Vaso di Pandora

Il culto del corpo nella nostra società, quali sono le sue origini?

La vita quotidiana è oramai assuefatta da riferimenti ad un corpo ideale: i social media, la televisione, la pubblicità, perfino i romanzi raccontano di un’ideale di bellezza impeccabile, a tratti irraggiungibile. 

I casi clinici collegati a questo negli ultimi due decenni sono aumentati esponenzialmente: Disturbi dell’alimentazione, disturbo depressivo o ansia sociale. Spesso la causa di queste patologie risale proprio alla spasmodica ricerca di una perfezione che nessuno, o quasi, riesce a raggiungere. 

Ma quella per il corpo è davvero, come spesso sentiamo dire, una nuova ossessione della società moderna, o possiamo ricollegare le sue origini a tempi bel più antichi

E quanto il mito del corpo influenza la nostra vita e la nostra salute mentale? Vediamo insieme quali sono le origini e le conseguenze di tale fenomeno.

Il mito del corpo nelle società antiche

L’attenzione al corpo come strumento di autodeterminazione è antica quanto lo è la civiltà stessa. 

I primi segni di modificazione corporea risalgono al 60.000 a.C., in Australia, dove gli aborigeni dipingevano la propria pelle, prima durante i riti propiziatori poi in maniera indelebile, arrivando a procurarsi delle cicatrici, indelebili e spesso mal medicate. 

Ma perché, viene da chiedersi, società tanto antiche da non aver lasciato testimonianze scritte della loro storia hanno una così antica tradizione di ritocchi corporei

Ciò è da collegarsi certamente alla consapevolezza umana di sé: una volta stabilitasi in comunità, l’umanità ha avuto modo di interrogarsi su se stessa e sul rapporto (fisico e non) con l’ambiente che la circondava; ecco quindi che l’arte del tatuaggio diviene un modo per l’essere umano di distinguersi dagli altri esseri viventi con i quali entrava in contatto. 

Concretamente queste pratiche avevano una funzione distintiva: tatuaggi, piercing e ritocchi rappresentavano l’appartenenza a una tribù, o ad una carica politica o spirituale o, ancora, venivano impiegati durante i riti religiosi come gesto propiziatorio e richiamo ai propri totem

È proprio qui che iniziano a nascere le pratiche estreme di modifica corporea: L’allungamento del collo, il restringimento del cranio, la limatura dei denti, le mutilazioni genitali etc… sono solo alcune delle pratiche che ancora riscontriamo in alcune società aborigene.

Il corpo in quest’epoca pare quindi inteso non come un tempio da venerare e preservare, bensì un mezzo attraverso il quale determinarsi come parte di un gruppo o, altrimenti, come collegamento con qualche cosa di superiore all’uomo. 

Grecia antica: il culto del bello

È con la società ellenistica che il corpo diviene l’oggetto stesso di culto.

A rappresentanza di ciò abbiamo il celebre concetto di Kalokagathìa (da kalos= bello e kagathos= buono) secondo il quale le due qualità sono strettamente collegate, indissolubili. L’uomo greco doveva saper equilibrare i due aspetti della vita: la forza fisica, la prestanza, l’abilità nei giochi e nel combattimento andavano integrati con lo studio, la lettura e l’accrescimento del sapere. 

Bellezza e intelligenza, forza e astuzia: ecco i quattro cardini fondamentali per essere un Greco rispettabile! Ecco quindi che gli eroi vengono descritti e rappresentati con fisici statuari, muscoli definiti, alti prestanti e forti, in un vero e proprio culto del bello.

Parlando di questo periodo non si può non citare le Olimpiadi, massima rappresentazione del mito del corpo, eventi attesissimi e amati tanto dalla popolazione quanto dagli atleti che si esibivano nudi, proprio per ostentare quel fisico statuario che era la prova del duro allenamento e della loro forza d’animo. 

I giochi e i combattimenti divennero presto la forma di svago più diffusa: ci si allenava fra ragazzi, in famiglia, negli accampamenti militari: ogni evento era una buona scusa per organizzarli. 

Gli allenamenti erano altresì ideati per preparare i ragazzi alla vita che li aspettava: il tiro con l’arco, la corsa, la lotta insegnavano loro l’arte della guerra e li irrobustivano temprando corpo e anima. 

Quella della greca classica è stata una società nella quale il corpo era venerato più dell’uomo stesso, veniva rispettato ed era lo specchio di ciò che un individuo portava nel cuore.

