Da sempre l’uomo è attratto dagli altri, spinto da forze non tangibili, inspiegabili, che stanno dentro ciascuno. L’altro non si sceglie, l’altro si incontra e qualcosa spinge l’uno verso l’altro quasi senza motivo reale, ma sulla base di una psicologia dell’attrazione con leggi e chimica proprie. Come funziona? Ecco le principali teorie.
Psicologia dell’attrazione
Comprendere la psicologia dell’attrazione non è facile, ma ci si è sempre chiesti cosa spinge le persone verso gli altri.
Parlando di amicizia e amore ciò che si crede spinga verso gli altri sarebbe il cuore, ma teorie scientifiche e psicologiche dimostrerebbero che, in realtà, l’organo più coinvolto nel processo di attrazione sarebbe il cervello.
Se, per molto tempo, l’amore non ha suscitato l’interesse scientifico, ma solo quello di artisti e letterati, le cose ora sono diverse e l’amore è oggetto di studi scientifici e neurologici proprio perché il cervello è implicato nel processo di attrazione.
Parlando, dunque, si psicologia dell’attrazione è doveroso parlare di chimica psicologica, di neurotrasmettitori e di vere e proprie “leggi dell’amore”.
Chimica psicologia: teorie sull’attrazione
In termini amorosi, un tempo si credeva che l’uomo scegliesse la donna considerando alcuni suoi aspetti “interessanti”, come bellezza, fertilità, capacità riproduttiva.
Questo pensiero era alla base della teoria sostenuta dalla biologia classica.
Poi le cose sono cambiate e altre teorie hanno sostenuto che sarebbe il DNA di ciascuno a “condizionare” le scelte dei partner.
Per Noam Shpancer esistono alcune Leggi dell’attrazione che indirizzano la scelta del partner.
Le leggi dell’attrazione
Le Leggi dell’attrazione individuate da Shpancer sono cinque e contemplano diversi elementi che sarebbero fondamentali nel processo di attrazione di una persona all’altra.
Nello specifico queste leggi contemplano:
- La familiarità tra le persone. Più due persone si conoscono e passano del tempo insieme, più alte sarebbero le probabilità di attrarsi l’una all’altra.
- L’attrazione fisica. Una persona piace ad un’altra se questa la trova attraente. L’aspetto fisico, dunque, rappresenterebbe un fattore determinante.
- La personalità. Competenza e tenerezza sarebbero due aspetti della personalità che generano attrazione. La competenza deve essere intesa come intelligenza, mentre la tenerezza è intesa come capacità di essere affettuosi e affabili.
- La vicinanza. Un partner che vive e abita fisicamente vicino risulterebbe un’attrattiva preferibile rispetto a colui che vive e lavora lontano poiché le relazioni a distanza portano con sé diversi aspetti negativi e problematiche di gestione spesso determinanti.
- La somiglianza. Si dice spesso “non si pigliano se non si assomigliano” e a quanto pare ciò sarebbe vero. Si tenderebbe, infatti, ad essere attratti da persone somiglianti, non tanto per aspetto fisico, quanto piuttosto per valori, passioni, etc. Quando si hanno elementi in comune pare che sia più semplice instaurare un rapporto e coltivarlo.
Perché l’altro: la chimica dell’amore
Oltre alle Leggi dell’attrazione dettate da ricercatori e studiosi dell’amore, l’attrazione e la spinta verso gli altri giungerebbe da piccolissimi elementi presenti direttamente nel corpo di ognuno: i neurotrasmettitori.
Dunque, l’attrazione sarebbe una questione di chimica. Per questo si parla di chimica dell’amore.
I neurotrasmettitori, secondo definizioni scientifiche, sono “messaggeri chimici endogeni del sistema nervoso che comunicano tra loro per stimolare muscoli e ghiandole.”
Secondo studi scientifici e neurologici quelli coinvolti nella psicologia dell’attrazione sarebbero:
- Dopamina. Questo neuromodulatore è associato a stati euforici, desiderio, ricompensa. È rilasciata dall’ipotalamo sia nel momento in cui nasce una relazione, sia ogni volta che si da amore o lo si riceve, ivi compreso durante il rapporto amoroso.
- Serotonina di cui si registra un calo dei livelli soprattutto in fase di innamoramento. Questo neurotrasmettitore cala in concomitanza allo sviluppo di un’ossessione e l’amore, talvolta, può diventarlo.
- Noradrenalina che produce gli effetti fisici della passione: calore, aumento della frequenza cardiaca, tremore, presenti nei momenti di eccitamento.
- Ossitocina e vasopressina che favoriscono l’innamoramento e il legame affettivo, fissando nella memoria del cervello i momenti positivi e facendo “dimenticare” quelli negativi.
Oltre ai neurotrasmettitori vi è il fattore di crescita nervosa, un’altra sostanza chimica i cui livelli sono maggiori in coloro che si sono innamorati di recente, mentre tende a diminuire in coloro che vivono relazioni durature. Questo fattore sembra rilevare l’intensità del sentimento.
Insomma, a quanto pare è il cervello l’organo più coinvolto nel corso del processo di attrazione. Ciò non è da considerarsi anomalo dato che il cervello legge le emozioni nelle sue diverse aree.
Ed è sempre nel cervello che si formano le emozioni. Nello specifico si parla di cervello emotivo. In particolare, le aree coinvolte sono:
- l’ipotalamo, interessato dall’amore romantico
- l’insula e il corpo striato responsabili del passaggio da desiderio sessuale all’amore.
Dunque, la psicologia dell’attrazione ha radici profonde all’interno dell’organismo umano, in particolare nella corteccia celebrale e nella sua sotto-corteccia, in specifiche aree che si attivano spingendo le persone verso gli altri, attratti da loro.