Sul finire di un gruppo che si è tenuto al Lipsim e venuta fuori l’essenza della psicoanalisi multifamiliare.
Un padre parla della propria rabbia
Un signore prende la parola e racconta di come fosse cambiato il rapporto con la figlia dopo che si era reso conto, partecipando al gruppo di psicoanalisi multifamiliare (gpmf), che una parte della rabbia, proveniente da dentro di sé, con cui aveva dovuto fare i conti nelle liti con la figlia adolescente per molti anni, in precedenza, non dipendeva soltanto dai disaccordi che si verificavano con lei, ma anche da tutte le angherie che aveva dovuto subire da parte di suo padre.
Il signore ha dimostrato di avere messo a fuoco che si litiga e si trascende in due e che, in particolare l’evoluzione della situazione di cui fa parte, non sia dipesa soltanto dalla natura problematica della figlia e dalle cure che le sono state somministrate.
Il bisogno di pensare a sé stessa
A questo punto, prende la parola una signora, che ci racconta che lei ha deciso di lasciare la casa in cui abita con la sua famiglia, il marito e due figlie. Perché ha bisogno di pensare a sé stessa. Dice: “Tanto a casa ci passo lo stesso. Però ha bisogno di staccare e di pensare. Non so per quanto lo farò, ma, per ora, procedo così”.
Poi racconta che lei è una che puntualizza, che non esita ad intervenire e a dire quello che pensa. Che la figlia maggiore fa lo stesso e che stanno sempre a discutere.
Ci dice che ha pensato che questa figlia è come un oggetto fragile, che è molto sensibile, che lei (la madre) lo ha fatto cadere e che adesso giace in pezzi per terra. Ci dice anche che lei (la madre) è una persona che occupa spazio e che, forse, si è presa molto spazio, troppo. Che con la figlia maggiore è andato tutto male e che con la seconda è andata meglio, perché le ha tolto meno spazio.
Devo dire che mi fa molto effetto quello che dice perché mi sembra che la signora abbia messo a fuoco, con il suo intervento, alcuni aspetti centrali che il gruppo di psicoanalisi multifamiliare, proprio per la sua composizione che prevede la presenza di almeno due generazioni, anche se non in pratica, comunque nella mente delle persone, permette di raggiungere.
La signora si è riconosciuta nelle difficoltà esposte dal signore che l’ha preceduta (rispecchiamento metaforico) ed è passata dalla posizione tradizionale, secondo cui il problema è solo di pertinenza dell’altra (la figlia), generalmente rinforzata dalla psichiatria tradizionale, a quella che ipotizza che il problema è costituito dalla relazione problematica che si instaura tra due persone, in questo caso la madre e la figlia.
La signora si è accorta di fare parte del contesto e di avere un ruolo in esso: lei è una persona che occupa molto spazio e che quando si muove, visto che è sempre in movimento, può urtare chiunque si trovi nella traiettoria dei suoi movimenti. Per es. ha urtato l’oggetto fragile (la figlia) e lo ha mandato in frantumi.
La signora si rende conto che per provare a cambiare la situazione in cui si trova, di cui fa anche parte la figlia, occorre essere in due.
Si susseguono altri interventi ma il cuore di tutti i presenti rimane ancorato alle considerazioni della signora.
L’essenza della psicoanalisi multifamiliare
Le sequenze del gpmf che ho qui riportato propongono l’essenza della psicoanalisi multifamiliare: far rendere conto alle persone che leggere la realtà attraverso un modello interpretativo medico, secondo cui “tutto il male sta dentro la persona che lo manifesta”, non è sufficiente ad inquadrare la complessità della situazione che ci si trova di fronte, per quanto riguarda la patologia mentale grave, in particolare dei giovani
Viceversa, si tratta di leggere la realtà attraverso una lente che sia in grado di permettere ai partecipanti al gruppo di mettere a fuoco che la realtà non è una sola, uguale per tutti, ma che ognuno ha un proprio modo di vedere la realtà e che il nostro compito, allora, consiste nel permettere ad ognuno di loro, pian piano, di rendersi conto di come stiano veramente le cose e non come appaiano ad un esame superficiale.
Io penso che siamo tutti spaventati per quello che accade alle giovani generazioni. Probabilmente è vero che gli adolescenti di oggi abbiano risentito negativamente dell’effetto di più concause. Elencherò le due principali: il Covid e le sue chiusure e vivere attraverso la rete, che li espone cento volte di più al giudizio degli altri, in una fase delicata della vita, l’adolescenza in cui si cambia e si è maggiormente instabili, etc. etc.
Ma il punto non è soltanto questo, secondo me .
Il dialogo tra genitori e figli e la vera essenza della psicoanalisi multifamiliare
Se io devo pensare a quale strategia immaginare per uscire da questa situazione, penso che dovremmo costruire un numero infinito di luoghi in cui i genitori tornino a parlare con i figli e, magari, anche con gli insegnanti, allo scopo di permettere ad ognuna di queste tre componenti, figli, genitori e insegnanti, di capire quanto può essere determinante il comportamento di ognuno di loro circa l’evoluzione delle situazioni, spesso drammatiche, che compaiono quasi tutti i giorni sotto gli occhi di tutti. E non che ci siano attori e spettatori
I signori del gpmf hanno impiegato anni per riuscire ad accorgersi che ci entravano qualcosa a proposito di quanto stavano male i figli.
D’altronde, come possiamo pensare che sia un’operazione facile se tutta la società non aiuta le persone a riconoscere l’importanza della propria soggettività e, viceversa, le induce a pensare che loro non centrino nulla: che la colpa sia dell’adolescenza, del Covid, del telefonino e dello sviluppo inarrestabile dei mezzi di influenzamento reciproco a cui assistiamo.
Non è facile tornare a parlare facendo i conti con le proprie emozioni proprio perché tutto è organizzato per andare nella direzione opposta.