Nel carcere di Torino è andata in scena l’ennesima tragedia, il suicidio in carcere di un giovane di 31 anni, Alvaro Nunes Gomez. È la 27ima vittima quest’anno di una strage senza fine, causata dalle condizioni di vita del carcere, dal sovraffollamento, dalla mancanza di assistenza sanitaria e dalla non applicazione di misure alternative alla detenzione. Un problema che richiede riforme radicali perché il carcere non sia un luogo di detenzione sociale, ma una extrema ratio.
Invece per La Stampa, giornale di Torino, il caso diventa una occasione per denunciare “il fenomeno dei malati psichiatrici rinchiusi dietro le sbarre perché non ci sono posti nelle Rems”. L’autore di questa denuncia è tale Raphael Zanotti. Ci troviamo di fronte a una mistificazione e a un coacervo di notizie approssimative giuridicamente e nella ricostruzione delle soluzioni.
Si parte dalla affermazione balzana che invece di essere imprigionata una persona dichiarata incapace di intendere e volere perché “malata psichiatricamente” (sic!), possono essere applicate misure di sicurezza come il ricovero in un ospedale giudiziario o in una casa di cura e custodia a seconda della “gravità della sua incapacità”.
C’è da rimanere sbalorditi che non si sappia che gli Opg sono stati chiusi grazie alla legge 81 di dieci anni fa.
Veniamo al capitolo Rems, secondo Zanotti, “sarebbero strutture che rappresentano un’alternativa alla detenzione per coloro che necessitano di cure e assistenza specifiche a causa delle loro condizioni mentali”.
Non c’è bisogno di commenti, se non che è urgente discutere della riforma che la Società della Ragione ha predisposto e che è stata presentata dall’on. Riccardo Magi come proposta di legge n. 1119.