La nascita di un figlio, per un uomo, rappresenta un grande cambiamento di vita. In un’epoca come quella attuale, dove si auspica sempre più di frequente alla parità dei sessi, il ruolo della genitorialità non è più una prerogativa femminile e i cambiamenti cerebrali dovuti alla paternità, al pari di quelli legati alla maternità, vengono studiati e analizzati in maniera approfondita al fine di comprendere al meglio le dinamiche di connessione tra il padre e il piccolo appena nato.
Una delle ricerche più recenti, in tal senso, è stata effettuata dal Carlos III Health Institute di Madrid (Instituto de Salud Carlos III, ISC).
Lo studio su Cerebral Cortex
Secondo i dati pubblicati dai ricercatori del Carlos III Health Institute di Madrid, il cervello dei neopapà subirebbe un grosso cambiamento dopo la nascita. Nello specifico, gli uomini tenderebbero a perdere fino al 2% del volume corticale e – forse anche per questo motivo, anche se non è ancora chiara la connessione tra le due cose – per loro sarebbe più semplice connettersi al neonato.
Lo studio è stato pubblicato sul magazine Cerebral Cortex, curato dalla Oxford University Press.
Paternità e maternità a confronto
Durante i mesi di gestazione il cervello femminile tende già a subire dei cambiamenti nelle reti sub corticali limbiche, che sono appunto legate agli ormoni della gravidanza. Questo lato della maternità era noto agli studiosi già da tempo.
Quello che ancora non si conosceva, invece, era il cambiamento che avviene in chi la gravidanza non la vive in prima persona: «La ricerca è un’opportunità unica che ci dà modo di esplorare come l’esperienza genitoriale possa modellare il cervello umano quando la gravidanza non è vissuta direttamente», spiega il team del Carlos III, guidato dalla ricercatrice Magdalena Martinez-Garcia.
Ecco quindi che i concetti di maternità e paternità, messi a confronto, non sembrano più così diversi.
I cambiamenti a livello cerebrale
Gli studiosi del Carlos III hanno analizzato i cervelli di 40 padri eterosessuali, di cui la metà residenti proprio in Spagna. La materia grigia dei futuri papà è stata valutata con risonanza magnetica (MRI) prima della gravidanza delle loro compagne e qualche mese dopo la nascita dei bambini. L’altra metà dei partecipanti, residente negli Stati Uniti, è stata valutata verso la fine della gravidanza e qualche mese dopo la nascita.
In entrambi i casi è stato riscontrato che, seppure non ci siano stati cambiamenti delle reti sub corticali limbiche (come accade per le donne), ci sono stati invece dei cambiamenti a livello della materia grigia corticale, che è quella legata alla comprensione sociale.
Inoltre, si è potuto notare che il volume del sistema visivo dei neopapà si era ridotto, come confermato dai ricercatori: «Questi risultati possono suggerire un ruolo unico del sistema visivo nell’aiutare i padri a riconoscere i loro bambini e rispondere di conseguenza, un’ipotesi che sarà confermata da studi futuri».
La connessione padre-figlio
Lo studio spagnolo si è ampiamente soffermato sulla connessione che si instaura tra padre e figlio dopo la nascita. Anche se a primo impatto potrebbe sembrare che una riduzione del volume corticale e del volume del sistema visivo rappresentano dei fattori negativi, in realtà si configurano come un vantaggio per i neopapà, che possono connettersi più facilmente con i loro bambini, comprendendo al meglio e più facilmente e, di conseguenza, rispondendo alle loro richieste con rapidità ed efficacia.
L’importanza della ricerca, in tal senso, è evidenziata dalla possibilità di esplorare un ambito – quello della paternità – ancora misterioso e ricco di segreti, troppo a lungo tenuto nascosto per un maggiore interesse verso i cambiamenti post-gravidanza a carico delle donne.
Non è un caso, tra l’altro, che solo di recente la scienza sia riuscita a dimostrare che la depressione post partum non sia un problema che affligge solo le neomamme, ma anche i neopapà.
Ipotesi e conferme
Se da un lato i ricercatori spagnoli hanno potuto valutare e confermare scientificamente i cambiamenti cerebrali avvenuti negli uomini diventati padri da poco, dall’altro gli stessi hanno potuto solo ipotizzare quanto questi cambiamenti siano realmente un veicolo di un miglior rapporto tra padre e figlio.
Quel che è certo è che anche se per ora ci si basa solo su ipotesi e teorie, un’eventuale evoluzione degli studi potrebbe confermare del tutto queste affermazioni, portando la conoscenza scientifica della paternità a un livello superiore.
La coordinatrice del team
Il team di studiosi del Carlos III Health Institute di Madrid è stato guidato dalla ricercatrice Magdalena Martinez-Garcia, specializzata in Neuroscienze della Gravidanza e della Maternità e divulgatrice scientifica di argomenti quali gli adattamenti cerebrali nelle donne nelle diverse transizioni ormonali.
Grazie alle sue spiccate conoscenze e a una lunga esperienza nel settore medico e neuroscientifico, la ricercatrice è stata in grado di guidare il gruppo fornendo un notevole apporto allo studio.