Profumi e Colori
Mondored è una struttura colorata. Ognuno di noi ha un colore e una sfumatura diversa. Dalla fisicità, al carattere, all’età e a quelle che chiamiamo diagnosi. Ci accomunano sensibilità e capacità di farci trascinare.
Un altro elemento che ci accomuna (me, Lucia e gli ospiti)è il fatto di non essere artisti, ma persone affascinate dall’arte, dalla capacità degli artisti di esprimere un concetto o un’emozione attraverso un elaborato, un’opera di qualsiasi forma e sostanza.
E quindi ci siamo incamminati in questa impresa partendo da una frase della Dr.ssa Porazzo sulla percezione sensoriale ed emotiva. La voglia di sperimentare e sperimentarsi insieme agli ospiti era tanta ed è stata forse salvifica nell’anno della pandemia, anno di chiusura e paure per tutti.
Colori, cartelloni e foto non sono mai mancati negli anni, ma il progetto ci ha dato la possibilità di pensare, di osservare in maniera diversa, di percepire e soffermarci.
Abbiamo sperimentato i materiali artistici. Ogni volta abbiamo preparato il setting nello spazio più grande a nostra disposizione per evitare assembramenti con colori rigidi, semirigidi e fluidi. Materiali di riciclo (tappi, carta da pacchi, bastoncini, scatole, imballaggi…) e materiali naturali presi nelle varie gite…anche quelle intorno la struttura che ha la caratteristica di essere circondata da boschi.
Avevamo in mente di proteggere le fragilità, alleviare le paure, il bisogno di essere osservato nell’atto creativo e incoraggiato senza sostituirci a loro e senza giudicare l’opera o le emozioni portate. Volevamo stimolarli dopo un lungo periodo di “congelamento” dato dalle restrizioni e dalla paura, stimolare la comunicazione.
Di fronte a tanti materiali diversi alcuni ragazzi si sono presi il tempo di osservare, toccare, mischiare prima di creare. La maggior parte ha prediletto materiali rigidi che danno sicurezza e soddisfazione immediata nel dare la forma(pennarelli, matite), qualcuno si è buttato sulla tempera rimanendo a volte frustrato dal risultato. Abbiamo notato che la tendenza era quella di copiare il compagno più sicuro e i disegni erano principalmente stereotipati: mare, ombrellone, casa, albero, pesci. Alla fine di ogni sessione abbiamo dato valore a ogni opera e le abbiamo incorniciate e messe in bella mostra, in accordo con gli artisti. Il lavoro si faceva insieme. Non finiva con il riordino che abbiamo fatto sempre insieme per rendere meno traumatico il distacco dall’attività che li coinvolgeva molto. Orgogliosi di mostrare i loro lavori ai nostri colleghi. è capitato però più di una volta che le opere fossero distrutte o da uno dei partecipanti che in quel periodo stava poco bene, o da altri, probabilmente per fare un dispetto o manifestare la propria rabbia. I ragazzi, protettivi verso le loro opere, hanno tollerato abbastanza bene questa delusione. Le sessione pratiche si alternavano a momenti in cui i ragazzi in assemblea riflettevano e ricordavano con noi momenti legati al mare. È stato molto interessante osservarli mentre si raccontavano, seppur brevemente. Qualcuno trovava le somiglianze, qualcun altro aiutava a parlare chi non riusciva ad esprimersi bene. E abbiamo raccolto e riproposto i loro ricordi in altre occasioni. Abbiamo utilizzato questi momenti anche per allargare il tema e grazie allo stimolo di Nella (nome di fantasia di una nostra ospite), si è trattato anche la questione inquinamento seppur in modo semplice e comprensibile.
I ragazzi sono stati poi resi responsabili di declinare l’argomento in altre attività. Lasciati da “soli” non sono riusciti a proporre ai colleghi, ma nelle nostre riunione pre sessione artistica, sfornavano idee. Fortissimi sulla musica che accompagnava i nostri momenti di sperimentazione artistica (ognuno proponeva una canzone attinente al tema e la si ascoltava insieme) e anche sulla cucina, una volta coinvolta la collega, sono stati bravi. Non avendo però a disposizione fornelli e forno, le idee messe in pratica sono state poche, ma molto golose.
Dopo qualche mese dalla partenza del gruppo, abbiamo proposto lo stesso lavoro a una paziente che non riesce a stare in gruppo. Ci è sembrata una forzatura obbligare lei e gli altri ospiti a stare insieme e le abbiamo dato la possibilità di esprimersi a modo suo, con i suoi tempi e modi. Questa ospite è la nostra artista!!!oltre alla carta e alla matita, con uno stile unico, utilizza anche i trucchi per colorare le sue opere. Opere sempre piene di significato. Lei ha voluto creare un’opera per ogni operatore e noi le abbiamo conservate e alcune incorniciate per poterle condividere con gli altri. La nostra artista è una disabile fisica (amputazione di una gamba e rottura di bacino e colonna in seguito a defenestrazione) oltre che una persona con un’importante sofferenza psichica. Il primo disegno è stata una sirena, libera di muoversi leggera. Attualmente le sue opere rappresentano belle donne formose, alcune delle quali non hanno una gamba ma appaiono bellissime e sensuali. Con lei, privatamente, si lavora sulle sue opere e sta davvero meglio.
Abbiamo preso ispirazione certamente anche da internet e dalle opere dei colleghi, ma la musa principale è stata la natura. Il mare, il bosco, le vigne, i campi coltivati, quelli profumati di lavanda. I ragazzi in uscita riescono a farsi travolgere dall’entusiasmo di Lucia che riesce a catturare la loro attenzione e indirizzarla all’osservazione: colori, forme, profumi. Lucia a volte è riuscita a raccogliere le loro impressioni in brevi video di pochi secondi che poi condivideva con me e con il gruppo. Il sole sul viso, i rumori del bosco, una ciliegia rubata al contadino, una foto cliché nel campo di lavanda, la visita in un piccolo museo (periodo di riapertura la scorsa estate) o a un parco alla scoperta di statue bizzarre, un pasto colorato consumato insieme, una canzone cantata stonando, il suono del mare e un oggetto trovato sulla spiaggia che riporta a ricordi di quando si era bambini…questo, in breve brevissimo, la nostra esperienza con “Mare…memoria antica dell’uomo” e sue evoluzioni…