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Riduzionismo: alla ricerca dell’anima oltre le parti

Il riduzionismo è un approccio filosofico e teorico che si basa sulla convinzione che i fenomeni complessi si possano spiegare grazie all’analisi delle singole parti che li compongono. Il fine del riduzionismo è quello di rendere fenomeni molto complessi più comprensibili grazie alla loro scomposizione in piccole parti. Si parla di un vero e proprio pensiero riduzionista quando si sostiene che i concetti di una determinata scienza debbano essere ridotti a dei minimi termini, il più elementari e quindi comprensibili possibili.

Storia semplificata del riduzionismo

Il riduzionismo inizia ad insinuarsi nel pensiero scientifico intorno al XVII e XVIII secolo, basandosi sul principio secondo cui tutta la realtà si poteva parcellizzare in modo da essere compresa nel miglior modo possibile. Inizialmente fu Cartesio a portare questo modello meccanicistico alle forme viventi, viste come macchine complesse da dividere in piccole parti. Successivamente nel XVIII secolo, si sviluppa nella filosofia e nella scienza la possibilità di parcellizzare anche i fenomeni psicologici.

3 elementi del riduzionismo 

Se per alcuni fenomeni non ci sono dubbi su quale metodo adottare per studiarli, per la mente umana è diverso perchè ci poniamo una serie di domande che coinvolgono più metodi di studio. Fra i tanti, bisognerebbe tenere in considerazione le reazioni comportamentali, gli approcci relazioni, eccetera. Ma prima di scoprire come studiarla, vi siete mai chiesti che cosa sia la mente? 

  • la mente non è un’entità separata dal corpo
  • è possibile studiare la mente solo attraverso principi fondamentali, applicando il “principio di economia” secondo cui è inutile aumentare, senza necessità alcuna, le parti coinvolte, nella spiegazione di un fenomeno
  • la mente è divisa in “cervello” e “comportamento” e propone una spiegazione semplice in cui si elimina il metafisico per concentrarsi su questi due elementi essenziali.

Riduzionismo: facile e complesso

Secondo alcuni, il riduzionismo può portare ad una eccessiva semplificazione dei fenomeni complessi, tralasciando alcuni aspetti fondamentali come il contesto sociale, culturale e diverse dinamiche psicologiche ma anche emozionali. In realtà, è un movimento che parte dal microcosmo per poi spiegare il macrocosmo, infatti non può esserci complessità senza semplicità, non può esserci il plurale se non viene studiato il singolo; infatti, il generale nasce sempre dall’individuo e secondo il riduzionismo non succede mai il contrario. 

Esempio: Se prendessimo il movimento di una folla di persone, secondo il riduzionismo sarebbero da studiare i comportamenti di ciascuna delle persone che si muovono all’interno della folla per definire il movimento complessivo.

Il riduzionismo in psicologia

Ci sono diversi approcci alla psicologia che portano con sé un metodo riduzionista e sono la biopsicologia, il comportamentismo e la psicologia cognitiva.

  • La biopsicologia incentra sulla comprensione dei processi biologici che contribuiscono ai comportamenti umani. È un metodo riduzionista perché si concentra su una parte specifica e ridotta di tutta l’esperienza umana. 
  • Il comportamentismo si concentra sulle interazioni di uno o più individui con l’ambiente circostante e di come queste possano influenzare il loro comportamento. Si può vedere come approccio riduzionista in quanto si focalizza esclusivamente sull’ambiente che circonda l’individuo o il gruppo.
  • La psicologia cognitiva pone il suo focus sullo studio dei processi mentali interni. È considerato riduzionista perché studia il mondo cognitivo senza dare importanza ad altri fattori che potrebbero comunque contribuire ad un comportamento.

I benefici del riduzionismo

Uno dei vantaggi più importanti del riduzionismo, come abbiamo visto, è la capacità di concentrarsi su una piccola parte e questo permette ai ricercatori di studiare  un problema o fenomeno specifico. Infatti, quando si affronta un fenomeno complesso, è facile essere sommersi da domande e informazioni, per questo il riduzionismo, prendendo in esame una singola parte del tutto,  limita le informazioni da prendere in esame e di conseguenza anche le relative domande da porsi.  Il risultato sarà una maggiore e più semplice capacità di gestione dell’analisi del fenomeno. 

I rischi del riduzionismo

Il riduzionismo può essere molto utile, ma quando si applica alla psicologia e alle neuroscienze, le cose si fanno più complesse e ridurle in piccole parti, può avere dei rischi. Infatti, quando il riduzionismo interpreta fenomeni psicologici, non può operare come se avesse tra le mani dati scientifici, in quanto la mente è un fenomeno in continuo cambiamento. Normalmente, la psicologia non pretende di spiegare tutto come potrebbe fare una scienza fisica o a contatto con fenomeni così complessi, ma non così mutevoli come la mente umana. 

Riduzionismo e olismo

L’approccio che potremmo definire opposto ma anche complementare al riduzionismo è l’olismo. Questo approccio affronta le cose nel loro insieme, il tutto prima delle parti. Abbiamo detto anche “complementare” perché non esclude l’importanza della singola parte, ma ritiene fondamentale considerare come queste parti siano un grande “tutto” e che vadano studiate in relazione tra loro e funzionanti su diversi strati che interagiscono, si completano e influenzano perché all’interno di un unicum.

Esempi di aree della psicologia che adottano un approccio più olistico sono: la psicologia sociale, la psicologia umanistica e la psicologia positiva. Queste sono più incentrate nel vedere il mondo e i fenomeni nel loro complesso.

Le critiche al riduzionismo

Sono molti i critici del riduzionismo che lo attaccano principalmente per la sua natura eccessivamente semplicistica, anche se spesso ne riconoscono l’utilità come strumento ma non come vero e proprio approccio. Ritengono che il mondo umano sia così complesso da accedervi con altrettanta complessità e che un metodo “semplificatorio” non possa essere giusto per questa determinata complessità. Possiamo dire che affidarsi esclusivamente al riduzionismo potrebbe lasciare delle lacune nella chiarezza del quadro generale, ma su alcuni argomenti potrebbe essere utile e più specifico. 

Sia il metodo riduzionista che il metodo olistico sono validi, dipende da cosa e quale fenomeno stiamo analizzando ed entrambi potrebbero essere utili ai fini della comprensione.

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