La terapia del dolore viene attivata quando il paziente soffre di dolore cronico e non riesce, da solo, a gestirlo. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) utilizza tecniche mirate a far leva sugli aspetti emotivi e cognitivi legati alla condizione di dolore cronico, portando il paziente a saper affrontare il suo dolore e spesso alla sua risoluzione.
Il dolore cronico e psicologico
Il dolore è una funzione biologica del corpo con cui l’organismo stesso comunica che qualcosa non va, che una particolare area del corpo sta subendo pressione, è iper-stressata, dando così modo di “intervenire”, promuovendo così l’omeostasi fisiologica.
Tuttavia, quando la condizione dolorosa non cessa di esistere nonostante eventuali interventi specifici, sull’area o le aree interessate dal dolore, perde le sue funzioni adattive e si trasforma in dolore cronico.
Il dolore cronico è la condizione in cui l’organismo si trova quando intervengono, in aggiunta all’aspetto fisiologico (danno tessutale in atto o potenziale), elementi emozionali spiacevoli che durano oltre i tre mesi, influenzando anche la qualità della vita del soggetto colpito, sia in termini di riduzione dell’autonomia, sia per quanto riguarda la comparsa di disturbi differenti come insonnia, alterazione delle abitudini sociali, isolamento, ansia, etc.
Quando a essere condizionata è la vita stessa dell’individuo, occorre intervenire in modo corale, sia dal punto di vista del trattamento del problema fisiologico che di quello emotivo, comportamentale e psicologico.
La terapia del dolore per affrontare il dolore psicologico cos’è e come funziona
A completamento dei trattamenti medici miranti a eliminare il problema dal punto di vista fisico, interviene la psicologia nella terapia del dolore che ha lo scopo di fare leva sugli aspetti emotivi e cognitivi legati proprio al dolore percepito.
Ma come funziona questo tipo di intervento?
La terapia del dolore vera e propria è preceduta dalla valutazione del paziente, intesa in senso ampio e globale: va analizzato il problema algico, ma anche i fattori biologici e soggettivi.
In aggiunta, quindi, all’indagine diagnostica, si pone attenzione ai comportamenti, alle risposte e agli stati emotivi che intervengono nell’influenzare il dolore. Si conduce una vera e propria indagine con colloqui clinici e psicodiagnostici al fine di mettere in luce tutti gli aspetti della persona, compresi quelli comportamentali, psicologici in grado di influenzare lo stato doloroso del paziente.
Il dolore, causato da patologie organiche può essere notevolmente influenzato dai molteplici fattori psicologici e comportamentali.
Dunque, ecco l’importanza che assume la terapia del dolore psicologica che ha come finalità quella di “educare” o modificare i fattori comportamentali e psicologici esistenti che possono avere effetto sulla qualità e sull’intensità del dolore.
Questo tipo di trattamenti vuole, pertanto, aiutare i pazienti a modificare il proprio modo di percepire, concepire e quindi gestire il dolore.
Gli interventi di CBT (Terapia del dolore cognitiva-comportamentale) sono inseriti all’interno di un’azione complessiva sulla persona, con l’obiettivo di ostacolare i pensieri negativi del paziente al fine di evitare il peggioramento della condizione dolorosa e favorendone, invece, la guarigione.
È sempre importante, dunque, sviluppare empatia con i pazienti che soffrono di dolore cronico al fine di farli sentire compresi e accolti, così da poter attivare le giuste strategie psicologiche e portare alla risoluzione positiva del problema.
Le differenti tipologie di terapia del dolore psicologica
Esistono differenti tipologie di terapia del dolore cognitivo-comportamentale.
Vi sono terapie che lavorano sul rilassamento del corpo. Queste sono legate al concetto di funzionamento della relazione dolore-muscoli. Quando si avverte dolore, si tende, quasi involontariamente, a contrarre i muscoli. In questo modo, il dolore non passa, nel tempo di riduce l’afflusso di sangue all’area dolorosa, rallentando però il processo di guarigione.
Il lavoro, dunque, di rilassamento può aiutare questo afflusso e dunque portare alla riduzione dell’esperienza dolorosa.
Altre terapie riguardano l’addormentamento programmato, la pianificazione di attività che mirano a distrarre dal dolore, così come la ricostruzione dell’attività cognitiva per migliorare la qualità della vita, migliorare le funzioni e funzionalità fisiche ed emotive, alleviando così la percezione del dolore.
Tra le terapie del dolore più efficaci, secondo il National Institute for Clinical Excellence (NICE) ci sarebbe il modello ACT (Acceptance and Commitment Therapy), la psicoterapia applicata per la gestione del dolore oncologico, emicranico e da endometriosi.
Questo tipo di trattamento vuole portare all’accettazione concepita come consapevolezza del presente, comprensione del dolore con cui però non si deve identificare il presente stesso. Il paziente sottoposto a questo trattamento si avvicina più facilmente alle cure farmacologiche che, di conseguenza, risulteranno anche più efficaci.
Tutti i trattamenti di terapia del dolore vogliono essere un supporto al paziente, inserendosi appieno in un processo terapeutico più ampio.