Vaso di Pandora

Il ruolo del gruppo nella formazione per diventare psicoterapeuta istituzionale

Il rapporto tra uno psicoterapeuta istituzionale e il gruppo è centrale e complesso poiché riguarda dinamiche sia organizzative sia terapeutiche.

La psicoterapia istituzionale nasce con l’obiettivo di considerare non solo il singolo paziente ma anche il contesto istituzionale in cui egli è inserito come parte attiva del processo terapeutico: in questo approccio il gruppo ha un ruolo fondamentale.

Dunque, per me, scegliere di frequentare la Scuola di Psicoterapia Istituzionale è stata la naturale evoluzione dell’importanza attribuita al gruppo in tutte le sue forme e i suoi contesti.

Il consolidamento del gruppo

Durante il secondo anno di scuola di specializzazione io e i miei compagni abbiamo potuto osservare la nascita, o meglio il consolidarsi, anche del nostro gruppo di lavoro.

Si tratta di un gruppo che si fonda sulla condivisione di un’esperienza lavorativa simile in strutture terapeutiche, un gruppo di ascolto empatico, ma soprattutto un gruppo che è diventato esso stesso uno strumento di lavoro.

Principalmente è durante la discussione dei casi portati in supervisione che il gruppo funziona come cassa di risonanza emotiva perché le nostre esperienze individuali e le nostre emozioni vengono amplificate e potenziate. 

Nella supervisione di gruppo un paio di noi portano un caso che spesso proviene da una comunità terapeutica nella quale lavoriamo. Si viene a creare uno spazio condiviso in cui esploriamo e discutiamo i casi clinici, riceviamo un feedback dai colleghi e dal supervisore e possiamo poi confrontarci sulle nostre difficoltà e i nostri successi. Questo processo promuove l’apprendimento esperienziale e la crescita professionale attraverso il dialogo e la riflessione collettiva.

Il gruppo come strumento terapeutico

Il gruppo funziona come strumento terapeutico perché diventa uno specchio relazionale: vedere negli altri emozioni, problemi o dinamiche simili permette a ciascuno di noi di riconoscersi, riflettere e comprendere meglio noi stessi. 

Diversamente dal primo anno in cui c’era la tendenza comune a rimanere in superficie e forse anche la volontà di schermarsi per difendere la propria individualità di fronte agli altri, in questo secondo anno c’è un ascolto attivo dell’altro, una condivisione più aperta e sincera, meno filtrata, e c’è una maggiore consapevolezza di essere parte di qualcosa.

La condivisione di uno stesso contesto lavorativo all’interno del quale le dinamiche, i bisogni e le frustrazioni sono simili ha permesso la creazione di un terreno comune di comprensione. In questo senso il gruppo ha fornito un senso di accettazione rispetto ad alcune situazioni, ha ridotto la solitudine e ha favorito un clima di sostegno reciproco. 

I membri del gruppo offrono punti di vista alternativi, aiutando una revisione di ciò che viene portato in discussione. Il gruppo funziona come un laboratorio protetto all’interno del quale si possono esplorare nuovi modi di relazionarsi, comunicare o gestire emozioni. Di conseguenza, condividere esperienze dolorose o vissuti profondi in un ambiente accogliente riesce a generare sollievo emotivo; non per ultimo, osservare il cambiamento negli altri può stimolare la motivazione e la consapevolezza nel proprio operato e, a un livello successivo, nel proprio percorso.

Metterci alla prova per diventare psicoterapeuta istituzionale

Il lavoro di gruppo ci ha permesso di mettere alla prova nuove modalità comportamentali proprio perché nel gruppo abbiamo potuto osservare l’effetto che i nostri atteggiamenti o modi di comunicare hanno sugli altri in un ambiente sicuro e contenuto. Per questo motivo è sempre possibile ricevere feedback immediati, risposte sincere e non giudicanti che favoriscono in noi l’auto consapevolezza.

Durante la discussione di casi spesso identifichiamo comuni dinamiche relazionali e quando riusciamo a riconoscerle e modificarle nel qui ed ora, grazie all’aiuto degli altri colleghi, possiamo apprezzare il profondo valore trasformativo del gruppo. 

In questo spazio nuovo, anche e soprattutto mentale, ciò che porta l’altro diventa facilmente qualcosa di nostro. L’importanza della dimensione collettiva è tra i principi fondamentali della psicoterapia istituzionale poiché il gruppo ha un ruolo fondamentale nella cura.

Il contesto abituale di vita è la sede principale della cura e, nella psicoterapia istituzionale, i contesti di cura non sono luoghi fisici ma veri e propri spazi relazionali e simbolici che influenzano il processo terapeutico.

Il valore aggiunto di questa scuola di psicoterapia istituzionale è che insegna a stare in situazioni gruppali difficili ma questo non implica che il contesto preferibile in cui applicare gli insegnamenti sia quello comunitario. Non viene insegnata una tecnica applicabile a un solo contesto ma viene costruito un setting mentale che porta alla creazione e allo sviluppo di modalità integrate personalizzate di cura, che possano adattarsi anche ai pazienti complessi e in qualunque contesto, anche quello di studio professionale.

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