La psicologia dei tarocchi, racchiusa dietro i ventidue arcani maggiori che caratterizzano i mazzi da lettura, è ben più profonda di quanto un profano possa immaginare. Come qualcuno tra chi legge già saprà, dietro ogni arcano si cela l’energia psichica che rappresenta. Così l’imperatore simboleggerà il maschile in grado di mettere ordine; la forza sarà il governo che si muove nell’ombra; il mondo rappresenterà il sè personale e così via… Il viaggio attraverso le carte può rappresentare uno strumento di counseling potente, utile a decifrare nuovi punti di vista, dare un senso agli avvenimenti vissuti o suggerire soluzioni per quelli che si incontreranno.
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Esoterismo e psicologia dei tarocchi
Non facciamoci spaventare, o trarre in inganno, dal fatto che i tarocchi siano principalmente utilizzati in ambito esoterico o parareligioso. Ciò non inficia in alcun modo la loro utilità per la psicologia. L’approccio allo strumento della carta, infatti, è molto diverso. L’implementazione terapeutica di un mazzo di tarocchi è similare a quella di altri accessori che la psicologia ha preso in prestito da discipline non scientifiche e trasformato completamente nell’utilizzo. Al servizio di uno specialista della mente, oggetti dalla provenienza più disparata possono acquisire una destinazione d’uso nuova, mai sperimentata prima, e diventare parte dell’inventario di una seduta psicoterapeutica. La meditazione, ad esempio, ha origine nel buddhismo. Religiosamente, è propedeutica al raggiungimento del nibbana (l’estinzione) ma è altresì importante nell’inseguimento del benessere psicofisico, come ben sa chi pratichi la mindfulness.
La rilevanza dei tarocchi in ambito psicologico non si deve alla loro origine, che può apparire eretica, nel senso di lontana dalla disciplina, bensì alla loro applicazione. La psicologia non prevede il futuro, però fa uso di test proiettivi. Nell’ambito che ci tocca più da vicino, questo strumento può rappresentare la base per una seduta non standardizzata, nella quale le immagini sulle carte perdono ogni loro significato legato alla cabala e ne acquistano uno nuovo. Il paziente e il suo terapeuta potranno fare uso dei tarocchi come elementi sui quali proiettare contenuto psichico. Visto sotto questa luce, lo strumento acquisisce lo stesso valore del test di Rorschach, o del gioco della sabbia, e dà modo all’assistito di proiettare quanto lo turbi su qualcosa di concreto, consentendo al terapeuta di affrontare il contenuto psichico più problematico.
Le immagini sui tarocchi
I tarocchi non hanno soltanto questa utilità per la psicologia. Essi possono infatti essere utilizzati anche come terapia di imagery. Con questa parola inglese, indichiamo l’impiego in ambito psicologico della visualizzazione. Gli arcani possono infatti rappresentare il viaggio che il paziente compie all’interno della sua mente. Chi si rivolge a un terapista svolge il ruolo del folle, il primo degli arcani nonché quello che rappresenta la formazione e la crescita.
Questa prima carta incontrerà progressivamente tutte le altre 21. Il viaggio del folle si può compiere sovrapponendo il paziente alle illustrazioni delle carte, identificandolo con l’intero mazzo, un disegno alla volta. Il terapista spiegherà il ruolo dell’arcano e le sue potenzialità, dopodiché chiederà all’assistito di empatizzare con il personaggio, chiedendogli di narrare un aspetto della sua (del paziente) identità. Questo procedimento è assimilabile al percorso di individuazione, piuttosto utilizzato nell’approccio junghiano. Tipicamente, esso si compie tramite l’immaginazione attiva, una forma di imagery che non fa uso di supporti. La variazione con i tarocchi, che viene definita pathworking da chi ne fa uso, potrebbe agevolare il compito all’assistito, il quale non è più chiamato a disegnare. To work on a path significa lavorare su un sentiero, in inglese. Questa espressione si deve al fatto che gli arcani sono associati ai sentieri cabalistici.
Studi e ricerche sulla psicologia dei tarocchi
Un paper del 2014, firmato dal ricercatore Mike Sosteric e pubblicato dal Canadian Journal of Sociology, supporta e consiglia l’utilizzo dei tarocchi come test proiettivi non standardizzati in psicologia e psicoterapia. Essi vengono definiti un potente strumento terapeutico, un riflesso delle vie d’ingresso all’infanzia e alla psicologia profonda. Il mazzo sarebbe un accessorio così potente da poter aiutare la guarigione del bambino interiore e coadiuvare la rielaborazione di una socializzazione che, per numerosi pazienti, potrebbe aver raggiunto elevati livelli di tossicità. Le immagini e i simboli sui tarocchi sono innegabilmente stimoli. Mescolando le carte e distendendole sul tavolo secondo l’ordine che preferisce, chi è in analisi fornisce al mazzo una particolare struttura, privata e personale.
I tarocchi aggirano completamente ogni barriera linguistica e impiegano le immagini – e non le parole – come linee guida psicologiche con le quali direzionare lo specialista. Pur non essendo uno strumento clinico di per sé, queste carte consentono di raccogliere dati clinici attraverso i quali reperire pensieri, emozioni, sentimenti, giudizi, adattamento sociale, capacità di coping e relazioni più o meno significative dell’assistito. Insomma, la psicologia dei tarocchi non sarà ortodossa, ma resta in grado di aiutare moltissimo nel corso dell’iter terapeutico.
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