Per i bambini che si trovano in fase di crescita, il gioco svolge un ruolo fondamentale per un adeguato sviluppo cognitivo, sociale, fisico ed emotivo. Secondo la Risoluzione 44/25 del 20 novembre 1989 della Convenzione Internazionale sui Diritti del Fanciullo emanata dall’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, il gioco viene infatti riconosciuto come diritto inviolabile e insindacabile di ogni bambino.
Attraverso il gioco i bambini possono comprendere appieno le loro capacità, confrontarle con quelle dei loro simili e fare esperienze divertenti e istruttive sempre nuove e diverse. In questo contesto, anche i genitori assumono un ruolo importantissimo: essendo i primi educatori dei loro figli, spetta ad essi il compito di suggerire i giochi da fare e valutare quali siano quelli più adatti durante i vari stadi di crescita.
Gioco e benessere mentale nei bambini: la correlazione
Il gioco è un’attività fondamentale per lo sviluppo cognitivo dei bambini poiché consente loro di esplorare il mondo che li circonda, sperimentare e apprendere in modo creativo e divertente. È proprio giocando che i piccoli hanno modo di acquisire conoscenze su vari aspetti della vita come le relazioni sociali, la risoluzione dei problemi, la coordinazione motoria, l’apprendimento linguistico e numerico e l’espressione artistica, meccanica e tecnica.
Allo stesso modo, nell’ambito della socialità, il gioco risulta utile per sperimentare la collaborazione, la negoziazione e la comunicazione, costruendo relazioni positive e durature con gli altri.
Oltre alle classiche emozioni positive di piacere e divertimento, durante il gioco vengono sperimentate di sovente anche emozioni più nuove e intense: cimentandosi in attività differenti e sempre più difficili, i bambini si trovano ad affrontare situazioni sconosciute e a superarle, acquisendo così anche maggiore autostima e vincendo al tempo stesso angosce, paure e timori.
Ecco, quindi, che il gioco si lega indissolubilmente al benessere mentale, diventando così un potente strumento di conoscenza e crescita per i piccoli.
Conoscere e capire le regole del gioco
Durante le varie fasi del gioco vengono apprese nuove regole, che possono a loro volta essere applicate anche alla vita di tutti i giorni. In questo modo i bambini arrivano a comprendere i propri limiti all’interno della società, cosa possono fare e non fare. I giochi di gruppo sono quelli più utili a questo scopo, in quanto insegnano ai piccoli a convivere in serenità gli uni con gli altri.
Giocare, quindi, può essere un’esperienza particolarmente educativa per lo sviluppo cognitivo e sociale dei bambini i quali, divertendosi con i loro coetanei, senza rendersene conto imparano mano mano a diventare grandi e a comportarsi adeguatamente nella società.
Gioco e sviluppo mentale: il pensiero di Vygotskij
Durante una conferenza del 1933 all’Istituto Pedagogico di Leningrado, lo psicologo e pedagogista sovietico Lev Semënovič Vygotskij si è interrogato sul ruolo del gioco nello sviluppo cognitivo e mentale dei bambini.
In particolare, Vygotskij si è soffermato sull’importanza del gioco simbolico come passaggio dall’atto impulsivo a quello volontario e dettato dalla volontà e dalla conoscenza di regole specifiche: «Rivolgiamo la nostra attenzione al ruolo del gioco e alla sua influenza sullo sviluppo del bambino. Io penso che essa sia enorme. Cercherò di delineare due idee fondamentali. Penso che il gioco con una situazione immaginaria sia qualcosa di essenzialmente nuovo, impossibile per un bambino al di sotto dei tre anni; si tratta di una nuova forma di comportamento nella quale il bambino si libera dalle pastoie situazionali attraverso la propria attività in una situazione immaginaria […] Nel gioco, le cose perdono la loro forza motivazionale. Il bambino vede una cosa ma agisce differentemente rispetto a ciò che si vede. In questo modo si arriva ad una situazione in cui il bambino comincia ad agire indipendentemente da ciò che vede».
Il gioco diventa così un tramite tra una dimensione totalmente infantile e impulsiva a una dimensione più vicina al reale, ma allo stesso tempo filtrata dall’immaginazione, dalla creatività e dall’esperienza (ancora limitata in età infantile): «Ecco quindi la natura transizionale del gioco – continua Vygotskij -, che ne fa un intermediario tra le costrizioni puramente situazionali della prima infanzia e il pensiero, il quale è del tutto svincolato dalle situazioni reali».
Il ruolo degli adulti nel gioco
Il compito di guidare il bambino alla scoperta del gioco, come già esposto in precedenza, tocca prima di tutto ai genitori, il cui ruolo è fondamentale per sperimentare il mondo in maniera corretta e graduale.
Uno sbaglio che spesso compiono i genitori è quello di circondare il bambino di tanti – e troppi – giochi differenti tra loro, sopra stimolandolo. Sarebbe meglio, invece, scegliere un gioco alla volta e soffermarsi su quello scoprendolo in tutti i suoi aspetti. È consigliabile, inoltre, condurre il bambino verso il gioco libero, piuttosto che verso un gioco veicolato come potrebbero essere i videogiochi, i computer e i tablet, che pure forniscono stimoli eccessivi abbattendo al tempo stesso la creatività.
Come espresso dall’educatrice e pedagogista Maria Montessori nel suo libro “Il segreto dell’infanzia“, «L’adulto di riferimento deve creare le condizioni ottimali per l’attività ludica, al fine di consentire al bambino di sperimentare e scoprire le sue competenze, di scaricare le sue tensioni e di esprimere le proprie emozioni. Con l’ambiente adatto il bambino potrà operare la “libera scelta” senza alcuna opposizione e intromissione dell’adulto».