Giovedì 19 gennaio, alle ore 10.30, nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani del Senato della Repubblica (Via della Dogana Vecchia n. 29), è stato presentato su iniziativa della Senatrice Tilde Minasi (membro della X Commissione permanente del Senato), un Protocollo d’Intesa per l’accesso agevolato al sostegno psicologico per chi abbia subìto tragici eventi sul lavoro, fortemente voluto e promosso dall’ANMIL (Associazione fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro), insieme alla Fondazione “Sosteniamoli subito” e il CNOP (Consiglio Nazionale Ordine Psicologi).
Per troppo tempo si è parlato di infortuni sul lavoro ponendo l’accento sulle cause, sugli errori commessi e sulle strategie da adottare per non ripetere gli stessi errori e migliorare infrastrutture o performance. Nessuno però tiene conto dei danni e delle ripercussioni che, un infortunio che poi ti costringe ad un’invalidità permanente, provoca a livello psicologico. Il dolore che non si vede, e di cui nessuno parla, ma da cui scaturiscono disturbi mentali e relazionali che non sempre sfociano in una “normale” ripresa della vita e dell’attività lavorativa.
Per discutere su questo tema e fare un confronto sulle reali esigenze di chi subisce un incidente sul lavoro, oltre ai Presidenti del CNOP David Lazzari, dell’ANMIL Zoello Forni e della Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subito” Francesco Costantino, erano presenti: la Sen. Tilde Minasi, Membro della X Commissione permanente del Senato della Repubblica; Franco Bettoni, Presidente INAIL. Ha chiuso gli interventi Marina Elvira Calderone, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali.
“Le conseguenze psicologiche ed emozionali dovute ad un incidente sul lavoro, nonché le ripercussioni sulla vita quotidiana, continuano ad essere devastanti se pensiamo alla solitudine in cui versano le vittime che non trovano supporto nelle istituzioni che si occupano invece solo del recupero fisico e non intervengono in quello psicologico. Anche la salute sociale e la ripresa lavorativa serena delle vittime deve essere una priorità per dei programmi di intervento mirato.” dichiara Forni che a soli 13 anni ha perso la gamba lavorando in una vetreria.
Non è eticamente corretto aspettare che le sofferenze delle vittime sul lavoro si trasformino in tragedie da raccontare, meglio intervenire cercando di prevedere un sostegno psicologico notevole che possa quantomeno restituire in parte la dignità a coloro che hanno già perso molto altro di più.