Medioevo: il corpo come tempio del signore

Il Medioevo, quale epoca di contraddizioni, visse una guerra intestina anche nei confronti del corpo fisico. Inizialmente, con la conquista del pensiero da parte dei concetti monoteisti cristiani e il collegamento fra desiderio sessuale e peccato originale, la fisicità venne ritenuta una dimensione da rifiutare, da nascondere per non cadere nella frivolezza e nella superficialità. 

Fu solo nell’alto medioevo che tale concetto venne revisionato: Il corpo divenne una delle espressioni dei doni che dio ha donato all’uomo, un tempio dell’amore di Dio per l’uomo. 

Ecco quindi che il corpo andava rispettato, curato e protetto ma mai modificato. Il tatuaggio, il piercing, la modificazione corporea in generale veniva riconosciuta come un grave oltraggio all’operato divino, che in fin dei conti aveva creato l’uomo a sua immagine e somiglianza

È proprio in questo periodo che nasce il culto delle reliquie religiose, la massima rappresentazione di questo pensiero – in cui parti delle salme di fantomatici santi e profeti venivano venerati e acquistati a caro prezzo.

Il culto del corpo nel ‘900

E con un balzo storico arriviamo a parlare di quella che è stata l’apoteosi del mito del corpo umano in epoca moderna: i totalitarismi del ‘900. 

Nello specifico, il fascismo di Mussolini, riprendendo molti dei concetti sociali della Roma antica, ripristinò i giochi e la sportività come mezzo di condivisione e unione sociale, pubblicizzando il famoso concetto di “mens sana in corpore sano”. Lo sport come preparazione e continuazione alla guerra nella vita reale, come momento di aggregazione e ragione di orgoglio nazionale, come insegnamento alla disciplina. 

Non va dimenticato, però, come questa dinamica dimostrasse anche la volontà del governo fascista di “zittire” i pensieri del popolo a beneficio dell’esercizio fisico, una sorta di “preferire il fare al pensare”. 

Il culto del corpo oggi

Ed eccoci giunti ai tempi moderni, eccoci a noi. 

Il mito della bellezza oggi pare essere predominante nella società: modificazioni corporee “lievi” come piercing e tatuaggi sono divenuti la normalità, l’attività fisica giornaliera è altamente diffusa sotto varie forme, modelle/i si trasformano seguendo la brezza della moda che cambia e la chirurgia estetica viene regalata a Natale alle figlie adolescenti. 

Come abbiamo visto nei precedenti paragrafi, il culto del corpo non è un’invenzione del nostro secolo. Il genere umano ha sempre visto il proprio corpo come una parte importante del proprio essere, dandogli un’importanza fondamentale durante tutta la sua vita, sin dai propri arbori. 

Questa esaltazione è andata mutando nel tempo, come tutti i principi controversi dell’animo umano, ma il rapporto col proprio corpo ha sempre incuriosito, eccitato e ferito la nostra specie. 

Tutto questo come influenza la società odierna?

Sebbene una consapevolezza rispetto all’importanza di un fisico in salute permetta di mantenere una vita sana e regolata ai più, sono sempre più numerosi i soggetti che sorpassano la linea del “corpo sano” sfociando in un’ossessione. 

I messaggi che giornalmente ci vengono trasmessi tramite i media tendono a suggerire che la bellezza sia l’unica qualità che valga la pena possedere. Questo porta sempre più individui ad ossessionarsi agli ideali che gli vengono man mano propinati, fino a non saper più distinguere fra cura di sé e privazione, fra ciò che è sano e ciò che non lo è. 

Ciò può portare a disturbi ormai ben noti: Disturbi alimentari come drunkoressia, bulimia e anoressia nei casi più eclatanti. 

Chi non riesce a raggiungere tali standard può tendere ad isolarsi dal mondo, a nascondersi sviluppando ansia sociale e, in molti casi, depressione

Ecco quindi che, se anche possiamo affermare che il culto del corpo sia una pratica insita della natura umana, non va per questo sottovalutato il suo impatto a livello psicologico. 

È importante star bene attenti ai segnali che determinano quando un individuo passa da una sana attenzione al proprio stato ad un’ossessione che può portare a dismorfismo corporeo.

Nel caso si notassero uno o più di questi comportamenti, è consigliabile rivolgersi ad uno psicoterapista, che porterà l’individuo ad accettare che il corpo è solo una parte della nostra umanità.

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