L’insonnia cronica è un disturbo che affligge circa il 30% degli italiani e rientra tra i sintomi di diverse patologie psicologiche, neurodegenerative e psichiatriche. Un campanello d’allarme, quindi, da non sottovalutare.
In Europa il disturbo viene curato attraverso l’impiego di terapie cognitivo-comportamentali (CBT); in Italia, invece, fino ad ora sono stati preferiti i farmaci ipnoinduttori, anche se la loro efficacia si è rivelata essere piuttosto scarsa. A maggio 2022, però, qualcosa è cambiato: è stato infatti approvato un finanziamento da parte della Brain Resarch Foundation di Verona finalizzato a incentivare la ricerca italiana in relazione alle terapie digitali per la cura dell’insonnia cronica.
Il team di ricerca
Elena Antelmi, professore associato di Neurologia e ricercatore di Neurologia, e Laura Palagini, professoressa operante presso il Dipartimento di Neuroscienze e Riabilitazione dell’Università degli Studi di Ferrara, sono le professioniste alla guida del team di ricerca.
“I Digital Therapeutics – spiega la prof.ssa Palagini – sono interventi terapeutici nei quali il principio attivo è costituito da un software. Si tratta di interventi terapeutici nella maggior parte dei casi basati su terapia cognitivo-comportamentale, disegnati per modificare comportamenti disfunzionali, sviluppati attraverso sperimentazione clinica randomizzata e controllata, autorizzati da enti regolatori, rimborsabili da assicurazioni private o da sistemi di sanità pubblica e che vengono prescritti dal medico”.
Obiettivo primario del gruppo è quello di sviluppare, quindi, una terapia digitale efficace e completamente Made in Italy per il trattamento dell’insonnia cronica.
“La prima fase di sviluppo del software durerà circa 5/6 mesi – spiega la prof.ssa Antelmi -, dopodichè inizierà la fase dello studio clinico pilota randomizzato e controllato che verrà condotto a Verona in circa 50 pazienti con insonnia cronica e che poi verrà esteso su scala nazionale per eventualmente chiedere in seguito l’approvazione ad Aifa ed eventualmente all’Ema”.
Un passo in avanti verso la cura di un disturbo che non va assolutamente sottovalutato per la gravità dei suoi risvolti clinici.