Vaso di Pandora

Neuromagia, la connessione tra mente e magia

Esiste una dimensione in cui mente e performance interagiscono, per studiarla, è stata sviluppata una disciplina nota come neuromagia. Essa è certamente intrigante, com’è sempre il caso quando si parla di magico e sovrannaturale. Il connubio tra neuroscienza e arte illusionistica solletica la curiosità di molti, aprendo porte inaspettate nella comprensione della mente umana e delle sue potenzialità. In questo approfondimento, metteremo la neuromagia al centro dell’attenzione, esplorandone nel dettaglio natura, contesto storico e rapporti con la psicologia.

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La nascita della neuromagia

La nascita del termine neuromagia si deve all’illusionista Raymond Joseph Teller, parte del celebre duo statunitense Penn & Teller. La parola fu coniata, per così dire, nel 2007, e da allora è entrata nel lessico specifico delle performance a sfondo magico e della psicologia. La neuromagia rappresenta per Teller l’evoluzione naturale dell’arte dell’illusionismo. Si tratta del potenziamento della tecnica illusionista dovuto a una profonda comprensione dei meccanismi neurali. Questa disciplina fonde l’abilità di creare illusioni visive e cognitive con la conoscenza psicologica approfondita della percezione, dunque richiede una certa padronanza in merito al funzionamento dei meccanismi del cervello. Il risultato è uno spettacolo che non solo intrattiene, ma sfida le nostre concezioni su realtà e funzionamento della mente.

Il mago è un professionista capace di controllare attenzione e percezioni. Egli inganna con maestria i nostri sensi. La particolarità di questa arte si deve al fatto che più impercettibilmente veniamo illusi, più forte sarà l’effetto di stupore e incredulità generato.

La neuromagia non va sottovalutata e declassata a scienza dedicata esclusivamente al mondo dei prestigiatori e degli illusionisti. Essa ci consente infatti di approfondire molto la nostra comprensione dell’attenzione – sempre più preziosa in un’epoca di distrazione assoluta come quella che ci troviamo a vivere – e dello stupore. Numerosi neurologi hanno implementato nei loro consueti studi e aggiornamenti l’esecuzione di alcuni trucchi e giochi di prestigio, per testare l’attenzione dell’interlocutore. Servendosi di questi espedienti è possibile valutare la capacità di un soggetto di notare piccoli cambiamenti in un’immagine oppure la sua rapidità nell’individuare oggetti estranei all’interno del campo visivo.

Neuromagia: un bambino vestito da prestigiatore
La neuromagia è un punto di connessione tra psicologia e illusionismo, essa ci spiega quali meccanismi governano la nostra attenzione e come sia possibile ingannarci.

Facciamo debunking: si tratta di realtà o illusione?

È importante collocare correttamente la neuromagia e non lasciarsi influenzare da pregiudizi o preconcetti che l’utilizzo della parola magia potrebbe dare. Essa è si una forma di intrattenimento, come lo è l’illusionismo in generale, ma occorre fare un distinguo. La neuromagia è un’arte ben più intelligente rispetto al semplice prestigio, poiché si basa su fondamenti neurologici, ed è lontanissima dalla pseudoscienza.

L’arte neuromagica affascina e intriga. Essa è illusionismo e in quanto tale non si basa su poteri sovrannaturali o capacità paranormali. Al contrario, sfrutta una conoscenza approfondita della psicologia cognitiva e delle neuroscienze per creare illusioni che sfidino la percezione umana, generando stupore e meraviglia. Gli illusionisti neuromagici sono maestri nel manipolare le nostre aspettative e le nostre reazioni neurali, dimostrando che la realtà può essere soggettiva dal momento che è fortemente influenzata dalla nostra percezione.

Rispondendo alla domanda posta in apertura del paragrafo potremmo scrivere che la neuromagia non è realtà o illusione, bensì realtà e illusione, in quanto le due dimensioni sono compresenti.

Il rapporto tra neuromagia e psicologia

Per chi si occupi di psicologia, la neuromagia rappresenta una fertile area di indagine. Essa offre un’opportunità unica per studiare i processi mentali, la percezione e la suggestione all’interno di un contesto controllato. Collaborando con prestigiatori e illusionisti, gli psicologi possono approfondire la comprensione dei meccanismi neurali sottostanti alle percezioni illusorie, in maniera tale da migliorare le loro conoscenze sulla mente umana. In aggiunta, la neuromagia dimostra quanto sia importante considerare il contesto e le aspettative nella nostra interpretazione del mondo. Ciò è un elemento chiave per chi desideri capire bene la psicologia della percezione.

I temi dell’attenzione, della consapevolezza e della percezione sono terreno fertile per entrambe le tipologie di professionisti: psicologi e illusionisti. La voglia di comprendere al meglio come funzioni il cervello, e fino a quale punto sia possibile manipolarlo, accomuna le due discipline e rende la neuromagia un concetto importante per entrambe. Dallo studio dei giochi di prestigio, lo psicologo può cogliere numerosi aspetti neurologici. Ad esempio: come mai è possibile illuderci così facilmente? Che cosa avviene nel nostro cervello durante uno spettacolo di magia? I meccanismi toccati dal prestigiatore sono gli stessi che vengono bersagliati dalle campagne pubblicitarie o dalle relazioni interpersonali che ci coinvolgono maggiormente?

L’attenzione umana è un sistema dinamico, sempre funzionale al presente. Agisce in tempi molto brevi e deve spesso selezionare su quali elementi valga la pena concentrarsi. La sua capacità limitata non le consente di dedicarsi a ogni stimolo che riceviamo in un determinato istante e deve quindi prendere una decisione. Lo fa con un’impostazione gerarchica, secondo la quale alcuni stimoli hanno più importanza di altri. Ogni informazione che viene scartata è per noi inesistente, e nei suoi confronti siamo cechi. Ecco dove agisce l’illusionista. Non è lui, o lei, a ingannarci, bensì il nostro stesso cervello.

Leggi anche: “Casa del mago: esplorando i misteri della mente

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