolezza e disciplina. Stabiliamo dei limiti di tempo per l’uso di queste piattaforme, rispettiamoli e facciamoli rispettare ai nostri familiari. Non sottovalutiamo mai i momenti di vita offline per quelli virtuali e diamo alle relazioni interpersonali lo spazio che meritano.

Filtriamo le informazioni e i contenuti a cui siamo esposti, limitando gli input negativi e carichi di odio per seguire account e pagine che promuovano messaggi positivi e ispiratori. I social network hanno cambiato il modo in cui interagiamo e ci connettiamo, questo è un fatto. Tuttavia, è essenziale riconoscere che non sono soltanto forieri di positività e prendere contezza di quanto sia significativo il loro impatto sulla nostra psicologia. Dobbiamo essere in grado di navigare a vista all’interno di questo mondo digitale. Ne va del nostro benessere mentale e sociale. Le relazioni umane sono fuori dello schermo e la nostra autenticità è ciò che rende unici noi e la nostra connessione con il mondo.

Leggi anche: “Dipendenza da videogiochi: aspetti psicologici da considerare

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