Vaso di Pandora

Inside Out, il significato psicologico del film

La società in cui viviamo sembra desiderare la rimozione delle emozioni. La realtà virtuale e la comunicazione in rete stanno sempre più spersonalizzando l’importanza emotiva, concentrandosi molto sul contenuto e molto poco sullo stato d’animo di chi lo esterna. La cultura occidentale considera spesso l’espressione delle proprie sensazioni come un segno di debolezza. Quando però le rinchiudiamo dentro di noi, le sensazioni non restano tranquille, chiuse in gabbia. Soprattutto quelle negative, come rabbia, tristezza o paura. Esse cominciano a cercare delle vie di fuga, altri modi per esprimersi. Lo fanno attraverso il corpo, per mezzo di dolori allo stomaco e all’intestino, mal di testa, attacchi d’ansia e di panico, disturbi del sonno e alimentari. È questo che intendiamo quando parliamo di somatizzazione. Gli stati d’animo vanno riconosciuti ed espressi, come ci insegna, in modo semplice, Inside Out, il film cui cercheremo di dare un significato.

Di cosa parla Inside Out

Inside out: una donna seduta in balia delle sue emozioni
La nostra società condanna spesso l’espressione delle emozioni


La protagonista del film Inside Out è una bambina preadolescente, la quale si vede stravolgere il mondo quando i genitori sono obbligati a trasferirsi in un’altra città e perde tutti i suoi amici e le sue abitudini. Attraverso una serie di vicissitudini, dove viene mostrato quello che succede nella sua testa, arriverà a compiere una scelta drastica. Cercherà infatti di scappare di casa, per sfuggire in realtà l’emozione negativa che non riesce a gestire e tollerare. Rabbia, nel senso del personaggio che rappresenta l’emozione, prenderà il sopravvento su Gioia, la sensazione principale nella vita della ragazza. Questo provocherà un congelamento delle emozioni. La protagonista non proverà più nulla, nessuno stato d’animo. Alla fine però Gioia capirà che l’unico modo per aiutare la ragazza a recuperare il senno, e rinunciare alla fuga, sarà quello di dare a Tristezza, sino ad allora tenuta in disparte, l’opportunità di esprimersi.

Lasciandosi andare al pianto disperato, e rivelando ai genitori il motivo del suo malessere, la protagonista bambina riesce a superare finalmente la sua crisi e a costruirsi una nuova vita, nella città che, alla fine, non si rivelerà poi così austera. La pellicola rappresenta un nuovo tentativo della Disney di portare sul grande schermo importanti temi psicologici. Lungometraggi come Up, Soul o, appunto, Inside Out rendono queste tematiche complesse più facili da comprendere e trattare. Il tema del lutto è una componente ricorrente dell’opera della casa americana, sin dai primi film e cartoni. Le emozioni sono qualcosa che proviamo dentro, ma esprimiamo fuori. Non a caso, il film si intitola proprio Inside Out, traducibile in italiano come dentro e fuori. 

Le emozioni e i ricordi base

Il film ripropone tutte le emozioni primarie sotto forma di personaggi (e amplierà poi questo casting per il recente Inside Out 2) e le chiama con il nome con cui sono note: gioia, tristezza, rabbia, paura e disgusto. Come si può capire guardando il film, queste emozioni fanno la loro comparsa molto presto, nel cammino della vita di una persona. Inizialmente compaiono gioia, tristezza e rabbia, provate persino dagli infanti, poi tocca a disgusto e paura. Durante lo svolgersi del film, impariamo che tutte e cinque le emozioni giocano un ruolo nella crescita. Se non provassimo gioia non potremmo goderci la vita – come ben spiega un altro film Disney, Soul. Essa si può trovare nelle piccole cose, basta imparare a riconoscerla. In sua assenza, difficilmente riusciremmo a superare i momenti tristi e traumatici. Cadremmo infatti in un perenne stato depressivo. La rabbia ci serve per difenderci, affermarci ed esprimere dissenso. Va però utilizzata con moderazione.

La paura e il disgusto ci fanno evitare situazioni rischiose. Ci proteggono dal contatto con stimoli potenzialmente dannosi, portandoci a evitarli. Ogni volta che proviamo un’emozione, qualunque essa sia, il nostro corpo ci sta comunicando qualcosa di importante. Ecco perché dobbiamo riconoscerle, comprendere la loro funzione, accettarle e non reprimerle, se vogliamo vivere una vita serena. Attraverso il riconoscimento e la gestione delle emozioni acquisiamo una maggiore consapevolezza di noi stessi e ci predisponiamo alle relazioni con gli altri. Non basta. Le sensazioni sono importanti anche perché, ricorda Inside Out durante lo sviluppo della sua vicenda, creano i cosiddetti ricordi base. Questi sono fondamentali nella nostra crescita e nello sviluppo di una identità privata e personale. Ogni evento che ricordiamo chiaramente è associato a una forte emozione, positiva o negativa.

Nella vita di ognuno di noi vi sono momenti  in cui abbiamo provato gioia e felicità, ma anche esperienze che ci hanno spaventato o ferito. Tanto i primi quano le seconde sono destinati a diventare dei ricordi indelebili. Condizioneranno la nostra intera vita, anche se non ce ne renderemo mai conto. 

Inside Out e il rapporto tra emozioni, ricordi base e psicoterapia

La maggior parte dei ricordi di base risalgono ai primi anni di vita, ed è la ragione per cui hanno un forte potere su di noi. Sono quelli che utilizziamo come modello per il resto della nostra esistenza. Di fatto, ci insegnano come comportarci. È per questo motivo che, nelle sedute terapeutiche, si domandano spesso i primi ricordi di una persona, quelli più ancestrali. Parte del lavoro di un terapista consiste nell’analisi dei ricordi. Questi sono ricchissimi e tengono traccia delle emozioni provate per persone importanti nel nostro passato. Tali sensazioni, il più delle volte, sono negative, come rabbia e tristezza. È proprio l’influsso di questi stati d’animo che porta la persona a cercare un aiuto professionale. Le emozioni negative ci segnalano che abbiamo bisogno di guardarci dentro, capire cosa abbia scatenato quell’emozione, per quali motivi sia successo, e cosa eventualmente potremmo fare per ritrovare equilibrio interiore e serenità.

Leggi anche: “Linguistica computazionale: applicazioni in psicologia

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