Il reparto di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, finora presente a Firenze nella sede di Villa Ulivella, è stato di recente trasferito presso l’azienda ospedaliero-universitaria Meyer. La nuova location, più spaziosa e ospitale, è pronta ad accogliere bambini e adolescenti affetti da disturbi psichiatrici di varia natura.
Hanno presenziato all’inaugurazione Sara Funaro, assessore al welfare del Comune di Firenze, Simone Bezzini, assessore per il diritto alla salute della Regione Toscana, il monsignor Marco Viola, vicario episcopale per il servizio alla carità, Alessandro Benedetti, segretario generale della Fondazione Meyer, Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università degli Studi di Firenze e Martina Trevisan, tennista professionista e madrina dell’evento.
La mancanza di posti letto: un problema generalizzato
Alberto Zanobini, direttore generale del Meyer e presidente dell’AOPI (Associazione Ospedali Pediatrici Italiani) ha colto l’occasione per denunciare un grave problema che affligge tutta la penisola: la mancanza di posti letto di neuropsichiatria per infanti e adolescenti. Secondo Zanobini, mancherebbero almeno 150 posti su tutto il territorio italiano.
“Nel nostro paese – spiega il presidente – vi sono infatti troppo pochi posti letto dedicati alla neuropsichiatria infantile, quasi tutti nel Centro-Nord. La carenza di risorse ospedaliere minime per i disturbi neuropsichici dei ragazzi risulta ormai pesante, soprattutto alla luce dei dati post-pandemici. Occorre un’attenzione speciale delle istituzioni tutte per fronteggiare una delle più gravi crisi della nostra società: altrimenti si assiste sia al dramma delle famiglie lasciate sole che a ricoveri di ragazzi in reparti per adulti”.
Presso il nuovo reparto di Psichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Meyer, spiega la dott.ssa Tiziana Pisano, responsabile della struttura, “Ad accogliere i ragazzi ci saranno sei camere singole, mentre finora ne avevamo soltanto una. Inoltre potremo contare sulla separazione degli spazi dedicati al Day Hospital e quelli per la degenza che ci permetterà di trattare al meglio i pazienti che hanno percorsi di cura con diverse intensità”.