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Woman of the hour: quanto siamo indifferenti alla violenza sulle donne?

Negli ultimi anni l’attenzione sulla violenza contro le donne è diventata sempre maggiore: campagne sociali, movimenti di attivisti e dibattiti ed eventi di sensibilizzazione sul tema sono sempre più numerosi, generando una maggiore consapevolezza pubblica.
Ma nonostante i progressi e l’impegno sociale rispetto a qualche decennio fa, l’indifferenza verso questo fenomeno continua a persistere a vari livelli. Questa indifferenza, a tratti velata e a tratti esplicita, si manifesta nelle piccole e grandi scelte che compiamo come società e riflette una certa mancanza di empatia o una resistenza al cambiamento culturale necessario.
Ma cosa significa davvero essere la “Woman of the Hour” e come possiamo impegnarci tutti a combattere questa indifferenza?

L’indifferenza che “giustifica”

La frase “Woman of the Hour” evoca l’immagine di una donna che, per circostanze straordinarie o necessità impellente, diventa protagonista della sua stessa storia, e talvolta, della narrazione pubblica. Purtroppo, molte di queste donne si ritrovano al centro dell’attenzione per vicende di violenza, abuso o ingiustizia. Eppure, nonostante lo shock iniziale e l’ondata di indignazione che possono seguire tali eventi, spesso si nota un rapido ritorno alla normalità, come se l’indignazione si fosse dissolta senza lasciare un vero impatto. La verità è che, talvolta, anche nei casi più eclatanti, si assiste a una forma di indifferenza collettiva che è quasi “giustificatoria”. Si tende a minimizzare l’evento, a cercare scuse per l’aggressore, a colpevolizzare la vittima con frasi come “se l’è cercata” o “ha provocato”.

Questa mentalità è una delle manifestazioni più radicate di indifferenza verso la violenza sulle donne e riflette una convinzione profonda secondo cui, in qualche modo, la responsabilità ricade sulla vittima. Questa reazione, che può sembrare una difesa psicologica di fronte a eventi dolorosi, contribuisce a perpetuare un ciclo di violenza e sofferenza che non si risolve.

Il ruolo dei media e dell’opinione pubblica

I media hanno un impatto profondo sulla percezione della violenza. Spesso, infatti, sono loro a far emergere un caso e a renderlo “importante” agli occhi del pubblico. Tuttavia, la narrativa scelta può fare la differenza: i toni con cui una storia viene raccontata, la scelta delle parole, l’attenzione che si pone sulla vita della vittima e sulla sua storia personale possono trasformare l’evento in uno scandalo effimero o in un’occasione per riflettere sulle cause profonde della violenza di genere.

Ad esempio, storie tragiche di femminicidio finiscono frequentemente in prima pagina, ma il loro effetto si attenua in pochi giorni. È come se la “Woman of the Hour” fosse una donna destinata a essere ricordata solo per pochi istanti, finché l’attenzione del pubblico non viene attratta da un altro evento drammatico. Anche questa è una forma di indifferenza, una velocità nel “dimenticare” che impedisce di dare la giusta importanza a questioni sociali di questa gravità.

Il peso della cultura patriarcale

Una delle ragioni per cui la società spesso reagisce con indifferenza alla violenza sulle donne è l’influenza della cultura patriarcale, radicata nei ruoli di genere tradizionali e nelle aspettative sociali. Molte società, purtroppo, continuano a insegnare alle donne a “tenere un profilo basso”, a “non attirare attenzioni” o addirittura a tollerare certe situazioni per evitare il conflitto. In molti contesti culturali, il controllo sulla donna e sulle sue scelte di vita viene accettato come una forma di “protezione”, sebbene spesso si traduca in limitazioni e pressioni psicologiche o fisiche.

La cultura patriarcale tende a deresponsabilizzare gli aggressori, presentando la violenza come una manifestazione “naturale” dell’istinto maschile, un prodotto delle “passioni” o addirittura come una conseguenza della “disobbedienza” della donna. Questa distorsione gioca un ruolo determinante nel mantenere lo status quo e nel rendere le persone meno sensibili al problema.

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La paura di schierarsi

Essere testimoni di situazioni di violenza implica responsabilità, e molti preferiscono evitare il coinvolgimento per timore di ripercussioni o perché considerano la situazione “affare privato” della vittima e dell’aggressore. Questo atteggiamento di non ingerenza, spesso dettato dalla paura o dalla volontà di mantenere la propria “neutralità”, è una forma di indifferenza estremamente pericolosa, che permette alla violenza di rimanere nascosta e di prosperare.

Tuttavia, schierarsi significa rompere il silenzio. È un atto che non solo richiede coraggio, ma implica anche la volontà di confrontarsi con un problema complesso e scomodo. La nostra cultura è spesso orientata all’individualismo, e ciò spinge le persone a evitare di intervenire in situazioni che “non le riguardano direttamente”. In realtà, la violenza sulle donne riguarda tutti, poiché impatta sulla sicurezza e sul benessere collettivo.

Costruire una società più consapevole

Diventare più consapevoli e meno indifferenti nei confronti della violenza sulle donne è un processo che richiede cambiamenti a diversi livelli. Le istituzioni hanno un ruolo fondamentale, perché la legislazione e le politiche pubbliche possono fare molto per prevenire e contrastare la violenza. Ma anche a livello individuale è possibile adottare comportamenti che facciano la differenza. Parlare apertamente di questi temi, informarsi e informare, ascoltare le storie delle vittime senza giudicarle, prendere una posizione ferma contro le ingiustizie, sono tutti modi in cui ciascuno di noi può contribuire.

La donna vittima di violenza dovrebbe essere “Woman of the Hour” in modo permanente nella coscienza collettiva: una figura emblematica che non si dimentica. Il rispetto e la solidarietà che mostriamo nei confronti di una singola vittima sono simbolici del rispetto e della solidarietà che abbiamo verso tutte le donne. Bisogna quindi porre le basi per una cultura che riconosca e condanni apertamente ogni forma di abuso, che non abbia paura di definire la violenza per ciò che è e che sia in grado di educare le nuove generazioni al rispetto e all’uguaglianza.

L’indifferenza verso la violenza sulle donne non è altro che il riflesso di una società che ha ancora molto da imparare in termini di empatia, consapevolezza e responsabilità. La vera “Woman of the Hour” è quella donna che, ogni giorno, sopporta e cerca di superare situazioni difficili, spesso in silenzio. Diventa sempre più urgente fare in modo che la sua voce non si perda nell’indifferenza. Solo con l’impegno collettivo possiamo rendere la nostra società un luogo in cui ogni donna, indipendentemente dalla propria storia, possa sentirsi protetta e rispettata, e in cui la violenza non venga minimizzata, giustificata o dimenticata.

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