Mi è venuto in mente in questi giorni questo concerto di Vasco del ‘95 che ha scatenato mille polemiche.
Erano i tempi della guerra in Yugoslavia e Vasco ha pensato di chiamare così una sua tournée perché in quel periodo a Sarajevo suonava un gruppo rock mentre le bombe devastavano la città.
Era ritornato con lui il suo amico Massimo Riva, assente da anni nella sua band.
Storie di ritorni, di affetti, di contraddizioni, di convenienza.
In qualche modo come dicevo, la storia che abbiamo vissuto in Rems in questi giorni è stata una specie di concerto sotto assedio, dove al fianco delle contraddizioni e delle metaforiche bombe, abbiamo continuato a suonare .
M. doveva andarsene dalla Rems dopo 7 anni perché era scaduto il motivo per rimanere.
Scaduto in termini di legge.
Scaduto come un affitto non pagato.
M. era lì ormai di casa.
Il suo essere brontolone ed ex ribelle era purtroppo diventato una consuetudine tollerata da tutti.
Il suo bisogno di essere riconosciuto e conosciuto da chi decretava e decideva per lui si esprimeva in una rabbia che celava il desiderio di esistere.
Ma in Rems ci sono dei tempi.
Oltre ai tempi non si può stare, neanche quando nel corso degli anni si rifiuta sistematicamente l’idea di andare altrove.
A prescindere.
A priori.
Tre giorni di danze intorno ad M. nel tentativo di schiodarlo dal suo letto, dalla sua stanza, dalla sua casa.
Nessuno sapeva come fare.
Nessuna legge era stata prevista in questi casi.
Lui è libero ma non vuole andarsene.
Balletti di carte, ordinanze, telefonate, posizioni estreme e contraddittorie hanno roteato intorno a M. che intanto resisteva nella sua stanza sotto assedio.
Non era mai capitato nella storia della nostra Rems un caso del genere.
Fino a pochi anni fa M. avrebbe continuato ad esistere dimenticato in un Opg, istituzionalizzato a vita.
Per fortuna questo non è più possibile, anche se una persona che non esce da anni un po’ istituzionalizzata lo diventa ugualmente.
Di fatto oggi è partito.
Alla volta di una Comunità.
È partito grazie ad un poliziotto che lo ha fermamente convinto senza usare la forza.
Bravo! Più bravo di noi decisamente.
M. forse riprodurrà il suo assedio in Comunità.
Sarebbe già un risultato per la sua sopravvivenza.
A volte le decisioni che tranciano male non fanno.
Bisogna solo non arrivarci.
Decidere a fine corsa è un atto di codardia.
Di tutti noi, che di fronte alla resistenza abbiamo armi spuntate.
Forse chi ha pensato alle leggi che sottendono la detenzione in Rems non ha pensato che un domani la pena finisce anche per chi la vorrebbe per sempre.
Auguro a M. di utilizzare ciò che gli abbiamo offerto.
Un’altra casa.
Altri operatori da attaccare.
Con la sua modalità di essere contro.
A prescindere.