Come usare il nostro tempo. Un mio caro amico insegna matematica alle scuole di secondo grado. Ama la sua materia e ama insegnare. Per la prima volta l’ho visto pensieroso e sconsolato e da buon matematico alla mia domanda “cosa c’è che non va?” mi ha risposto “questo problema non riesco a risolverlo”.
Il problema è il seguente: vogliamo delle teste piene o delle teste ben fatte?
Il tempo è solo una convenzione?
Il principio di relatività è minacciato da una percezione dilagante che il tempo sia semplicemente una convenzione così come le parole siano semplicemente dei vettori che veicolano significati ma dinamicamente e opportunamente possono svuotarsi degli stessi. Partiamo dai dati certi.
Il programma ministeriale è lo stesso da sempre così come le ore totali che un alunno ha a disposizione per lo svolgimento del programma scolastico ma, visto le tensioni internazionali si è ritenuto di sensibilizzare gli alunni integrando con lezioni di educazione civica, non meno importante risulta il tema dell’alternanza scuola lavoro con ore ridistribuite in stage e per finire il PNRR chiede al fine di ottenere i fondi di ridurre la dispersione scolastica attraverso ore aggiuntive di orientamento.
Siamo stati alunni, siamo diventati insegnanti e aspiriamo a diventare maghi più che vincere la medaglia Fields. Ai miei tempi un’ora valeva 60 minuti, oggi ne vale 50 e prossimamente 45. Tendiamo inesorabilmente ad aggiungere difficilmente a sottrarre.
Ho colto nel mio amico la delusione, ma non la resa. Il suo vissuto mi era curiosamente familiare. Entrambi per motivi diversi non abbiamo abbracciato la fede cristiana ma gli confido che nelle parole del Papa potrebbe esserci la soluzione del problema.
Come usare il nostro tempo
Tempo fa Papa Francesco ha espresso in modo esplicito il suo dissenso a omelie che duravano in media 45 minuti, ritenute esibizioni noiose e balletti non richiesti. Suggerisce di non superare gli 8, 10 minuti al massimo, sufficienti a lasciare un segno, un pensiero, un dubbio dentro di noi. Mi trova pienamente d’accordo. Il tempo è prezioso per tutti, per i bambini a scuola come per gli adulti. Se è vero che riusciamo a donare solo quello che abbiamo (speranza compresa) dovremmo educare ed educarci al gusto, al bello, alla ricerca della qualità, del senso e del significato dei fenomeni che osserviamo e delle esperienze che viviamo forgiando al meglio il nostro spirito critico, i nostri sensi e il nostro cuore. L’incontro con l’altro piccolo o grande che sia è sempre un’esperienza unica e irripetibile. Apre al mistero se non necessariamente alla fede.
Personalmente proporrei 8 minuti con Luigi Pirandello, Italo Calvino, Gianni Rodari, Umberto Eco, Federico Fellini, Jimi Hendrix, Toto’, Karry Kasparov, Pier Paolo Pasolini, Enrico Berlinguer, Isaac Asimov e…Adolf Hitler. Probabilmente non farei a loro delle domande ma ascolterei con attenzione in quanti modi diversi può iniziare una storia.
Non tutti i maestri sono professori e non tutti i professori sono maestri, ma in occasione di un seminario all’educazione all’ascolto condotto dal Prof. Carmelo Conforto ho colto una riflessione da maestro, tanto impopolare quanto proficua oltre che essere in piena sintonia con il pensiero di un altro grande maestro Edgar Morin: “per riuscire ad ascoltare è meglio una testa ben fatta che una testa piena…” ca va sans dire.