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Vita da introversi: vantaggi e sfide

Nel linguaggio e nell’accezione comune, associamo l’essere introversi all’essere poco amichevoli, solitari, cupi o timidi. Nonostante dati recenti suggeriscono che circa metà della popolazione ha una personalità introversa, il pregiudizio societario la percepisce come uno svantaggio o qualcosa da correggere.
Nella società contemporanea è visto positivamente il mostrarsi estroversi, l’essere sociali, avere visibilità, mentre l’essere introversi appare come uno svantaggio, un’etichetta negativa.

Studi psicologici ci aiutano ad abbattere questi pregiudizi, a normalizzare l’introversione e a riconoscerne i vantaggi e le risorse.

Cosa vuol dire essere introversi?

Molte persone introverse raccontano come, soprattutto durante l’infanzia, il loro atteggiamento pacato, silenzioso e riservato era spesso criticato.
La società sembra suggerire a questi soggetti, fin dalla prima età scolare, di dover lavorare su sé stesse, sforzarsi di essere più estroversi per avere successo nella vita.
Le definizioni che più comunemente vengono associate alle persone introverse sono quelle di persone sole, cupe, negative, incapaci di divertirsi o di avere amici.
La nostra cultura sembra etichettare le persone estroverse come esemplari, e quelle introverse come svantaggiate e più propense agli insuccessi in ogni ambito dell’esistenza.
Ma tutto ciò non ha nessun senso dal punto di vista medico e scientifico: essere introversi o estroversi non ci rende più o meno intelligenti o capaci e non condiziona le capacità emotive o relazionali dell’individuo.

Introversione e estroversione sono due caratteristiche del sé e non sono né giuste né sbagliate.

Si tratta di due tipi psicologici diversi: definiscono delle strutture della personalità che ci caratterizzano e che implicano due modi diversi di approcciarsi al mondo interno ed esterno. Se l’estroverso si relaziona positivamente con l’ambiente esterno e cerca di adattarsi ad esso, osservandolo e studiandolo, l’introverso tende a dare più importanza a conoscere il suo mondo interno.
L’estroverso riversa quindi più energie nel relazionarsi con il mondo esterno, cercare l’approvazione altrui e sentirsi parte integrante di un gruppo e della società. L’introverso invece preferisce concentrarsi sulla sua dimensione interiore.
Da un lato quindi, chi si riconosce nel tipo psicologico estroverso è solitamente una persona che predilige le parole e i fatti, lo stare in compagnia e ricerca il confronto costante con l’esterno. L’introverso invece predilige riflettere, riconoscere le proprie emozioni e ascoltarsi, ricercando quindi di frequenti situazioni o momenti di solitudine e mostrandosi silenzioso, a volte schivo.

Una donna riflette guardando fuori dalla finestra
Prendersi dei momenti di riflessioni aiuta ad riconnettersi positivamente con il mondo

Introverso e timido sono sinonimi?

Introversione e timidezza sono spesso percepiti e utilizzati nel quotidiano come sinonimi, ma questo non è assolutamente corretto.
La psicologia insegna che la timidezza proviene dal timore di giudizi sociali negativi. L’introversione invece, essendo un tipo psicologico strutturale della nostra personalità, implica semplicemente preferire meno stimoli esterni e prediligere uno stile di vita tranquillo e che lasci spazio all’introspezione.
Chi è estroverso trova la sua forza vitale negli stimoli esterni, mentre l’introverso tende a preferire momenti di solitudine per ricaricarsi e riconnettersi poi con il mondo esterno.

Persone a una festa in un momento di socialità
Essere introversi o estroversi non preclude vantaggi o svantaggi

Dunque non c’è nulla di sensato nel percepire gli introversi come persone problematiche e svantaggiate.
Non esiste alcun tratto da correggere nell’introversione, né esiste una condizione di svantaggio psicosociale di alcun tipo.

La chiave per sfruttare al meglio il tipo psicologico introverso non è quindi sforzarsi – inutilmente – di modificarlo e provare a essere dei “falsi estroversi”. Al contrario, ognuno di noi dovrebbe riconoscere i punti di forza e i vantaggi del proprio essere per sfruttarli al meglio e valorizzarli.

I vantaggi dell’essere introversi

Estroversi e introversi sono persone spesso complementari. Entrambi i tipi psicologici esistono da sempre nella storia dell’umanità. Dati scientifici e studi psicologici non dimostrano differenze di valore, importanza e impatto dei singoli sulla società dovute da queste caratteristiche del sé. La storia è ricca di personaggi introversi che hanno ottenuto enormi successi nella vita: capi di stato, artisti, scienziati, intellettuali…
I pregiudizi culturali sono infondati, ma ancora oggi piuttosto radicati.

Nessuna delle due categorie dovrebbe sentirsi svantaggiata solo per costrutti culturali e pregiudizi societari infondati. Per questo è importante divulgare e ricordare i pregi dell’essere introversi.
Per abbattere la stigmatizzazione dell’introversione basta riconoscerne i vantaggi e i privilegi. Avere consapevolezza di sé e degli altri ci aiuta a non farci influenzare dai pregiudizi culturali.  

Gli introversi sono prima di tutto dei buoni ascoltatori: elaborano le informazioni internamente, le ponderano e ciò li rende naturalmente propensi alla comprensione dell’altro. Questo implica anche l’essere più cauti e riflessivi prima di parlare. L’introverso viene descritto come un soggetto che “parla poco”, ma questo perché sceglie solitamente attentamente le parole e riflette a lungo prima di esprimersi.
Oltre alla propensione all’ascolto, l’introversione comporta anche spiccate capacità di osservazione. Questi soggetti notano e danno peso al linguaggio del corpo, alle espressioni facciali delle persone, al tono di voce…. Grazie all’ascolto e l’osservazione, l’introverso comprende con facilità gli stati d’animo e i bisogni dell’altro. Riconosce dunque, ad esempio, se chi ha di fronte necessita di tempo e spazio o e una situazione di fragilità. L’introverso infatti, nonostante venga definito come schivo e silenzioso, riesce ad avere una buona comunicazione interpersonale, a far sentire l’altro compreso, a proprio agio.

Di conseguenza, l’introverso lascia spazio nelle relazioni sentimentali, è comprensivo e consapevole nel contesto familiare e – a differenza di quanto si possa pensare – è maggiormente avvantaggiato nel raggiungere posizioni di leadership. Essere introversi vuol dire infatti anche non sentire la necessità di mettersi in mostra e primeggiare: leader introversi tendono quindi a dare valore al lavoro di squadra, a riconoscere le capacità dei singoli.

Gli introversi prediligono inoltre relazioni di qualità: si circondano di poche persone, ma con cui instaurano rapporti profondi e duraturi.

due amiche in un momento di allegria e intimità
Gli introversi sono propensi all’ascolto, all’osservazione e a instaurare rapporti duraturi e profondi

Essere introversi può dunque essere un punto di forza da molti punti di vista.
Le sfide da affrontare per combattere i pregiudizi e il senso di inadeguatezza che la società tende a instillare sono tante. E per abbatterle è importante che ognuno riconosca il proprio valore e coltivi quegli atteggiamenti, stili di vita e scelte relazionali che meglio si addicono alla propria persona.

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