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Autostima e autoefficacia, coltivarle per migliorare sé stessi

L’autostima e l’autoefficacia sono concetti di notevole importanza per il benessere psicologico e il successo personale. L’autostima riguarda il modo in cui percepiamo e valutiamo noi stessi, influenzando il nostro atteggiamento verso la vita e le relazioni interpersonali. Un livello sano è essenziale per affrontare le sfide quotidiane, con fiducia e resilienza. L’autoefficacia, d’altro canto, si riferisce alla convinzione nelle proprie capacità di raggiungere obiettivi specifici. È una componente imprescindibile della motivazione e della perseveranza, determinando quanto ci impegniamo in compiti difficili e come reagiamo agli insuccessi. In questo articolo, esploreremo come autostima e autoefficacia interagiscono e come possiamo svilupparle e potenziarle. Vedremo, nei prossimi paragrafi, come migliorare questi aspetti della nostra vita per ottenere un maggiore equilibrio emotivo e un successo più duraturo.

Che cos’è l’autostima?

Autostima e autoefficacia: un uomo sorridente
L’autostima e l’autoefficacia sono importanti per il benessere e il successo personale

I concetti di autostima e autoefficacia non sono facili da definire. È infatti piuttosto semplice confondersi. Iniziamo illustrando il primo e le sue differenze con il secondo. Letteralmente, la parola autostima significa espressione di valore, fiducia e stima nei propri confronti. È dunque sospinta da ciò che ognuno di noi sperimenta verso sé stesso. Nello specifico, l’autostima dell’individuo si basa su una combinazione di informazioni oggettive, in merito a sé, e una valutazione soggettiva delle stesse. Tre sono gli aspetti di base che ricorrono in modo costante nelle varie definizioni di autostima:

  • La presenza nel soggetto di un sistema che consenta auto-osservazione e auto-conoscenza;
  • un aspetto valutativo che permetta un giudizio generale di sé;
  • uno affettivo che favorisca valutazione e considerazione, in modo positivo o negativo che sia.

L’autostima non si origina solo da fattori individuali, bensì anche da confronti che l’individuo porta avanti quotidianamente, in modo consapevole o meno, con il contesto in cui vive. Nel 1890, William James fu il primo psicologo che diede una struttura a questo concetto, definendolo come il rapporto tra sé percepito e sé ideale. Il sé percepito equivale al concetto che ognuno di noi ha di sé, quindi chi pensiamo di essere. Tale concetto è diverso dal sé reale. Molto difficilmente i due aspetti coincidono. Il sé reale lo possiamo definire come la valutazione oggettiva di nostre abilità, caratteristiche e qualità. Il modo in cui ci percepiamo può portare, in positivo o in negativo, verso errori di valutazione. Il sé ideale è invece l’immagine di chi vorremmo essere. È influenzato da diversi fattori, come la società in cui viviamo e la cultura di appartenenza.

Il concetto di autoefficacia

Per poter descrivere il rapporto tra autostima e autoefficacia, occorre spiegare che cosa sia la seconda. Albert Bandura la definisce autoefficacia percepita e corrisponde alla consapevolezza di sapere gestire determinate attività e situazioni. Oltre che aspetti psicologici e sociali di appartenenza. L’autoefficacia influenza, sostanzialmente, il modo in cui sentiamo e percepiamo noi stessi. Influenza i nostri pensieri, le emozioni e la motivazione. È un costrutto il cui valore varia in base alla situazione specifica. La teorizzazione sull’autoefficacia afferma che le credenze su sé stessi si basino sull’ interscambio tra quattro processi psicologici:

  • processi cognitivi: valutazione di capacità, abilità e risorse. Selezione degli obiettivi, costruzione di scenari di successo e fallimento, problem solving e mantenimento dell’attenzione in vista del compito da svolgere;
  • processi motivazionali: le influenze sulla propria autoefficacia hanno un ascendente su motivazione e autoregolazione;
  • processi affettivi: la percezione di padronanza delle differenti situazioni influenza lo stato emotivo e la tolleranza di emozioni come l’ansia;
  • processi di selezione. Le persone con alta autoefficacia sono proattive nel selezionare e crearsi un ambiente fisico e sociale in accordo alle capacità e risorse percepite.

L’autoefficacia non è statica, bensì costantemente modificata dalle nostre esperienze quotidiane.

Autostima e autoefficacia, coltivarle per migliorarsi

L’autostima riguarda giudizi di valore personale. L’autoefficacia, invece, si riferisce alle capacità personali. Non esiste una correlazione definita fra convinzioni circa le proprie abilità e il fatto di essere soddisfatti, o meno, di sé stessi. Infatti, un individuo può ritenersi inefficace in una specifica attività, senza per questo avere una perdita di autostima. Il fatto di piacersi non è per forza causa di buone prestazioni: queste dipendono da impegno e disciplina. Per mantenere l’impegno necessario al raggiungimento dell’obiettivo ci vuole un solido senso di autoefficacia. In una determinata attività, il senso di efficacia personale consente di prevedere gli obiettivi e la qualità della prestazione. L’autostima, su queste variabili, non ha alcun effetto. Chi dispone di autoefficacia fragile evita spesso di mettersi in gioco, per paura di conseguire un insuccesso. Questo schema di pensiero non è altro che una trappola.

L’autoefficacia si alimenta tramite le esperienze. Nel momento in cui agiamo, in qualunque modo, sperimentiamo situazioni nuove. Per le persone che hanno una bassa autostima, la trappola è l’ansia dovuta al confronto con gli altri. Una comparazione in base alla quale valutiamo criticamente noi stessi. Temiamo il giudizio di chi ci ama, delle persone con cui lavoriamo e così via. Abbiamo paura che le nostre mancanze siano evidenti. Giudicare sé stessi in base a questi criteri fomenta l’ansia, oltre che la preoccupazione per ciò che gli altri pensano di noi. In realtà, questo non è che un freno di stazionamento che attiviamo da noi. Difficilmente gli altri sono tanto severi. Coltiviamo insieme autostima e autoefficacia, secondo i seguenti dettami:

  • poniamoci nell’ordine di idee che, talvolta, è indispensabile faticare per ottenere i risultati desiderati.
  • Pensiamo di poter sempre migliorare noi stessi, concedendoci di fallire senza colpevolizzarci.
  • Accettiamo i nostri limiti, le debolezze e le fragilità. Sono aspetti che fanno parte della nostra originalità e meritano rispetto.
  • Prepariamoci ad affrontare le situazioni. Studiamo e miglioriamoci per raggiungere l’obiettivo.
  • Prendiamoci cura di noi e impariamo a dire no quando necessario, senza avere timore del giudizio altrui.

Leggi anche: “Motivazione: trovare la forza di agire e cosa fare se manca

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