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Atto anticonservativo: cos’è e come viene interpretato in psicologia

Tra i comportamenti nocivi, e lesivi, che una persona può indirizzare verso sé stessa, troviamo quello che la psicologia definisce atto anticonservativo. Si tratta di un comportamento intenzionale, portato avanti da un individuo, il quale mette in serio pericolo il suo benessere o, in condizioni più estreme, la sua stessa vita. L’atto anticonservativo non è necessariamente legato al suicidio. Anzi, spesso questo gesto non si prende neppure in considerazione. In talune occasioni, però, il comportamento anticonservativo si pone come diretta anticamera di questa decisione. Per tal motivo, è bene seguire con attenzione la persona che vive questa condizione. Approfondiamo, nei paragrafi seguenti, che cosa sia l’atto anticonservativo e quali interpretazioni ne dia la psicologia moderna.

Che cos’è l’atto anticonservativo?

Quando parliamo di atto anticonservativo ci riferiamo a un comportamento intenzionale, o un insieme di atteggiamenti che mettono in pericolo la salute, o il benessere, di una persona. Nel concreto, questo tipo di azione si caratterizza per scelte impulsive, quando non proprio avventate, o rischiose, le quali non tengono conto delle conseguenze, potenzialmente dannose, per sé stessi o gli altri. L’atto anticonservativo può manifestarsi sotto forma di abuso di sostanze, comportamenti estremi e spericolati o, ancora, trascuratezza eccessiva verso la propria sicurezza. Tuttavia, non è sempre facile identificare o interpretare queste azioni. Esse possono essere motivate da vari fattori: disturbi mentali, traumi passati o stati emotivi particolarmente complessi e difficili da affrontare e/o superare.

È importante notare che, anche se spesso lo si inserisce nell’area afferente al pensiero suicida, l’atto anticonservativo non è sempre legato a intenzioni letali. In molti casi, il soggetto non desidera la propria morte, bensì è spinto da una profonda sofferenza o da uno stato di disagio che rende difficile considerare i rischi legati ai suoi comportamenti. Di fatto, l’individuo non è capace di valutare con accuratezza gli esiti ultimi delle sue azioni. Questo tipo di modus operandi si osserva in persone con disturbi dell’umore, ansia o stress acuto. Ne soffrono però anche individui apparentemente sani che, per motivi specifici, attraversano periodi di vulnerabilità emotiva o psicologica. La comprensione di questi comportamenti è fondamentale in ambito psicologico, allo scopo di attivare strategie di supporto e prevenzione.

Atto anticonservativo: un uomo seduto a terra, contro un muro
L’atto anticonservativo mette a rischio il benessere di una persona

Che peso ha l’atto anticonservativo in psicologia?

In psicologia, l’atto anticonservativo rappresenta un segnale non trascurabile. La sua individuazione e motivazione sono necessarie per comprendere i comportamenti autodistruttivi e di autosabotaggio intavolati da un individuo. Questi atteggiamenti emergono in contesti di grande sofferenza o difficoltà emotiva. Il loro significato va oltre il semplice atto di mettere a rischio la propria sicurezza. Gli psicologi lo considerano una spia di disagio profondo. L’atto anticonservativo richiede attenzione e dettagliata analisi. È necessario sviscerarlo a fondo, al fine di comprendere le dinamiche emotive e i fattori di stress che portano una persona a compiere azioni che il più basilare istinto di autoconservazione dovrebbe scongiurare.

Gli studi sul comportamento umano dimostrano che l’atto anticonservativo è spesso preavviso di condizioni come la depressione o i disturbi d’ansia. Alcune persone adottano comportamenti a rischio come forma di compensazione. Per queste, si tratta di una modalità per scaricare emozioni troppo intense e/o insostenibili. L’atto anticonservativo, in altri casi, può essere interpretato come una richiesta di aiuto implicita. Chi sceglie di compierlo non trova un modo costruttivo di esprimere il proprio disagio e finisce per mettere a rischio sé stesso. In definitiva, molte volte non è che una modalità comunicativa non verbale. Gli specialisti sanno che, nella gestione di questi casi, è essenziale lavorare sia sul sintomo sia sulle cause sottostanti, in modo da sostenere il paziente sul lungo termine.

Interpretazione e motivazione della condizione

Gli psicologi interpretano l’atto anticonservativo come una manifestazione di conflitti interiori, di mancanza di autostima o di insoddisfazione cronica. Tutti e tre portano a scelte autodistruttive. In alcune situazioni, è il risultato di schemi mentali disfunzionali, come pensiero dicotomico o catastrofismo. Il soggetto può giungere a vedere il mondo come minaccioso, privo di qualsivoglia via di fuga. L’atto anticonservativo, in questi casi, è visto come un tentativo di gestire il proprio dolore emotivo. Chi sperimenti stress acuto può ricorrere a comportamenti pericolosi come valvola di sfogo.

In psicoterapia, l’analisi dell’atto anticonservativo si concentra su come il soggetto percepisce sé stesso e l’ambiente che lo circonda. Molti psicologi adottano un approccio basato sulla comprensione dei fattori scatenanti e delle emozioni che sottostanno a questi comportamenti. Riconoscere e analizzare l’atto anticonservativo aiuta la persona a costruire un’immagine di sé più positiva, abbandonando le abitudini dannose. L’obiettivo della terapia è trasformare questi atteggiamenti, rendendoli strumenti di autocomprensione piuttosto che di autosabotaggio.

Come liberarsene

Per liberarsi dall’atto anticonservativo occorre intraprendere un percorso di consapevolezza. Abbiamo a disposizione una serie di strumenti che permettono alla persona di riconoscere e gestire le emozioni negative. Un primo passo è sviluppare profonda comprensione del proprio stato d’animo e dei motivi che causano comportamenti distruttivi. Con l’aiuto di un professionista, è possibile imparare a identificare i segnali premonitori, sostituendo le risposte autodistruttive con reazioni più costruttive. Lavorando su autostima e pensieri disfunzionali è possibile alleggerire la morsa dell’atto anticonservativo, affrontando paure e insicurezze. La terapia può aiutare lungo questo tortuoso cammino.

Non trascuriamo poi il supporto di amici, familiari o gruppi di auto-aiuto. Costruire una solida rete di persone stimate e fidate è sempre un valido sostegno. Possono offrirci ascolto e comprensione. Due valori impagabili per chi attraversi una fase così negativa della sua vita.

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