Ho la passione del presepio, fin da bambino attendevo con trepidazione l’incontro con le statuine di gesso e di cartapesta, riposte in una scatola di scarpe dopo l’Epifania dell’anno prima. Le conoscevo una per una, ricostruire il presepio nei giorni di vigilia era una suggestione ineffabile.
Anni più tardi, quando ero adolescente, feci amicizia con Mario, un signore di Valleggia che costruiva un presepio ampio, con gli specchi, i giochi di luce e qualche meccanismo. Molte persone andavano a visitare il suo presepio, a me piaceva rimanere a lungo, non lo visitavo, lo contemplavo, quando tutti andavano via, rimanevo con Mario a parlare sottovoce nella penombra.
Poi ho cominciato a costruire presepi particolari, quello nella Chiesa parrocchiale con mio fratello, quello in casa con l’aiuto dei miei famigliari, che si sono docilmente lasciati contagiare dalla mia passione. Le sensazioni più belle sono il profumo del muschio e il suono dell’acqua del ruscello.
Il presepio è poesia, indica una via, un modo di essere, un invito a impostare la propria esistenza nella semplicità, ma con lo sguardo rivolto alle cose grandi del cielo.
Il presepio è anche la rappresentazione sacra della nascita di Gesù Bambino; insieme all’altra magnifica rappresentazione sacra – quella della morte di Dio nella Via Crucis – vengono compresi l’inizio e la fine dell’esistenza terrena dell’Emmanuel, il Dio-con-noi, l’Alfa e l’Omega della fede cristiana.
Il presepio e la Via Crucis rendono conto di perché continuo a interessarmi di Dio: un Dio che nasce in una stalla e muore su una croce non risolve il mistero del dolore, ma è vicino a chi soffre, a chi è nella tribolazione e nella povertà e a chi muore.
Concludo con le parole di Papa Francesco: “Cari fratelli e sorelle, apriamo il nostro cuore alla grazia semplice del presepe, lasciamo che dallo stupore nasca una preghiera umile, il nostro grazie a Dio che ha voluto condividere con noi tutto, per non lasciarci mai soli”.
da laica sento l’umanità di queste parole e le condivido. Non essere soli nel dolore.
Ricordo con nostalgia il presepe dell’infanzia…per noi 5 fratelli cominciava con la passeggiata a raccogliere il muschio poi tutta la storia che per giorni si animava nella sua sacralità tuttavia immersa in un’atmosfera intima di umiltà affettuosa generando sentimenti di vicinanza e partecipazione . Grazie Dario spero per tutti che potremo stare più vicini nella sofferenza e nella gioia Auguri!
Certo, essere laici non significa non voler riconoscere quanto la grande avventura dello spirito che è il Cristianesimo abbia modellato il nostro mondo e quanto possa ancora darci, pur con le sue tante contraddizioni. Grazie Dario e auguri
Ciao Dario, belle le tue riflessioni. Ricordo ancora, nei primi anni che arrivai nel gruppo, le attese per farti raccogliere le pietre di fiume da mettere nel tuo presepe. Un ?
Nella tradizione austroungarica il presepe si ripone nella scatola, dopo le feste, il giorno della Candelora, ed io tengo fede a questa tradizione tipicamente goriziana, qualcuno mi prende anche un po’ in giro, pazienza! Per chi avesse nostalgia del presepe durante l’anno può venire a Redalloggio e ammirare il presepe permanente con la Natività del Maestro Guido Garbarino e le altre statue create negli anni dagli ospiti. Grazie Dario per queste belle parole, ho rivisto Debora al buio ed in silenzio, davanti al Presepe nella casa dei nonni, mentre in sottofondo c’erano allegre le voci dei nonni e dei miei genitori intenti a preparare la cena della Vigilia.