“L’ obesità è la quinta causa di morte nel mondo e ha assunto le proporzioni di una nuova epidemia globale. Per affrontare la sfida bisogna adottare subito nuovi strumenti di prevenzione e terapia.” Laura Dalla Ragione (Usl Umbria 1)
Si chiama “globesity” ed è la nuova epidemia dei nostri tempi. Negli ultimi decenni, l’incidenza dell’obesità ha raggiunto una diffusione tale da essere considerata una vera e propria emergenza pandemica globale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo ed è la quinta causa di morte, risulta infatti associata a numerose patologie come diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e alcune forme di cancro, gravando fortemente sulle spese sanitarie nazionali (Istat e Ministero della Salute).
Interventi efficaci e tempestivi volti a contrastare la diffusione dell’obesità sono estremamente urgenti e non possono prescindere da una forte preparazione dei professionisti del settore e dalla presenza di adeguate strutture sul territorio in grado di prendere in carico i pazienti.
I dati europei e italiani
Secondo Il Rapporto 2022 dell’Ufficio regionale europeo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità i tassi di sovrappeso e obesità hanno raggiunto proporzioni epidemiche in questa parte del mondo. Dal documento emerge che il 59% degli adulti europei e quasi 1 bambino su 3 (29% dei maschi e 27% delle femmine) è in sovrappeso o è affetto dall’obesità, ormai considerata una vera e propria malattia (le stime pubblicate sono calcolate utilizzando le curve OMS). Sovrappeso e obesità sono infatti tra le principali cause di morte e disabilità nella Regione europea dell’OMS e stime recenti suggeriscono che causano più di 1,2 milioni di decessi all’anno, corrispondenti a oltre il 13% della mortalità totale nella Regione.
Italia prima in Europa per numero di casi in età pediatrica
In Italia è solo nel 2019 che l’obesità viene riconosciuta dal Parlamento come patologia cronica, con specifiche risorse dedicate alla prevenzione e alla terapia. Nel 2022 , in Italia, una persona su 10 risultava affetta da obesità, mentre il 45,9% risultava in eccesso di peso (dati ISTAT e Ministero della Salute). Complessivamente, quindi, in Italia si possono stimare in circa 4 milioni le persone adulte obese. I dati sono particolarmente allarmanti guardando alla popolazione giovanile: nel biennio 2020-2022, circa 2 milioni e 130 mila bambini e adolescenti italiani erano in eccesso di peso (25,2% della popolazione di 3-17 anni) (Dati Okkio alla Salute – Istituto Superiore di Sanità). Dal momento che chi è afflitto da obesità in età giovanile ha maggiori probabilità di soffrire della condizione anche in età adulta, i dati di prevalenza potrebbero aggravarsi ulteriormente nei prossimi decenni.
Bullismo e obesità adolescenziale
L’aumento esponenziale dei casi di obesità infantile e adolescenziale in Italia, primo paese in Europa per numero di casi di obesità in età pediatrica, desta particolare preoccupazione anche a causa degli episodi di bullismo ed esso associati. L’88% dei pazienti affetti da obesità dichiara aver subito aggressioni verbali e insulti a causa del peso almeno una volta nella vita. Tale fenomeno sembra essere particolarmente diffuso nel contesto scolastico e nel gruppo dei pari, con un effetto traumatico che potenzia l’uso emotivo del cibo, impiegato “confort food”, e che innesca un circolo vizioso responsabile del mantenimento dei comportamenti disfunzionali.
Lo stigma è una barriera alle cure dell’obesità
La qualità della vita dei pazienti affetti da obesità risulta essere particolarmente colpita non solo a causa delle patologie associate, ma anche alla forte discriminazione sociale di cui sono vittime. Le persone con obesità sono infatti spesso stereotipate come pigre, poco motivate a curare la propria salute e immagine, e responsabili del loro peso, considerato un risultato tangibile della mancata forza di volontà. Gli atteggiamenti e le pratiche discriminatorie danneggiano pericolosamente la salute psichica, fisica e sociale dei pazienti con obesità andando ad aggravare il comportamento alimentare e ad erigere una vera e propria barriera per l’accesso alle cure.
La convinzione errata che l’obesità sia una scelta, dovuta ad uno scorretto stile di vita, piuttosto che una patologia, devia le iniziative pubbliche di trattamento, di prevenzione e compromette il progresso della ricerca. Una ridefinizione dell’obesità e il riconoscimento di questa come patologia cronica, multifattoriale e recidivante è un prerequisito fondamentale per superare alcuni dei numerosi ostacoli al trattamento, ma anche per promuovere una rivalutazione socio culturale dei pazienti che ne soffrono e contrastare quella che è stata ampiamente riconosciuta come una delle sfide sanitarie più importanti del ventunesimo secolo.
L’esempio del centro di città di Pieve USL1, in Umbria
In Umbria, a Città della Pieve, è attivo dal 2010 il primo Centro pubblico interamente dedicato al trattamento residenziale dell’obesità e del disturbo da alimentazione incontrollata. Un luogo dove un’equipe multidisciplinare affronta a 360 gradi un problema che non riguarda solo il “peso”, ma anche un’idea del mondo e del proprio corpo, che è connessa a questo problema. L’obiettivo del programma terapeutico non è solo quello di perdere peso, ma soprattutto quello di modificare lo stile di vita del paziente , attraverso il recupero di quella armonia mente/corpo andata perduta.
Il Centro offre tre tipi di trattamento come risposta ai diversi livelli di gravità: residenziale, semiresidenziale o ambulatoriale “intensivo” (One -Day, dalla mattina alla sera, una volta alla settimana per tre mesi) gestito da diverse figure professionali: medico nutrizionista, dietista, endocrinologo, psicologo, psichiatra, fisioterapista, educatore, riabilitatore psichiatrico. La presa in carico del soggetto è di almeno 2 anni (con diversi moduli personalizzati di rientro), con l’obiettivo di mantenere tali risultati nel tempo.
Il lavoro sul movimento comprende molte attività : nordic walking, piscina, equitazione, yoga, pilates e scuola di ballo. Il Centro DAI ha costruito percorsi di cura specializzati per fare fronte ad una patologia che molto spesso è espressione di un disagio più profondo. Vengono ricoverati pazienti con Indici di massa corporea tra 35 e 60, (obesità morbigena), ai quali il percorso riabilitativo evita spesso il ricorso alla chirurgia bariatrica. Il Centro DAI è un Centro di eccellenza in Italia e accoglie pazienti da tutto il territorio nazionale. Il fulcro del trattamento è un grande laboratorio nutrizionale , una cucina tipo masterchef con nove punti fuoco dove i pazienti ogni giorno, sotto la guida di un nutrizionista preparano insieme i pasti e si riconciliano con il cibo.