“Psichiatria di Comunità: le reti di cura nella salute mentale”
Si è svolto a Bella (PZ) il 12 luglio 2013 il convegno dal titolo: “Psichiatria di Comunità: le reti di cura nella salute mentale”. La Comunità di Bella nel contesto regionale e Nazionale.
L’evento è stato organizzato dall’assessore alle politiche sociali del comune di Bella Vito Leone con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione e far mantenere gli impegni presi dai dirigenti della sanità Lucana, per la prossima apertura di una comunità psichiatrica post acuti di 15 posti letto.
La comunità, attualmente in costruzione, è situata a 3 km da Bella paese in provincia di Potenza, di circa 5300 abitanti nella quale sono ben inserite anche sei famiglie extracomunitarie.
La struttura La Braida è un blocco abitativo che fino alla fine dell’anno scorso ha ospitato i profughi giunti in Italia due anni fa e ancora prima ha ospitato i Bellesi sfollati per il terremoto del 1980.
Il Direttore generale ASP di Potenza dr. Marra ha evidenziato la difficoltà presente a livello regionale ma soprattutto nella provincia di Potenza, nel sostenere progetti che riguardano la salute mentale per la mancanza di fondi e quindi la necessità di far rientrare al più presto i pazienti ospiti in comunità fuori regione per poter realizzare altri progetti territoriali.
Inoltre dal dibattito è emerso che le indicazioni normative di riferimento nazionale per la residenzialità psichiatrica sono da ritenere inadeguate rispetto:
– all’evoluzione della domanda assistenziale collegata ai bisogni di salute mentale emergenti nella popolazione, individuati sia in base al quadro epidemiologico, che ai contesti operativi di riferimento;
– all’evoluzione delle metodologie e degli strumenti terapeutici e riabilitativi, che configurano un modello di approccio strutturato su percorsi clinici, reti e integrazione.
E’ stata inoltre sottolineata la disomogeneità negli assetti normativi regionali, rispetto alla denominazione e tipologia delle strutture residenziali: criteri per l’inserimento, tipologia di pazienti trattati, requisiti di accreditamento, parametri per il personale, tariffe a parità di impegno assistenziale, durata della permanenza nella strutture, compartecipazione alla spesa da parte dell’utente e/o dei comuni.
Rispetto a questo scenario è necessario fornire indirizzi omogenei nell’intero territorio nazionale. Ciò per connotare, in termini di appropriatezza, le strutture residenziali all’interno del sistema di offerta dei dipartimenti di salute mentale, al fine di promuovere una residenzialità funzionale ai percorsi individualizzati e strutturata per intensità, dal trattamento intensivo al sostegno abitativo. Questa prospettiva, incentrata sui percorsi di cura, richiama la metodologia adottata dal Piano Nazionale di Azioni per la Salute Mentale. Tale Piano sottolinea la necessità di lavorare per progetti di intervento differenziati sulla base della valutazione dei bisogni delle persone e della implementazione di percorsi di cura adeguati. Per questo è stata sottolineata l’esigenza di rinnovare l’organizzazione dei servizi, le modalità di lavoro delle équipe, i programmi clinici aggiornati offerti agli utenti.
La dr.ssa Mangone psicologa dei servizi sociali, ha parlato delle difficoltà del proprio Servizio nel seguire le famiglie dei pazienti psichiatrici. A suo parere gli interventi risultano spesso frammentati, a spirale e non di rete, a causa dello scarso coordinamento tra i servizi. Risulta perciò difficile connettere il lavoro svolto in comunità con il territorio. Proprio perché i fondi terminano, il paziente è costretto a rientrare nel proprio abituale contesto di vita senza un continum terapeutico.
Il direttore del DSM ASP Potenza dr.ssa Guarino ha affrontato la difficoltà del paziente psichiatrico nel reinserimento sociale dopo un periodo trascorso in comunità. Ha suggerito come possibile soluzione per evitare l’emarginazione e le ricadute del paziente, la creazione di cooperative di tipo B, utili per dare un’ occupazione alla popolazione in questo periodo di crisi economica. Inoltre ha illustrato il cambiamento avvenuto nel reparto di psichiatria del territorio attraverso l’utilizzo di nuovi protocolli di intervento e lavoro che ha visto ridurre i trattamenti sanitari obbligatori. Questo è potuto accadere grazie alla formazione e informazione degli operatori impegnati all’interno dello stesso reparto e del dipartimento di salute mentale.
La dr.ssa Postiglione medico dell’ SPDC di Potenza ha sottolineato la necessità di definire meglio il ruolo del DSM e di creare una rete sistematizzata in modo da non vanificare il lavoro svolto con l’utenza. Ha quindi messo in luce l’importanza della formazione degli operatori, la supervisione, il lavoro su se stessi, il lavoro di èquipe e sulle famiglie, ed anche la necessità di creare un SEPA poiché spesso i ricoveri si prolungano per mancanza di risorse sul territorio.
All’incontro è stato invitato il dr. Carrer responsabile della comunità Majeusis situata nei pressi di Roma, nella quale si trovano attualmente pazienti provenienti dalla regione Basilicata. Il dr. Carrer ha illustrato il proprio lavoro articolato in diversi servizi (Comunità, Alloggi protetti, visite domiciliari) di diversa intensità assistenziale, ed ha evidenziato l’importanza dell’alleanza con il territorio, della formazione e motivazione degli operatori e del lavoro con le famiglie. Quindi, ricollegandosi alla disomogeneità delle normative sanitarie in questo campo, ha riferito che una parte degli operatori hanno dovuto frequentare un corso OSS per poter rispondere alle commissioni di vigilanza e alle normative regionali sui parametri del personale.
Il mio intervento è consistito nello spiegare il lavoro svolto dalla Fenascop (Federazione Nazionale delle Strutture Comunitarie Psico-Socio-Terapeutiche) che nasce nel 1993 da un gruppo di operatori impegnati nelle Comunità Terapeutiche. La Fenascop ha l’obiettivo di fornire linee guida per il lavoro in comunità su tutto il territorio Nazionale. Gli obiettivi della Fenascop si articolano in: culturali e formativi; informativi; politici e associativi. L’importanza della comunicazione.
Ho inoltre illustrato il metodo Redancia, le comunità distinte per l’intensità degli interventi, il lavoro delle mini èquipe, e l’importanza della formazione degli operatori promossa ogni anno attraverso lezioni di approfondimento, convegni e supervisioni accreditate.
Le parole chiave di questo incontro sono state: ascolto, accoglienza, alleanza.
Ascolto del paziente ma anche delle famiglie dello stesso e del contesto in cui vive.
Accoglienza del paziente nelle strutture e nei servizi territoriali ma soprattutto nel proprio contesto sociale di riferimento.
Alleanza tra gli operatori, alleanza tra l’èquipe e il paziente, l’alleanza tra struttura e il territorio di cui fa parte.
Buon lavoro…