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Sindrome di Tourette: che cos’è e come ci influenza

La sindrome di Tourette, nota anche come patologia dei mille tic, è una condizione meno rara di quanto si potrebbe pensare. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), affligge l’1% della popolazione italiana. Si tratta di una malattia neurologica molto limitante, in quanto impatta in maniera decisa sulle relazioni sociali di chi ne sia colpito. I movimenti e versi incontrollati che genera sono infatti capaci di segnare, in maniera profonda, l’approccio con le altre persone.

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Le caratteristiche della sindrome di Tourette

L’incidenza percentuale dell’1% non deve trarre in inganno. Sebbene possa sembrare un valore basso rapportato alla totalità della popolazione italiana, in realtà è considerevole per una patologia neurologica. L’esordio della sindrome di Tourette è frequentemente adolescenziale, infantile oppure giovanile. Per tal ragione, la condizione viene spesso definita come una malattia del neurosviluppo. Essa accompagna le fasi di crescita e maturazione del sistema nervoso. La peculiare sintomatologia della sindrome altera in maniera considerevole la qualità di vita di chi ne sia colpito. Essa va a incidere in maniera inevitabilmente significativa sui suoi rapporti sociali.

“La sindrome di Tourette (ST) è una malattia neuropsichiatrica comunemente nota come la malattia dei mille tic. I pazienti che ne sono affetti manifestano movimenti incontrollati, accompagnati da suoni e vocalizzi involontari di varia complessità.”

Descrive così la patologia il professor Mauro Porta, neurologo e responsabile del centro per le malattie extrapiramidali e la sindrome di Tourette dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi.

La patologia è nota da tempo, sin dall’antichità, eppure è grazie agli studi di Jean-Martin Charcot, risalenti alla fine dell’800, che oggi possiamo descriverla accuratamente e catalogarla a dovere all’interno dello spettro neuropsichiatrico. Allievo del neurologo francese era lo psichiatra Gilles De La Tourette, dal cui cognome prende nome la sindrome. La condizione coinvolge principalmente individui maschi e giovani. A sviluppo cerebrale completo (intorno ai 25 anni) essa tende a regredire in maniera considerevole, fino a sparire completamente o diminuire in maniera decisa dal punto di vista della gravità, tanto da ridurre al minimo la necessità di terapie e cure specifiche.

Sindrome di Tourette e impatto sulle relazioni sociali
La sindrome di Tourette impatta profondamente sulle relazioni sociali di chi ne è colpito, causando tic nervosi e difficoltà di comunicazione.

Sintomatologia

La diagnosi della sindrome di Tourette non è lineare. È infatti tutt’altro che raro, per un adolescente, sviluppare dei tic transitori nella fase di crescita. Prima di collegarli alla ST, devono persistere per almeno un anno. Non solo. Un unico tic motorio non è sufficiente per stabilire l’esistenza della condizione. Occorre infatti la compresenza di almeno una reazione incontrollata di tipo sonoro o vocale. I tic generati dalla patologia possono essere di più tipi:

  • tic semplici: coinvolgono generalmente una sola tipologia di muscoli e comprendono azioni inconsulte quali sbattere gli occhi, grugnire, tossire forzatamente, soffiare, annusare, gridare, digrignare i denti oppure girare il collo;
  • tic complessi: questa tipologia di movimenti attiva più di un solo muscolo e causa la manifestazione di situazioni che determinano ansia, stress e un elevato impatto emotivo nel paziente. Tra questi sfoghi motori comprendiamo le azioni di scalciare, saltare, imitare i gesti altrui (ecoprassia) oppure produrre gesti volgari od osceni (coproprassia e coprolalia);
  • tic in forma 2Plus: prendono questo nome i disturbi avanzati, ancor più complessi. Essi non sono riscontrabili in tutti i pazienti con Tourette, bensì soltanto in quelli colpiti da disturbi ADHD (deficit di attenzione e iperattività), che possono manifestare disattenzione e irrequietezza motoria, o chi sia vittima di OCD (disturbo ossessivo-compulsivo), che potrebbe esprimere comportamenti privi di ogni logica, ripetitivi e irrefrenabili.

Cause e conseguenze

Sebbene l’immaginario collettivo sia portato a inquadrare chi soffra di sindrome di Tourette come una persona colpita principalmente da coprolalia, e dunque portata a emettere parolacce e bestemmie, in realtà questo sintomo è uno dei più rari. Quelli che si manifestano più spesso sono i tic motori e di disturbo di attenzione. Data la giovane età di chi è colpito dalla condizione, il rendimento scolastico finisce spesso per soffrirne.

Un alone di mistero avvolge le cause della ST, eppure i neurologi sono convinti dell’esistenza di tre principali motivazioni sottostanti allo sviluppo della condizione: infezioni a un sistema nervoso fragile e ancora in via di sviluppo; predisposizione genetica o malfunzionamento dei gangli alla base del cervello.

Come la sindrome di Tourette influenza chi ne è colpito

La sindrome può colpire a differenti livelli di gravità. Lo stadio più lieve, quasi impercettibile, è quello del blinking. Il paziente sbatte gli occhi in maniera ripetuta e involontaria, senza manifestare altri sintomi. Quello più grave è invece caratterizzato da vere e proprie forme di auto-lesionismo che portano chi soffre di ST a farsi del male con le proprie mani, o meglio, con i propri tic.

Non siamo a conoscenza di una cura efficace contro la sindrome di Tourette. Le strategie terapeutiche che vengono messe in campo mirano a controllare la sintomatologia, limitandone l’impatto sulle dinamiche fisiche e sociali. Il piano di contenimento, se così vogliamo chiamarlo, della ST è multidisciplinare e coinvolge varie figure: neurologo, psicologo, psichiatra, neuropsichiatra infantile, pedagogista e operatori sociali. Non sempre scende in campo l’intera squadra ma una strategia ottimale coinvolge tutte queste professionalità.

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